Franco Bechis, Libero 17/09/10, 17 settembre 2010
IL PARTITO DI FINI: FUTURO E MATTONE
Lo schema ricorda quello della casa di Montecarlo. C’è una bella casa. Non in Costa Azzurra. Ma in uno dei posti più belli di Roma, piazza Mignanelli, il salottino dentro piazza di Spagna. Appartiene a un ramo di un partito. Il partito, manco a dirlo, è Alleanza nazionale. Il ramo in questione, proprietario della casa di prestigio, è l’Associazione nazionale Alleanza sportiva italiana. Quella che ai tempi del Movimento sociale italiano era l’associazione sportiva della Fiamma. Alleanza Nazionale è presieduta da Gianfranco Fini. L’Alleanza sportiva italiana è presieduta da un finiano doc, ClaudioBarbaro, che oggi ha aderito al gruppo di Futuro e Libertà alla Camera. La casa è stata venduta a una giovane di nome Martina. Il cognome è lo stesso di papà. E il papà è il finiano Vincenzo Zaccheo, già deputato di An, sindaco di Latina e ora entrato in Futuro e Libertà. Prezzo della cessione dalla organizzazione di partito alla rampolla di partito: 515mila euro. Più della casa di Montecarlo, ma comunque un affarone per una casa di assoluto prestigio di 3,5 vani nel salotto di Roma. Chissà se per vendere la casa di Montecarlo Fini ha mutuato il modello Zaccheo. Già, perché lo schema partito-mattone famiglia in questo caso ha preceduto quello ben noto off-shore. La vendita a Martina Zaccheo porta la data del 30 dicembre 2005, ed è stata depositata insieme alla documentazione firmata di fronte al notaio Paolo Becchetti di Civitavecchia all’Agenzia del Territorio in data 4 gennaio2006.
Il sistema Zaccheo è ancora più intrigante di quello che poi sarà utilizzato nella triangolazione An Fini-Tulliani. Perché in questo caso nell’organigramma del venditore, l’Alleanza sportiva italiana, figurava anche un segretario amministrativo dal cognome non equivoco: Carlo Alberto Zaccheo. Non si tratta di omonimia: è il fratello di Vincenzo, nonché zio di Martina, l’acquirente della casa. C’è un particolare in più che rende ancora più singolare la vicenda. Al momento della vendita la casa era sì dell’associazion esportiva contigua al partito. Ma non l’aveva ricevuta in eredità dalla generosa contessa di turno. La casa era stata comprata da appena otto giorni dalla Scip, la società che cartolarizzava per conto del Ministero dell’Economia gli immobili di proprietà degli enti previdenziali. L’associazione sportiva aveva la sede inquell’appartamento, e da anni pagava l’affitto. Grazie a questa condizione aveva sia il diritto di prelazione che il vantaggio di godere di un sostanzioso sconto sul prezzo base d’asta. Normalmente quella base era già bassa, perché poi durante l’asta arrivavano offerte al rialzo e per un immobile di prestigio in quella posizione facilmente la Scip avrebbe avuto la fila dietro laporta. Con il diritto di prelazione esercitato l’asta naturalmente non si è fatta. E l’inquilino ha strappato il suo affarone. Solo per otto giorni. Perché poi ha rivenduto senza nemmeno cercare la plusvalenza: allo stesso prezzo a cui aveva acquistato, più le spese notarili. Zero affare, e in più la necessità di sgombrare l’appartamento e traslocare in una nuova sede.
Ricapitoliamo cosa è avvenuto: la società sportiva del partito di Fini, guidata da un finiano doc e amministrata dal signor Zaccheo, si compra la sede e dopo appena otto giorni la rivende alla figlia di un finiano doc, che è pure nipote del venditore. Pur non conoscendo la prima parte della storia (i soli otto giorni di possesso dell’immobile), nel 2007 i Ds si accorsero di quella strana vendita immobiliare. E presentarono un’interrogazione al ministro dell’epoca, Giovanna Melandri. In entrambi i rami del parlamento: l’Alleanza sportiva italiana era riconosciuta e vigilata dal Coni, e che una sua casa finisse in vendita senza gara alla figlia di un esponente di partito, scandalizzò. La Melandri non rispose mai. E gli interroganti misteriosamente ritirarono la domanda in contemporanea, il 4 ottobre 2007. E così rinunciarono a capire di più della più straordinaria apologia del conflitto di interessi che si ricordi in questi anni. Partito, mattone e famiglia nel salotto di Roma. Partito, mattone e famiglia nel salotto del principato di Monaco. E chissà quante altre volte spunterà un caso simile. Sembra quasi un programma politico, lo zocco-o duro della nuova destra italiana: partito, mattone e famiglia. Il futuro è un mattone di partito in libertà.