17 settembre 2010
Tags : Marcello Dell’Utri
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DELL’UTRI, MARCELLO"
2010
[Sul rapporto tra Apicella e Berlusconi]
Lui e Silvio, Silvio e Mariano. Sempre insieme, a volte, come in occasione della visita sarda di Putin, carezzati da Tony Renis, fino a quando le invidie dei nemici “Ma Dell’Utri si divertiva moltissimo”, non si addensarono sul duo, consigliando a Silvio I°, di diradare le esibizioni
Fonte: Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 9/9/2010
[Aldo Busi sul caso Mancuso-Mondadori]
[...] La simpatia: basta avere conosciuto di persona Carlo Feltrinelli, l’unico editore al mondo che si fa pagare il pranzo da uno scrittore, per trovare irresistibile anche Marcello Dell’Utri alla Direzione Libri, sezione Diari, ovviamente.
Fonte: Marco Cavalli, Oggi, 8/9/2010
[Il tentativo di Berlusconi di tenere la maggioranza in piedi]
[...] Non è un caso che Fini abbia rotto con il suo storico alleato soltanto venti giorni dopo la condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa di Dell’Utri, il polmone destro di Berlusconi;
Fonte: Miguel Gotor, Il Sole-24 Ore 5/8/2010;
[Intervista a Niky Vendola]
Cosa pensa della condanna a Marcello Dell’Utri?
«Dell’Utri è l’evoluzione del rapporto fra politica e mafia. Al pari di Ciancimino nella Prima Repubblica»
Fonte: Fiamma Tinelli, Oggi, n. 31, 4 agosto 2010, pag. 34
Massimo Ciancimino, ricordando di un "pizzino" inviato da Provenzano a suo padre dove si faceva riferimento "a un amico senatore e al nuovo Presidente per l’amnistia", ha confermato che i due erano Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro
Fonte: frammenti, scheda n°1384764 (2010) (Attilio Balzoni e Franco Viviano, Rep.it 13.1.10)
[Inchiesta P3, Verdini accusa Dell’Utri]
[...]La P3 perde i pezzi. Sono gli stessi adepti che si scaricano a vicenda.
Piegati dalla cella, terrorizzati dal rischio di nuove richieste di arresto, gli indagati vacillano. A cominciare da Denis Verdini che punta il dito contro Marcello Dell’Utri: "Non conoscevo né Lombardi, né Martino. Fu Dell’Utri a portarli a pranzo a casa mia. Con lui siamo amici da una vita, è una persona carismatica. Se lui viene con qualcuno che cosa dovrei fare? Non posso certo chiedere i documenti alle persone che lo accompagnano". Ma Verdini non si ferma qui: afferma che fu Dell’Utri, durante un incontro all’hotel Eden di Roma, a convincerlo di accettare Carboni come socio per la sua editrice in difficoltà (l’ingresso attraverso una “prima rata da 800 mila euro”). Lo scaricabarile è cominciato. E dire che erano due amici: entrambi vicini al Cavaliere. Ai vertici del Pdl come, secondo i magistrati, della P3.
Fonte: Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 29/7/2010;
[Nando Dalla Chiesa sul caso Fininvest]
[...]Re Mida [Silvio Berlusconi] esiste solo nelle leggende, ce lo siamo sempre chiesti qual era l’origine dei capitali Fininvest, mica abbiamo aspettato Giuffrida. È dagli anni ’80 che ci chiediamo da dove sono usciti i soldi». Dell’Utri dice che finalmente crolla il castello giudiziario di bugie. «Ma non è vero, ci sono altri canali, altre prove, non si può rimuovere la totalità partendo dal particolare, dal dettaglio
Fonte: frammenti, scheda n°1384718 (2010), Corriere della Sera 30/07/2007, pag.6 Alessandro Trocino
[La notizia che la Bompiani darà alla luce le agende di Mussolini acquistate da Marcello Dell’Utri provoca molte reazioni, in molti sostengono che si tratta di un falzo.]
I diari, sostenne Dell’Utri, provenivano da un partigiano presente al momento della cattura di Mussolini a Dongo [...] Le memorie mussoliniane inizieranno dal 1939 e arriveranno fino al 1942. A portarli all’attenzione dei lettori, conclusa la trattativa con Dell’Utri e con la Ede Copyright, detentrice dei diritti.
Fonte: Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 27/7/2010;
[Giancarlo Capaldo, Magistrato]. Mai si erano viste nella capitale tante inchieste scomode per il sistema politico e tutte dirette dalla stessa persona.
alle trame della nuova P2 di Verdini, Dell’Utri e Carboni al riciclaggio miliardario di Fastweb e Telecom Sparkle.
Fonte: frammenti, scheda n° 218092 (2010)
[Un massone rileva i segreti delle Logge]
«Berlusconi dice che sono solo dei «pensionati sfigati».
«Definire Marcello Dell’Utri, Denis Verdini, Flavio Carboni
e altri nomi molto importanti - tanti ancora da scoprire
- come "pensionati un po’ sfigati" è troppo anche per un barzellettiere come il Fratello [della massoneria] Silvio Berlusconi».
Fonte: Vanity, scheda n°217923 (2010)
Roma, 9 luglio 2010. L’imprenditore sardo Flavio Carboni è stato arrestato questa mattina dai carabinieri su ordine della magistratura romana nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti dell’eolico
[Quanto emerge dal provvediemento del gip]
[...] L’incontro con Verdini. Il 23 settembre dello scorso anno, a pochi giorni dal giudizio della Corte Costituzionale sul lodo Alfano, avvenne una riunione nell’abitazione romana di Verdini per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della Consulta. All’incontro erano invitato anche Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre a Martino e Lombardi.
Fonte: www.repubblica.it 9/7/2010
La moglie dell’europarlamentare di FI Marcello Dell’Utri dovra’ risarcire i magistrati della Procura di Palermo guidata all’epoca da Giancarlo Caselli per avere diffamato il pool in una intervista, rilasciata ad un quotidiano nel marzo del ’99, volta a difendere il marito nell’ambito di una indagine in corso alla Procura di Palermo. Lo ha stabilito la Quinta sezione penale della Cassazione.(Dagospia 20/7/2007)
Fonte: scheda n°216409 (2010)
[Il punto di vista dei giudici, calunniati da Dell’Utri]
Parte dal presupposto che era un processo come tutti gli altri, che giudicare Marcello Dell’Utri o un qualsiasi altro imputato, politico o non politico, non fa differenza. Che quando gli dicono che la Corte d’appello che presiedeva ha «assolto la politica» e in particolare Forza Italia, la cosa non gli interessa, perché «poi tutto sarà chiarito con la motivazione». Convinto, Claudio Dall’Acqua, 66 anni, presidente del collegio che qualche giorno fa ha inflitto sette anni al senatore del Pdl Dell’Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa e giudicato colpevole «per i fatti commessi fino al 1992», che il giudice non debba fare la storia né cercare di entrarci. Accetta di parlare «per la prima, unica e ultima volta».
