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 2010  settembre 17 Venerdì calendario

LA FINTA AUTOPSIA SU EDOARDO AGNELLI


«Adesso si mettono a confutare anche le poche cose sicure. E tra queste ce n’é una che nessuno può e potrà mai contestare: l’autopsia sul corpo di Edoardo Agnelli non venne eseguita. Misteriosamente, incredibilmente, assurdamente. Ci fu solo un sommario esame medico esterno, durato poco più diun’ora. Ed è seguito da un medico che venne chiamato dal Procuratore della Repubblica nonostante in servizio quella tragica mattina ci fosse un altro medico legale». E, altrettanto inspiegabilmente, da parte di qualcuno c’era molta fretta per avere il nulla osta per la sepoltura in modo da poter portare via al più presto il cadavere. Fonti vicine alla famiglia – “quella vera di Edoardo e di Gianni Agnelli, e non quelle che si sono “infilate” in questa storia senza averne alcun titolo e che sono state intervistate dalla Rai”che sembra aver volutamente trascurato e ignorato chi sa e chi potrebbe parlare – rispondo -no con indignazione a una nota dell’Ansa diffusa nel pomeriggio di ieri. Nel dispaccio, che cita anonime «fonti investigative» - che qualcuno fa risalire a chi quel giorno coordinava e guidava le prime indagini «soprattutto dall’esterno e che in seguito ha fatto una sfolgorante carriera…» - si affermano tre cose: l’autopsia venne effettuata, lo fu «per espressa volontà dell’Avvocato Agnelli», durò «oltre tre ore», fu un’autopsia accurata «proprio in considerazione del fatto che nulla doveva essere tra-scurato», all’esame autoptico era presente il Procuratore della Repubblica di Mondovì.
È difficile trovare una serie di false affermazioni come in quelle poche righe. Tutto è facilmente confutabile. Vediamo, attraverso gli atti come andarono veramente le cose.
NIENTE AUTOPSIA
Il 23 novembre 2000, otto giorni dopo la morte di Edoardo, il dottor Mario Ellena, genovese che oggi ha 53 anni, medico presso la ASL17 di Savigliano (Cuneo), viene convocato dal Procuratore Bausone per essere interrogato. Si li-mita a presentare una breve memoria “a integrazione del verbale dell’esame esterno del cadavere di Edoardo Agnelli”. Nel verbale dunque si parla di “esame esterno” e non di autopsia. Il medico nella sua breve memoria, scrive di aver effettuato un primo sopralluogo a Fossano sotto il viadotto della morte «alle ore 14,30 circa». «Terminati gli accertamenti sul posto, disponevo il trasferimento della salma presso l’obitorio comunale di Fossano al fine di effet-tuare l’esame esterno del cadavere, conclusosi alle 16,30». La memoria è composta di appena 17 righe: solo tre dedicate alle cause della morte, altre quattro il medico le dedica a spiegare che cosa avrebbe “visto” dentro il corpo di Edoardo se avesse eseguito l’autopsia: «L’eventuale esame autoptico avrebbe sicuramente evidenziato lesioni viscerali solo ipotizzabili dall’esame esterno, ma non avrebbe apportato nessun ulteriore elemento circa l’indivi duazione della causa di morteche, come già verbalizzato, è da ricondurre ad un grave trauma craniofacciale e toracico in grande precipitato». Quindi in due precise circostanze, di suo pugno, sotto giuramento e in una memoria scritta il Dr. Ellena afferma di avere seguito un semplice “esame esterno”. Non gli importavano altre analisi, altre prove, il prelievo di campioni, l’accertamento di eventuali sostanze nel sangue.