Fonte: Riccardo Arena, La Stampa 4/7/2010, pagina 1
Bocciardo Mariella. Politico. «[...] prima moglie di Paolo Berlusconi, […] Per il matrimonio della prima figlia […] tanti invitati illustri, Fedele Confalonieri, Cesare Previti, Gianni Letta, Marcello Dell’Utri, Mario Cervi, Emilio Fede [...]».
Fonte: frammenti, scheda n°215686 (2010)
[Intervistato Corrado Carnevale, 80 anni, ex presidente della Cassazione]
La sentenza di Palermo stabilisce che il senatore Marcelle Dell’Utri concorse agli interessi di
Cosa nostra, per quanto esternamente, fino al 1992. Poi non più, dal momento che, a partire dal 1992, questo almeno ha sentenziato la corte, è diventato un irreprensibile cittadino.
«Cioè sarebbe usato dalla mafia».
Evidentemente.
«S’era proprio stufato».
Sembrerebbe.
«Come lo capisco. Vogliamo parlarne sul serio?».
Sì.
«E allora le rivelerò un segreto: non è così consueto che uno possa farsi un giro di valzer con Cosa nostra e poi piantare un simile partner in mezzo alla pista a svolazzare da solo come un cretino».
Fuor di metafora?
«In due modi si esce dalla mafia, e non ce ne sono altri: o morti o espulsi. L’espulso, in genere, poi viene anche ucciso».
Il senatore Dell’Utri pare vivo.
«Vuoi dire che sempre due sono le possibilità: o non ha mai fatto parte della mafia o ne fa ancora parte».
La seconda che ha detto è stata esclusa.
«In quel caso, la prima non è credibile».
Basta essere stato a disposizione
una volta per essere considerato a disposizione sempre».
[...]Riassumendo? [...]se uno, poi, ricopre un ruolo importante nella società civile, non è nell’interesse dell’organizzazione disfarsene. Quindi, se lo tiene».
Fonte: Andrea Marcenaro, Panorama 8/7/2010
[Le vicende giudiziarie di Renato Farina, (alias "agente Betulla") ]
La sentenza del tribunale d’appello di Palermo che limita la condanna per Marcello Dell’Utri a fatti accaduti prima del 1992, mette al sicuro anche me.
Il quotidiano di Padellaro [il Fatto] mi dedica infatti un bel riquadro colorato in grigio-azzurro, in una pagina dedicata a Cuffaro e Dell’Utri, accusati del medesimo delitto di ”concorso esterno”. Il titolo promette: ”Il ruolo di Betulla”. Avrei intermediato tra Dell’Utri e un pentito di mafia, in vista di una calunnia. Io lo sapevo da un po’. Ora racconto a te e ai tuoi lettori che cosa mi hanno causato alcune intercettazioni di un po’ di anni fa, forse sei-sette. Sintetizzo. il 2009. Sono convocato in Tribunale a Palermo, processo Dell’Utri. Non capisco il motivo. In aula apprendo. Avevo conosciuto un’avvocata di Bari, una signora molto gentile [...]Il pm mi fece domande del tipo: «Di che partito è deputato?». Risposi: «Se vuole le dico anche per chi ho votato nel segreto dell’urna». Mi citò delle telefonate di anni prima. Mi ricordavo? Era roba innocentissima. Tra le altre cose avevo detto di aver sentito una telefonata di Dell’Utri con la moglie del pentito, di affettuoso sostegno morale. Ero un intercettato intercettatore, un sentito dire al quadrato. Ma da qui è arrivato a dedurre che io avrei fatto da intermediario, torbidamente, per far giungere attraverso la Costa Azzurra dei denari al pentito calunniatore, tramite l’avvocato barese, nel frattempo condannata a sua volta per altri reati.
Avevo dimostrato perfettamente di non c’entrarci per nulla. Ma il procuratore mi ha accusato lo stesso. [...]Tutto questo è bastato per individuarmi come un losco anello di trattative tra Stato e mafia.
[...]Chiunque dubiti dell’innocenza di Dell’Utri, rifletta su questo fatto: se hanno provato a far passare me, che sono lombardo senza parentele sotto Monza, per complice di mandanti di strage mafiosa, con intercettazioni perfette, e conoscenze giudicate ambigue; figuriamoci cosa possono aver combinato con uno come Dell’Utri, che è arci-palermitano ed è stato presidente o allenatore del Bacigalupo Footbal Club, dove credo che persino i pulcini giochino con la coppola.
Fonte: Renato Farina Libero 30/6/2010
[Intervista a Vittorio Sgarbi]
[...] Siamo in balìa di magistrati che si inventano reati che non ci sono e che ti perseguono per questo. [...]Dell’Utri mafioso: ma allora perché vanno a cena da lui Umberto Eco e Oliviero Diliberto? Perché Dell’Utri non è Riina, non ha ammazzato nessuno, non si è macchiato di reati gravissimi. Eppure è stato condannato a sette anni in secondo grado.
Fonte: Luigi Bacialli, ItaliaOggi 1/7/2010
[ Il pentito Raffaele Spatuzza non avrà la protezione speciale. Il viminale respinge le richieste]
Il motivo ufficiale del no è che alcune dichiarazioni rese da Spatuzza, che coinvolgono il premier Silvio Berlusconi e il senatore Marcello Dell’Utri per i loro ipotizzati rapporti con i fratelli Graviano nel periodo delle stragi, sono arrivate fuori tempo massimo (cioè oltre i sei mesi previsti dalla legge entro i quali il pentito deve indicare tutti gli argomenti di cui intende parlare).
Fonte: Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 16/6/2010;
La commissione guidata dal sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano ha fatto riferimento al processo d’appello al senatore Dell’Utri (imputato di concorso in associazione mafiosa e condannato in primo grado a 9 anni di carcere). Prima di ascoltare la testimonianza di Spatuzza nella famosa udienza tenuta in trasferta a Torino, uno degli avvocati di Dell’Utri – Nino Mormino, già deputato d Forza Italia nelle scorse legislature – sostenne proprio l’inutilizzabilità delle tardive dichiarazioni del collaboratore. La Corte d’appello respinse quella tesi e accolse la testimonianza del neopentito. Che raccontò quanto, a suo dire, gli riferì il boss Giuseppe Graviano, e cioè che grazie a un accordo tra Berlusconi e Dell’Utri, loro, i mafiosi, «si erano messi il Paese nelle mani».
[...] La sentenza d’appello nel processo Dell’Utri è prevista per fine giugno e, a due settimane, arriva la «sconfessione» della commissione ministeriale. Che non incide sulla utilizzabilità delle dichiarazioni del collaboratore, ma getta un’ombra sulla loro genuinità. Nel procedimento a carico di Dell’Utri la deposizione di Spatuzza («Nel 1994 a Roma incontrai il boss Giuseppe Graviano. Mi fece i nomi di Silvio Berlusconi e Dell’Utri e aggiunse che grazie alla serietà di queste persone avevamo il Paese nelle mani») è un «di più», perché la condanna di primo grado arrivò quando l’ex mafioso di Brancaccio era ancora un soldato di Cosa nostra a pieno servizio, ma sulla sua deposizione il pubblico ministero ha molto insistito per chiedere un aggravamento della pena per l’imputato, a 11 anni di carcere.
Fonte: Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 16/6/2010;
[Le indagini di Veltroni sui grandi gialli della politica italiana. L’ex sindaco di Roma ha chiesto ai carabinieri accertamenti sul capitolo scomparso del libro «Petrolio» di Pasolini.]
[...] in qule capitolo sarebbero raccontate e chiarite le ragioni delle morti del presidente dell’Eni Enrico Mattei, del giornalista Mauro De Mauro, che indagò sulle ultime ore del Presidente dell’Eni in Sicilia ma anche dello stesso Pasolini é [...]. Il caso si è riaperto sempre a marzo quando il senatore del Pdl Marcello dell’Utri affermò di aver avuto tra le mani «Lampi su Eni», cioè proprio il capitolo che parte della famiglia Pasolini afferma mai essere stato scritto ( anche se c’e’ un rinvio interno nel testo pubblicato) mentre altri eredi ipotizzano che quei settanta fogli di carta velina siano stati rubati da casa dello scrittore dopo la sua uccisione.
Fonte: Paolo Zappitelli, Il Tempo 9/6/2010
Don Vito e il giudice.
Il processo d’appello per Dell’Utri arriva alla fase finale. E Massimo Ciancimino ricostruisce le frequentazioni di uno dei magistrati della corte con la sua famiglia.
Fonte: L’espresso, 6/5/2010
[Inchiesta sull’eolico in Sardegna, indagato Denis Verdini]
Tanto che qualcuno parla di ”nuova P2”. Uno dei personaggi più gettonati sembra essere Marcello Dell’Utri, in contatto sia con Carboni sia con Verdini, entrambi impegnati a risolvergli problemi economici e giudiziari non meglio precisati.
Fonte: Rita Di Giovacchino, il Fatto Quotidiano 6/5/2010;
[Giallo, inedito di Pasolini].
Annunciato il 2 marzo da Marcello Dell’Utri in una conferenza stampa, avrebbe dovuto essere esposto alla Mostra del Libro Antico di Milano il 12 marzo
[...] Dell’Utri si giustifica così: il clamore sorto attorno alla notizia ha "spaventato" chi gli aveva mostrato e promesso l’inedito. Anche le lettere di Salinger hanno suscitato clamore, ma nessuno si è tirato indietro per questo. C’è anche chi pensa che l’annuncio del senatore Dell’Utri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, fosse un avvertimento in codice, rivolto a non si sa chi.
[...] Ma torniamo all’inedito. Dell’Utri dice che è un capitolo trafugato di Petrolio, l’opera a cui Pasolini stava lavorando al momento della morte. Precisamente quello intitolato ’Lampi sull’Eni’, di cui nell’edizione in volume è rimasto solo il titolo e una pagina bianca. Come si poteva allora pensare che un simile scoop non avrebbe scatenato l’attenzione di tutti i giornali?
Fonte: Carla Benedetti, L’Espresso 31/3/2010
L’attrice Nicole Grimaudo, protagonista del film "Mine vaganti" di Ferzan Ozpetek, è uscita allo scoperto con Marco Dell’Utri, figlio del senatore Marcello Dell’Utri. Nel weekend si sono goduti una romantica passeggiata nelle viuzze del centro di Milano, scambiandosi baci appassionati.
Chi, n.12, 24/03/2010, p. 34
[Sul capitolo scomparso del romanzo Petrolio (Pasolini)]
Il senatore del Popolo della Libertà è molto vicino a Berlusconi, ed è processato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Il suo annuncio scatena perciò polemiche roventi, e non di ordine letterario. Gianni D’Elia, [...]«Quel capitolo, ritenuto un documento storico sulle stragi d’Italia, è stato rubato da casa di Pasolini. In termini giuridici è un corpo di reato. Se è vero, Dell’Utri deve dire come lo ha avuto, chi glielo ha dato, per quali fini». E il deputato pd (ex presidente Rai) Roberto Zaccaria fa uso di un certo sarcasmo: «Se questo tesoro ora è nelle mani del senatore Dell’Utri, è importante che l’opinione pubblica sappia anche come questo sia potuto accadere».
Secondo D’Elia Pasolini non sarebbe stato ucciso da un ragazzo di vita, ma da sicari prezzolati dai poteri, «occulti o no», in quanto oppositore corsaro, a conoscenza di verità scottanti. Il motivo dell’omicidio sarebbe stato proprio Petrolio. La tesi non è nuova.
[...]Il bibliofilo Dell’Utri sembra quasi giocare, da come ne annuncia il ritrovamento a come fa filtrare scarne anticipazioni, creando un’adeguata suspense su quello che definisce appunto il «giallo». [...]Si tratta di un dattiloscritto, molto più facile da imitare che, ad esempio, un testo manoscritto, come erano i presunti Diari di Mussolini. Proprio Dell’Utri li scoprì tre anni fa, ma si rivelarono quantomeno di dubbia origine. Il lavoro, agli esperti, non dovrebbe mancare.