UN’ORA INVECE DI TRE
Il sorprendente dispaccio dell’Ansa parla, addirittura nel titolo, di un’autopsia durata “oltre tre ore”. Non è vero. Lo stesso Dr.Ellena in un altro documento, stilato il 15 novembre (giorno della morte di Edoardo) - documento che fa parte del fascicolo della ASL17 - firma l’“esito della visita necroscopica eseguita sul cadavere appartenuto in vita a Agnelli Edoardo”. Il medico scrive che «l’esame esterno del corpo di Edoardo è cominciato alle 15,15 nella camera mortuaria del cimitero. La morte si ritiene risalga alle ore 11,00 e fu conseguenza di trauma cranio-facciale e toracico da grande precipitazione». Dun-que alle 14,30 il dr. Ellena ha compiuto il primo sopralluogo sotto il viadotto, poi è andato alla cameramortuaria, alle 15,15 ha cominciato l’esame esterno del cadavere, alle 16,30 – come ha scritto otto giorni dopo nella memoria consegnata in Procura - afferma di aver terminato. Ha impiegato solo un’ora e un quarto. E non “oltre tre ore”. È davvero portentoso come il dr. Ellena sia riuscito nel breve lasso di tempo fra le 14,30 e le15,15 a esaminare il corpo sotto il viadotto, stilare un primo referto, parlare con gli inquirenti, dare ordine di trasferire il cadavere alla“morgue”, salire in auto, arrivare nella camera mortuaria cominciare l’esame necroscopico. Tutto è possibile ma tra il luogo della morte e il cimitero di Fossano ci vogliono almeno venti minuti di auto e i necrofori delle pompe funebri locali hanno certo corso non poco per raccogliere il cadavere con tutte le cautele del caso, caricarlo sul furgone, trasportarlo senza troppe scosse (vista la strada di campagna), scaricarlo al cimitero, portarlo nella camera mortuaria, stenderlo sul marmo e spogliarlo. Il tutto in tre quarti d’ora dal via dotto alla morgue. Il dr. Ellena non chiarisce un altro mistero. Nel primo esame del cadavere, stilato dal medico del 118, l’altezza di Edoardo è indicata in 1,75 metri (anziché 1,90) e il peso in 80 kg (anziché 120). Ellena conferma anche in un’altra sede che non fu eseguita l’autopsia. Nell’intervista a Giuseppe Puppo, autore del libro “Ottanta metri dimistero” (Koinè Edizioni, feb-braio 2009), il medico racconta che venne chiamato molto tardi («dopo l’ora di pranzo», mentre Edoardo era stato trovato prima delle undici), e arrivò sul posto verso le 15, anche se nel referto aveva scritto alle 14,30. «Gli inquirenti della Polizia mi dissero che per loro non c’erano problemi, era tutto chiaro».
LE STRANEZZE
Insomma tutti erano convinti del suicidio e non si presero in considerazione altre ipotesi. «Ilcorpo era apparentemente intatto, a parte una ferita alla nuca». Ed è strano per un corpo di circa 120 kg dopo un volo di 80 metri. Ilmedico aggiunge di aver notato una sola “stranezza”: «Fu data l’autorizzazione alla sepoltura immediatamente». Ma l’autopsia vennee seguita o no? «Questo lo deve chiedere al Magistrato. Il mio compito era quello di eseguire un esame esterno sul cadavere e di fornire, se possibile, una diagnosidi morte». Già, ma lei avrebbe potuto consigliare l’autopsia: perché non lo fece? «Perché gli inquirenti mi sembrarono concordi e sicuris ul suicidio e perché io non trovai proprio niente di strano, o di contrario». Il giornalista sottolinea che Edoardo era alto 1,90 ma sul referto c’era scritto 1,75 e quindi il cadavere non è stato neanche misurato: «Beh, mi sembra ininfluente. È più che probabile che si sia trattato di una stima ad occhio… È possibile che mi sia sbagliato… Ma non c’entra niente con tutto il resto, che è invece importante». Dal libro di Puppo emerge un altro particolare. Il medico legale in servizio quella mattina era Carlo Boscardini, 48 anni, specialista in medicina legale, psichiatra forense, dottore in giurisprudenza. «Io non ho eseguito nessun esame e non ho visto il cadavere di Edoardo Agnelli - dice il medico -. Ero in servizio, il medico di turno viene