Fonte: Mario Baudino, La Stampa 3/3/2010, pagina 1
«Sicuramente il Dell’Utri ha gestito i soldi che appartenevano sia a Stefano Bontade che a persone loro legate»
Fonte: Gian Marco Chiocci per il Giornale [15-01-2010] rilanciato da dagospia
[La presunta trattativa tra Stato e mafia]
Il particolare emerge dagli interrogatori del figlio di don Vito, Massimo Ciancimino, depositati dai pm[...]Massimo Ciancimino annuisce e a domanda del magistrato risponde: «Mio padre disse che Marcello Dell’Utri poteva essere l’unico che poteva gestire una situazione simile secondo lui, dice poi per quanto ne sono a conoscenza io, di altri cavalli vincenti che possono garantire rapporti». Una convinzione che sarebbe stata più di un’ipotesi per il teste: «tant’è - prosegue - che lui (don Vito n.d.r.) una volta pure tentò di agganciare Dell’Utri perchè voleva parlargli, poi non se ne fece più niente perchè Dell’Utri aveva paura di incontrare mio padre».
Fonte: Fonte: http://www.antimafiaduemila.com/content/view/23850/48/
Massimo Ciancimino torna in Procura e alla fine del suo interrogatorio (secretato), i magistrati sono sempre più dell’idea di far chiedere la sua audizione nel processo Dell’Utri.
[...]E con la garanzia di Marcello Dell’Utri. Don Vito, che scriveva di tutto, annotava e consegnava al figlio gli appunti dai quali avrebbe voluto ricavare un libro da realizzare a quattro mani proprio con Massimo, dal titolo «Perché?». Un modo per spiegare, sotto forma di dialogo tra padre e figlio, tanti misteri, fra cui ci sono soprattutto quelli della trattativa fra mafia e Stato, risalente al periodo delle stragi del ’92.
Fonte: Dagospia [15-01-2010 Riccardo Arena per La Stampa.it]
Ma l’eventualità che tra il senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri, e l’anziano uomo d’onore corleonese, per dieci anni alla guida di Cosa Nostra, vi fossero stati degli incontri a tu per tu era finora rimasta solo nel campo delle ipotesi. Chi adesso invece spariglia le carte e dà per sicuri quei summit, [...]è Massimo Ciancimino, il figlio di Vito, l’ex sindaco di Palermo protagonista [...]della presunta trattativa tra Stato e i clan siciliani dei primi anni Novanta.
Fonte: Peter Gomez, Il Fatto Quotidiano del 13 gennaio 2010
2009
Era il 26 novembre 2002 ed il tribunale che processava Dell’Utri si era spostato nella sede istituzionale di Palazzo Chigi per sentire il premier nella qualità di ’indagato di procedimento collegato’. E lui, dopo tanti rinvii per sopravvenuti impegni istituzionali, si è avvalso della facoltà di non rendere interrogatorio
Fonte: Lirio Abbate, L’Espresso, 22 dicembre 2009
[Cresce l’attenzione sui fratelli Graviano, cosa diranno nel processo d’appello su Marcello Dell’Utri]
[...]Un colloquio negli uffici della Edilnord, in via Foro Bonaparte, con i veri padrini della mafia palermitana: Stefano Bontate, Mimmo Teresi, Tanino Cinà e Francesco Di Carlo. Il Gotha della criminalità organizzata dell’epoca da quel momento entrava nella vita privata e professionale del futuro presidente del Consiglio. [...] A svelare quell’incontro è Di Carlo, oggi collaboratore di giustizia, il quale spiega che l’appuntamento venne organizzato da Dell’Utri e fu lui a riceverli: "Ci fece accomodare in una stanza e dopo circa 15 minuti arrivò questo signore che ci venne presentato come il dottore Berlusconi [...] Di quel gruppo Di Carlo è l’unico ancora in vita. Un testimone oculare, le cui dichiarazioni sono già state riscontrate e ritenute attendibili anche dai giudici che hanno condannato in primo grado Dell’Utri a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
[...]Dottore, lei da questo momento può smettere di preoccuparsi. Garantisco io", dice Bontate secondo Di Carlo: "Lei ha già al suo fianco Marcello Dell’Utri, e io le manderò qualcuno che le eviterà qualsiasi problema con quei siciliani". Berlusconi: "Non so come sdebitarmi, resto a sua disposizione per qualsiasi cosa". Bontate: "Anche noi siamo a sua disposizione. Se c’è un problema basta che ne parli con Dell’Utri".
[...] E sono Dell’Utri e Berlusconi a definirlo (Mangano) adesso come un eroe. Ufficialmente Mangano si è trovato a dirigere l’azienda agricola e la società ippica di cui Berlusconi era titolare. Ma in villa Mangano ricopre anche altri incarichi, molto più delicati. Per i coniugi Berlusconi avere in casa quell’uomo rappresenta una sicurezza.
[...]Secondo Di Carlo i rapporti fra Dell’Utri e Bontate si fanno più stretti. Il pentito riferisce ai pm di una cena nella villa di Palermo del capomafia alla quale sarebbe stato presente anche il braccio destro di Berlusconi
[...]che l’ex trafficante di droga napoletano Pietro Cozzolino, collaboratore di giustizia, racconta di 70 miliardi che Bontate avrebbe "affidato a Vittorio Mangano e a Marcello Dell’Utri". Ricorda Mutolo: "Mentre eravamo in carcere assieme, Mangano mi disse che alcune somme provenienti da Calò, Riina, Ugo Martello e Pippo Bono, erano state investite a Milano da parte di Dell’Utri".
[...]Dirà il pentito Gioacchino Pennino: "L’enorme patrimonio accumulato da Bontate e dal suo gruppo è ipotizzabile che sia rimasto nelle mani di chi lo aveva gestito e perciò, secondo quanto ho appreso dall’avvocato Gaetano Zarcone, nelle mani di Berlusconi e dei fratelli Dell’Utri".
[...]Berlusconi vuole scendere in politica e Dell’Utri mette in moto la macchina aziendale di Publitalia 80 per far nascere Forza Italia. Il Cavaliere sembra essere già pronto a fare i primi passi quando Cosa nostra, spinta da mandanti esterni, uccide Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta. Ai pm di Caltanissetta, titolari delle indagini sugli attentati del 1992, il pentito Salvatore Cancemi dichiara: "Con le stragi Cosa nostra doveva levare di sella Andreotti e Martelli. Dovevano metterci Berlusconi e Dell’Utri". E spiega: "Nel ’90-91 Riina mi disse di ordinare a Mangano di non occuparsi più di Berlusconi e Dell’Utri: li aveva lui nelle mani. Riina diceva: ’Queste persone le dobbiamo garantire, sono il nostro futuro’". Ai pm il pentito spiega che "Riina aveva il chiodo fisso dei pentiti, tentava di modificare la legge attraverso persone importanti, io sapevo che aveva contatti con Berlusconi e Dell’Utri"
[...] Gaspare Spatuzza rileva di aver incontrato Giuseppe Graviano, il boss stragista palermitano. In un faccia a faccia [...]gli avrebbe detto: "Abbiamo il Paese nelle mani. Abbiamo fatto un accordo con Berlusconi e con il nostro compaesano Dell’Utri.
Fonte: Lirio Abbate, L’Espresso, 16 dicembre 2009
Era il 26 novembre 2002 ed il tribunale che processava Dell’Utri si era spostato nella sede istituzionale di Palazzo Chigi per sentire il premier nella qualità di ’indagato di procedimento collegato’. E lui, dopo tanti rinvii per sopravvenuti impegni istituzionali, si è avvalso della facoltà di non rendere interrogatorio.
Fonte: Lirio Abbate, L’Espresso, 22 dicembre 2009
[Le indagini sul clan di Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore]
Per Marcello Dell’Utri è «un eroe», morto in carcere pur di non accusare ingiustamente lui e Berlusconi. Per i magistrati, invece, era un boss di Cosa nostra, trafficante di eroina già nel 1980 e mandante di omicidi anche nei primi anni ’90. Sembra una storia del passato, quella di Vittorio Mangano, il pregiudicato palermitano che a metà degli anni Settanta lavorò e abitò per lunghi mesi con la sua famiglia nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. Un vecchio affare di mafia che continua a contrapporre le verità comprovate da giudici come Giovanni Falcone e l’innocentismo di Berlusconi e Dell’Utri, che è tornato a definirlo «eroico» anche pochi giorni fa.
[...]Non si può mentire molte volte a molte persone e continuare a essere credibili. esattamente questo quanto avviene dall’udienza torinese di Spatuzza, «pentito della mafia e non pentito di mafia», come l’ha definito Marcello Dell’Utri.
Fonte: Piero Laporta, ItaliaOggi 9/12/2009
[Gli otto verbali del pentito a Firenze con i nomi di Berlusconi e dell’Utri.]
Ha impiegato quasi un anno, Gaspare Spatuzza, a fare il nome di Silvio Berlusconi collegandolo alle stragi di mafia del 1993, insieme a quello di Marcello Dell’Utri. Il primo verbale sottoscritto davanti ai pubblici ministeri di Firenze che hanno riaperto l’indagine su quegli attentati (agli Uffizi, le bombe di Roma e di Milano, il fallito attentato allo stadio Olimpico)[...]
è stato firmato dal pentito il 9 luglio 2008.
[...]E’ tutto scritto negli otto verbali trasmessi dalla Procura di Firenze a quella di Palermo e ora finiti agli atti del processo Dell’Utri, insieme a circa mille pagine di altri interrogatori, informative e relazioni sulle attività di riscontro alle dichiarazioni del pentito che ha fatto riaprire le inchieste sulle stragi di mafia
Fonte: Giovanni Bianconi, Corriere della sera 26/11/2009
Entrano nuovi atti nel processo di Palermo contro Marcello Dell’Utri. Arrivano da Firenze, dove l’inchiesta sulle autobomba di Roma, Firenze e Milano, è in pieno svolgimento e potrebbe portare presto a clamorosi sviluppi sul fronte dell’individuazione dei mandanti esterni a Cosa Nostra.
Ieri il procuratore generale di Palermo Nino Gatto ha messo i verbali a disposizione dei legali del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, imputato di concorso in associazione mafiosa e già condannato a nove anni in primo grado
elle carte, l’ex reggente del mandamento di Brancaccio fa continui riferimenti ai propri referenti, i capicosca Filippo e Giuseppe Graviano, come fonti delle proprie informazioni su quella che, senza mezzi termini, definisce una trattativa con Silvio Berlusconi e Dell’Utri, per avere una sorta di copertura politica sulle stragi ancora da compiere: dopo gli obiettivi già attaccati si doveva colpire ancora, dare quello che il boss definisce «il colpo di grazia»: il devastante attentato all’Olimpico di Roma, contro i carabinieri.
[...]Racconta a verbale Spatuzza: «Gli infedeli erano Berlusconi e Dell’Utri... Prima gli hanno fatto fare le stragi e poi si sono accreditati come coloro che avevano la possibilità di farli smettere...». E i boss, nel rivolgersi all’attuale premier e al suo delfino, trattarono attraverso intermediari, o direttamente? «No, non esiste - risponde Gaspare Spatuzza -. Conoscendo l’abilità e la personalità di questi soggetti, dei Graviano, non trattano con le mezze carte. Hanno sempre avuto nella vita i contatti diretti».
Con il premier e con il «paesano» (concittadino) Dell’Utri, «che potrei anche dire che è una cosa nostra», i contatti sarebbero stati diretti
Fonte: Riccardo Arena, La Stampa 21/11/2009
Il contatto politico Riina lo rivela a Natale. Mediata da Bernardo Provenzano attraverso Ciancimino, arriva la risposta al "papello", le cui richieste iniziali allo Stato erano apparse pretese impossibili anche allo zio Binu. Ora le dichiarazioni inedite di Brusca formano come un capitolo iniziale che viene chiuso dalle rivelazioni recenti del neo pentito Gaspare Spatuzza. Spatuzza indica ai pm di Firenze e Palermo il collegamento fra alcuni boss e Marcello dell’Utri (il senatore del Pdl, condannato in primo grado a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa), che si sarebbe fatto carico di creare una connessione con Forza Italia e con il suo amico Silvio Berlusconi
Fonte: Lirio Abbate, L’espresso, 29 ottobre 2009, pag. 34
[L’uomo del gas]
Per accordarsi con Gazprom serve un ”prete ”, uno che fa conoscere le persone e le porta al tavolo della trattativa
Il ”prete ” però Massimo Ciancimino lo aveva trovato davvero. La persona [...]si chiama Antonio Fallico, è un’amico d’infanzia di Marcello Dell’Utri e, a partire dalla metà degli anni ’80, è stato consulente della Fininvest in Unione sovietica.
Fonte: Marco Atella, Il Fatto 23/10/2009;
E dopo che Dell’Utri finisce sotto processo a Palermo per mafiosità. Racconterà Mangano ai giudici di Palermo: «Tra il ’73 e il ’74 Cinà (Gaetano) e Dell’Utri vennero a trovarmi a Palermo, mi proposero un lavoro ad Arcore dove un loro amico aveva acquistato una proprietà. Prima di trasferirmi con la mia famiglia andai negli uffici della Edilnord (l’impresa immobiliare di Berlusconi) al numero 24 di Foro Bonaparte e incontrai i signori Berlusconi e Dell’Utri».