chiamato dal magi-strato, il quale, ne può chiamare anche un altro di sua fiducia. Ero a Fossano, impegnato in colloqui sociosanitari per delle adozioni.Seppi l’accaduto da alcune telefonate, all’ora di pranzo e in cuor mio mi preparai ad essere convocato. Invece nessuno mi chiamò».E il dottor Ellena? «Era il mio superiore gerarchico all’ASL di Savigliano. Fu lui a firmare il certificato di morte, l’esame medico legale. Avendo evidentemente saputo prima di me dell’accaduto, si precipitò sul posto e furono affidate a lui le incombenze professionali. Io ho intravisto quel certificato di morte. Qualche giorno dopo il dottor Ellena venne da me e mi sventolò i fogli che avevapreparato, chiedendomi se potevo darci un’occhiata. Mi rifiutai di farlo, dal momento che non ritenevo opportuno correggere o modificare la relazione di un’ispezione cada-verica mai eseguita”. Ma perché non fu eseguita l’autopsia? “Perché si trattava di Edoardo Agnelli. Lo chieda al magistrato…». È l’unico che può deciderla. «In casi simili viene quasi sempre decisa, magari anche per una semplice precauzione, come a coprirsi le spalle, da parte del magistrato. Ricordo un caso in cui trovammo un suicida con la pistola in mano, dopo che si era sparato un colpo in bocca e il magistrato decise lo stesso che doveva essere eseguita l’autopsia…. Il medico legale non può decidere l’autopsia, al massimo può suggerirla, altrimenti si deve attenere a quanto il magistrato dispone». Edoardo stringeva tra le mani della terra: è possibile dopo un simile volo che ci siano ancora funzioni vitali tali da muovere le dita? «Lo escludo nella maniera più assoluta. Quel luogo, fangoso, può al massimo attutire i segni evidenti dell’impatto, ma dopo un impatto da una simile altezza la morte è immediata». Il corpo di Edoardo aveva anche i mocassini ancora ai piedi? È possibile? «È piuttosto raro. Un paio di volte ho esaminato cadaveri di persone precipitate in montagna, ebbene le abbiamo ritrovate senza scarponi nei piedi». Il procuratore Bausone, che ha77 anni ed è in pensione dal giugno 2008, ha sempre respinto ogni richiesta dei giornalisti di esami-nare il fascicolo sulla morte d iEdoardo. In una lettera scrive che «gli atti non possono essere pubblicati» poiché ancor oggi coperti dal segreto istruttorio. Noi abbiamo esaminato il fascicolo e il mistero sulla morte e sulle indagini si infittisce ancora di più…
L’AVVOCATO
Chi, dunque, ha informato l’ANSA che l’autopsia venne eseguita «per espressa volontà dell’Avvocato Agnelli», ha inven-tato tutto. Se l’autopsia non c’è stata - e lo abbiamo provato - evidentemente non c’era nemmeno una “espressa volontà”, o un “ordine” del papà del defunto, affinché ciò avvenisse. Se l’Avvocato avesse chiesto un simile “favore”non è difficile prevedere che sarebbe stato ascoltato. Ma il problema, in questi casi, non è la volontà o meno del padre del defunto: è la volontà o meno di fare chiarezza. E c’è da ritenere che non si volessero aprire i poveri resti di Edoardo ed esaminarne le viscere, non per un rispetto per quel povero corpo non così martoriato come un simile volo farebbe pensare, ma per evitare di scoprire quali sostanze ci fossero nel suo corpo on el suo sangue. Non esiste la prova che sia stato Gianni Agnelli a“pregare” che l’autopsia non venisse fatta proprio per evitare di avere la conferma ufficiale e pub-blica che suo figlio era un tossico-dipendente e che forse quella mattina era in preda alla droga. Ma le esigenze di un padre e quelle della giustizia spesso divergono e queste ultime devono, o dovrebbero, sempre prevalere. Altrimenti dieci anni dopo, «anche se John Elkann ci ha aperto tutte le porte» - come ha detto Giovanni Minoli nel presentare la puntata de “la Storia siamo noi” realizzata non da lui ma da duebravi giornalisti - si rischia di far cadere sul Nonno qualche atroce sospetto postumo, invece di onorarne la memoria.