Fonte: articoli di Claudia Fusani in "Il labirinto delle società", l’unità.it
La notizia è di pochi giorni fa: il direttore di Libero Vittorio Feltri ha presentato un’offerta per acquistare il Como. Insieme a lui, nella scalata al piccolo club della Lega Pro, anche il segretario nazionale del Movimento per l’Italia Daniela Santanchè e il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri.
Fonte: Marco Sarti, Il Riformista 25/07/2009
La «lettera del mistero» - proveniente da Bernardo Provenzano, indirizzata a Marcello Dell’Utri e destinata a Silvio Berlusconi - conteneva una minaccia all’attuale presidente del Consiglio sventata da Vito Ciancimino. Uno dei figli del premier doveva essere ucciso, per ricordare «certi vantaggi avuti» dal padre «irriconoscente», ma l’ex sindaco mafioso di Palermo morto a fine 2002 intervenne per fermare l’attentato.
[...]il figlio dell’ex sindaco[Ciancimino]. Il quale ha rivelato di essere stato il «postino» di almeno altre due lettere provenienti da Provenzano. Una, sempre diretta a Dell’Utri, consegnata «subito dopo» che Riina aveva fatto recapitare il papello con le richieste allo Stato per far cessare le stragi di mafia;
Fonte: Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera, rilanciato da dagospia 12/07/09
[La nascita di Forza Italia]
Quindici anni dopo, ancora un 27 marzo, quell’avventura visionaria diventa il Pdl, e con molti ricordi, processi, condanne, soddisfazioni e delusioni alle spalle, Marcello Dell’Utri racconta quegli inizi col tono di chi «da questa storia ha ricevuto, nonostante tutto, molto: perché ci ho perso in salute e tranquillità famigliare, ma ho contribuito a creare qualcosa dal valore inestimabile».
[...] Cominciò quando Martinazzoli e Segni dissero no alla richiesta del Cavaliere di fare fronte moderato contro la sinistra: «"Marcello – mi disse – non c’è altra soluzione: dobbiamo fare un partito noi". "Come un partito?" "Lo fanno tutti, lo faremo anche noi..."». Era determinato, il Cavaliere, a Dell’Utri che guidava Publitalia «e a 27 ragazzi del gruppo, tra loro Miccichè, Ghigo, Galan, Tortoli » affidò il compito di selezionare i candidati e «non li voleva politici di professione, tutte facce nuove dovevano essere», facce che interpellate cadevano dalle nuvole: «"Ma candidarsi a cosa?", perché noi non sapevamo ancora come si sarebbe chiamato il partito, e perché Berlusconi in pubblico negava tutto"». «Avevamo tanti contro: in azienda erano terrorizzati, imprenditori che contattavamo ci scongiuravano: "Fallirete voi e pagheremo un prezzo pure noi"».
Fonte: Paola di Caro, Corriere della Sera 26/3/2009
2008
Altro che partito di plastica – commenta il coordinatore Denis Verdini – siamo magnifiche farfalle che volano verso il futuro». «Forza Italia esisterà sempre» pronostica Marcello Dell’Utri.
Fonte: Alessandro Trocino, Corriere della Sera 22/11/2008
[Designazione della città di Milano come sede dell’Expo mondiale nel 2015]
Ma, inaspettatamente, appena la settimana prima, era stato Angelo Crespi, direttore de Il Domenicale , settimanale di cultura promosso e sponsorizzato da Marcello Dell’Utri, a lanciare una severa critica [...]alle scelte progettuali ed espressive utilizzate dalle "archi-star" internazionali Libeskind, Hadid e Isozaki nel progetto Citylife di riconfigurazione dell’area del vecchio recinto fieristico urbano in dismissione.
Fonte: Sergio Brenna, Liberazione 4 aprile 2008
Milano sta per aprirsi (venerdì al Palazzo della Permanente) la «Mostra del libro antico» voluta da Marcello dell’Utri - accanito bibliofilo - e organizzata da Publitalia e dalla Fondazione Biblioteca di via Senato: una vetrina internazionale con pezzi rarissimi, molto belli, e prezzi a volta da capogiro.
[...]Marcello Dell’Utri è l’anima della Mostra milanese sul libro antico. Frase celebre (riportata da Sabelli Fioretti), in risposta a una provocazione di Diliberto: «Una volta ha detto a Cossiga, che me l’ha riferito: ”Quando ho visto i libri di Dell’Utri a Milano ho provato l’odio sociale”»
Fonte: La Stampa 9 marzo 2008, Mario Baudino
2007
[La battaglia di circoli dentro e fuori Forza Italia.]
Alla crescita inarrestabile dell’associazione di Michela Vittoria Brambilla, che punta a divenire il nucleo del nascente Pdl, rispondono i Circoli del Buon Governo di Marcello Dell’Utri.
[...]Ogni giorno, secondo i dati dello staff della Brambilla, nascono nuovi circoli che si aggiungono agli oltre 5mila che già costituiscono la rete italiana. In base allo statuto dell’associazione ogni circolo deve esser composto da dieci soci fondatori. Le adesioni, quindi, raggiungono almeno la soglia dei 50mila militanti.
Ma dal 2007 è iniziata la rincorsa di Dell’Utri. A partire dal 1999, anno di fondazione dell’associazione culturale del senatore di Fi, lo sviluppo dei circoli è stato regolare e costante, fino a toccare, in occasione del convegno di Montecatini dello scorso anno, il numero di 1.500. Negli ultimi otto mesi, e in coincidenza con il boom della "rivale" Brambilla, l’associazione dell’esponente forzista cambia pelle. Si semplificano le procedure per l’apertura delle sedi e si creano i "costitution day" regionali, nei quali è possibile fondare in un solo giorno anche 200 circoli. Come, ad esempio, è accaduto a Milano, dove lo scorso 6 maggio sono state istituite ben 130 nuove sedi. In pochi mesi, è stata raggiunta la quota di 3.300 circoli, di cui 1.800 nuove aperture.
[...]La creatura di Dell’Utri è cambiata in maniera radicale, nome incluso: "Associazione nazionale Circoli del Buon Governo". All’interno di essa rientrano adesso tanto i Circoli giovani nati nel 2002, e fortemente sviluppati tra le nuove leve del partito, quanto i Circoli (senior), i primi ad essere costituiti otto anni fa. Alla crescita delle sedi è corrisposta quella degli iscritti, ormai prossimi ai 35mila. Si tratta per lo più - a detta di Angelantoni - di giovani trentenni. Anche per questo, la politica dell’associazione è stata quella di mantenere basse le quote annuali di partecipazione, che oscillano tra i 20 e i 60 euro.
Fonte: Il Sole 24 Ore 22/08/2007, pag.14 Francesco Nariello, Salvatore Patriarca
Marcello Dell’Utri: «Veltroni è un politico abile e un grande comunicatore. La sua
Unità non era fanatica come questa. E poi non si è mai vestito da comunista».
Fonte: Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 23/6/2007
Gira voce che Romano Mussolini, prima di morire nel febbraio 2006, abbia visto le agende oggi lanciate dal senatore Dell’Utri. Ne sa qualcosa?
"Credo che Romano le abbia viste. Di certo non le ha volute legittimare. Diciamo così: è stato assolutamente non certo della loro autenticità".
Eppure la nipote di Mussolini, Alessandra, dice che ci vede il ritratto del nonno.
"Mi sembra un po’ coraggioso, da parte sua, sostenere che lì dentro c’è quello che diceva il Duce...".
Fatto sta che Dell’Utri è abbastanza fiero, della sua scoperta....
"Stimo moltissimo Dell’Utri. un amico di grande qualità. Magari stavolta rischia di essere un po’ imprudente".[Afferma Alessandra Mussolini]
Fonte: frammenti, scheda n°132100 (2007)
Mussolini Marcello Dell’Utri, uomo chiave dello staff di Berlusconi, sostiene di aver ricevuto da un notaio di Bellinzona cinque agende contenenti il diario scritto da Mussolini fra il 1935 e il 1939. «L’ho letto e mi sono commosso» ha detto. Non sono i primi diari di Mussolini ritrovati. I precedenti erano tutti falsi. Il dibattito infuria.
Fonte: frammenti, scheda n°132044 (2007)
La storia delle agende che tentarono Indro. Libero 13 febbraio 2007. Sono autentici i mussoliniani Diari 1935-1939 che il senatore Marcello Dell’Utri ha dichiarato d’aver ricevuto, attraverso la Svizzera, dal figlio di uno dei partigiani che arrestò il Duce a Dongo? Probabilmente sì. Si tratterebbe di un documento d’eccezione, da tradurre e pubblicare in ogni parte del mondo. La genuinità di quelli pervenuti a Dell’Utri sembrerebbe attestata non soltanto da alcuni contenuti da lui anticipati alla stampa, e dalla grafia all’apparenza valutata come quella del nonno da parte di Alessandra Mussolini.
Fonte: Libero 13/02/2007, pagg.33 Marcello Staglieno
[La moglie di ] Corso Bovio, che lunedì pomeriggio s’è ucciso a Milano sparandosi in bocca con una 357 Magnum: ieri ha detto al Tg1 - senza farsi riprendere dalle telecamere - che è assurdo pensare che il marito si sia sparato per qualche fatto legato ai processi che seguiva. [...] L’Avvocato aveva clienti importantissimi. Impregilo, Ricucci, Dell’Utri, Sirchia.
Fonte: Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport ( 11/07/2007)
2007
Giovanni Brusca, nel libro Ho ucciso Giovanni Falcone, ha rivelato i dettagli di un assassinio che la mafia progettava sin dal 1982. Caltanissetta, poi, ha inquisito Berlusconi e Dell’Utri quali «mandanti esterni» della strage.
Fonte: Il Giornale 18/05/2007, Filippo Facci
[Le norme sul conflitto d’interessi]
Ne è convinto anche un altro senatore azzurro di peso, Marcello Dell’Utri, che non ama certo i giri di parole: «Un testo che sembra fatto apposta per dedicare la politica solo agli sfigati, ai proletari, ai nullatenenti; sottraendola invece a tutti coloro che nella vita hanno costruito qualcosa attraverso l’impresa». Se sia l’inizio di un’offensiva nuova del partito del Cavaliere, che allarghi gli argomenti sinora sposati per criticare il disegno di legge è presto per dirlo. Certamente resta la convinzione che una volta al Senato l’andamento del provvedimento subirà un rallentamento, se non uno stop. E insieme a questa c’è comunque una consolazione, che può apparire bizzarra, suggestione da fantapolitica, ma che rientra a pieno titolo nei ragionamenti degli esponenti azzurri. Il testo esclude le cariche di governo, ma non il Quirinale, per chi ha un conflitto di interessi: «E come si dice a Palermo – prosegue Dell’Utri ridendo – non si sa mai, chissà, oggi-domani un concorso....».
Fonte: Corriere della Sera 12/05/2007, pag.9 M. Gal.
Nel 2002 è stato ancora Silvio [Berlsuconi], [...]a piazzarlo [Fabrizio Del Noce] alla direzione di RaiUno: in quel momento Del Noce, trombato alle elezioni del 1996, era solo il conduttore di ’Linea Verde’, dove si era fatto notare soprattutto per l’abbigliamento campagnolo. Il giorno dopo la nomina, per festeggiare, andò a mangiare con due compagnoni, ex colleghi parlamentari: Cesare Previti e Marcello Dell’Utri.
Fonte: L’Espresso 15/03/2007, pag.88 Marco Damilano
[I diari di Mussolini]
Nella scorsa estate sono stato chiamato a Bellinzona da un notaio, e lì ho visto i cinque diari di Mussolini», racconta Dell’Utri. «Si tratta di cinque agende giornaliere, annotate quotidianamente, che vanno dal 1935 al 1939. Sono le agende della Croce Rossa dell’epoca. Le ho sfogliate e lette per qualche ora, e ho provato una grandissima commozione».
Dell’Utri ricostruisce la storia di questi diari. «Erano conservati in casa di una persona da poco deceduta. Era un partigiano che arrestò Mussolini e si impossessò di parte del materiale che il duce portava con sé. Un personaggio conosciuto, e non faccio il nome», continua. «Le agende erano nella valigia. Forse ce n’erano anche altre, che sono sparite. Queste sono in Svizzera da un notaio perché i due figli di chi le possedeva abitano qui, e credo che lo stesso possessore divenne cittadino svizzero alcuni anni dopo il 1945».
Dell’Utri non ha dubbi sull’autenticità. «Sono in ottimo stato di conservazione. C’è una perizia che attesta la loro autenticità. La grafia di Mussolini, inoltre, è chiara e riconoscibile, anche se nei diari è un po’ frettolosa. Gli appunti sono quotidiani sino al dicembre del ’39, alla vigilia dell’invasione tedesca della Polonia. Ora – prosegue – ci sono alcuni problemi con gli eredi, ma presto questi diari saranno ceduti e pubblicati. Il notaio è in contatto sia con case editrici di lingua tedesca che con una italiana».
Frammenti: scheda n°131690 (2007)
2006
Marcello Lippi parteciperà, a fine novembre, alla quarta edizione del Convegno Nazionale dei giovani vicini a Forza Italia a Montecatini Terme, "come uomo di sport. L’anno scorso venne Fabio Capello e stavolta tocca a lui", spiega Marcello Dell’Utri, organizzatore dell’evento.
[...]Ci andrà anche se non è amico di Dell’Utri.
Fonte: Fabrizio Roncone, Corriere della Sera, 19/11/2006, pagina 15
Gad Lerner è il coraggioso che dopo una condanna a Marcello Dell’Utri (solo dopo) scrisse che «da lui non comprerei un’auto usata»
Fonte: Filippo Facci, il Giornale 28/9/2006
Cosimo Cirfeta, 40 anni, boss pentito della Sacra Corona Unita, carcerato nel penitenziario di Busto Arsizio. Alla fine degli anni Novanta, testimone al processo di Palermo, aveva detto che alcuni pentiti s’erano messi d’accordo per accusare Dell’Utri di rapporti con la mafia. Con la sentenza che ha condannato Dell’Utri, Cirfeta fu accusato di calunnia nei confronti dei collaboratori di giustizia. Venerdì 17 marzo, dopo l’ora d’aria passata nel cortile, rientrò in cella chiedendo il fornellino a gas per prepararsi il caffè. Poco dopo lo trovarono sdraiato a terra morto, accanto alla bomboletta del gas. I più pensano che Cirfeta si sia suicidato, "la Repubblica" ricorda che i detenuti si drogano sniffando gas, Dell’Utri è convinto che l’abbiano ammazzato.
Fonte: frammenti , scheda n°1197114 (2006)
Suicidio Cosimo Cirfeta, il detenuto che sosteneva di aver assistito alla riunione in cui un gruppo di collaboratori di giustizia costruiva le false testimonianze per incastrare Dell’Utri, si è suicidato in carcere. Il suo avvocato Alfredo Biondi dice che la sua testimonianza a favore di Dell’Utri, rimbeccata dalle querele dei presunti pentiti, gli sono costate continui trasferimenti da un carcere all’altro e l’impossibilità di assistere, e persino accompagnare alla tomba, il figlio morto di Aids
Fonte: frammenti, scheda n °119859 (2006)
2004
Ai tempi in cui faceva il presidente dell’Edilnord (fondata nel 1963), Berlusconi si mise in testa di comprare un certo Radice di ruolo fantasista. Racconta Marcello Dell’Utri, che era l’allenatore della squadra: "Una sera mi venne a prendere e mi disse: ”Portami dai genitori di quel ragazzo”. Ci andammo. Lui fece e fece finché non convinse il padre a firmare per il figlio il cartellino dell´Edilnord. Gli imbottì la testa di parole. Sa a chi lo portammo via?". Al Milan? "Al Milan, bravo"
Fonte: Dario Cresto-Dina, La Repubblica 24/2/2004;
«Durante il processo, Dell’Utri leggeva i classici della letteratura. Era rapito dagli ossa di seppie» (l’avvocato Enzo Trantino).
Fonte: Marco Travaglio, l’Unità 17/12/2004, pag. 3.
2002
«Marcello Dell’Utri, l’unico ad avere una camera da letto in via del Plebiscito, a casa di Berlusconi» (Concita De Gregorio).
Fonte: Concita De Gregorio, "la Repubblica", 2/7/2002 pagina 3.
Manie alimentari di alcuni politici: per arrivare in forma al matrimonio della figlia di Josè Aznar, Silvio Berlusconi digiunerà una settimana insieme a Confalonieri, Dell’Utri, Letta e Fede sotto la guida del professor Umberto Scapagnini, sindaco di Catania, dietologo (pare abbia studiato l’alimentazione di certi anziani tibetani che sopravvivono fino a 140-150 anni
Fonte: Maria Latella "Corriere della Sera" 7/8/2002 pagina 9.
Stando alle ultime dichiarazione dei redditi, il parlamentare più ricco di Italia è Gianni Agnelli (13.666.171 euro), seguito da Silvio Berlusconi (8.633.739 euro) e Giulio Tremonti (5.057.339 euro). Al quinto posto, Marcello Dell’Utri (1.454.17 euro)
Fonte: Monica Guerzoni sul Corriere della Sera del 12/3/2002 a pagina 8.
2001
Il parlamentare più ricco di Italia è Silvio Berlusconi, con un reddito imponibile di 16 miliardi e 260 milioni, seguono Giovanni Agnelli (11 miliardi e 398 milioni), Giulio Tremonti (7,6 miliardi), Marcello Dell’Utri (3,8 miliardi) e Vittorio Cecchi Gori (2,59 miliardi)
Fonte: frammenti, scheda n°449903 (2001)
Elogi a Marcello Dell’Utri: « una bravissima persona, onesta, di profonda cultura. Non credo sia un mafioso»[...] E saette contro i giudici: «Prendono decisioni su teoremi e non su prove. La magistratura il vero potere forte costituzionale». (Licio Gelli)
Fonte: Marco Gasperetti, Corriere della Sera 1/11/2001
Quattro certificati azionari della «Bresciano S.p.A.», del valore di circa quattordici miliardi di lire, sotto sequestro giudiziario presso la Seconda Corte d’Appello del Tribunale di Milano, sono stati rubati. [...] I certificati erano contenuti nel faldone degli atti processuali dell’inchiesta sul fallimento (nel 1979) della società di costruzioni che vede inquisiti Filippo Alberto Rapisarda e Marcello Dell’Utri.
Fonte: Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera del 14/2/2001 a pagina 19
1999
La base della Lega, che io ho incontrato in questi giorni, è convinta che Dell’Utri debba andare in galera" (Roberto Maroni sulla ”Stampa” di mercoledì 24 marzo)
Fonte: frammenti, scheda n° 59232 (1999)
"L’unica cosa per cui vale la pena di angosciarsi è la salute" (Marcello Dell’Utri sulla ”Repubblica” di sabato 10 aprile).
Fonte: frammenti, scheda n° 59099 (1999)
Fra tre ore o fra tre mesi il presidente agirà per il bene del Paese che, ovviamente, coinciderà con il suo" (Marcello Dell’Utri sulla ”Stampa” di venerdì 14 maggio)
Fonte: frammenti, scheda n°59030 (1999)
In Italia le accuse di Mafia si appioppano al primo che passa. Basta essere nati in Sicilia o essere stati da quelle parti" (Marcello Dell’Utri sul ”Corriere della Sera” di venerdì 10 settembre).
Fonte: frammenti, scheda n°58466 (1999)