Massimiliano Gallo, Il Riformista 17/9/2010, 17 settembre 2010
LE INTERVISTE GENUFLESSE AI CALCIATORI
Ma perché un signore che ha fatto la storia del calcio come Arrigo Sacchi deve essere trattato con fare mafioso dal signor Ibrahimovic senza che dagli studi tv nessuno si azzardi a mandare a quel paese il «campione»? Perché un calciatore può impunemente permettersi di dire a un opinionista che parla troppo e nessuno gli leva il microfono e lo invita ad abbandonare la postazione? Perché ai calciatori è consentito qualsiasi atteggiamento arrogante e scostumato pur di averli davanti a una telecamera? Perché il giornalismo sportivo - televisivo e non - si è così asservito?
Qualcuno dirà che nessuno ha difeso Sacchi come avrebbe meritato (Pistocchi lo ha difeso, ma le frasi di Ibra avrebbe meritato una reazione più veemente) perché la tv è del presidente del Milan. Ma il punto non è solo quello. Ogni post-partita è condito da interviste genuflesse e relative risposte ovvie e annoiate.
Ma perché i giornalisti devono stare lì con il microfono in mano a porre domande timide a persone che tirano due calci a un pallone o li allenano a farlo? Non se ne può fare a meno? Perché chi gioca al calcio non può essere criticato? Ricordate quando Vieri agli Europei del 2004 disse che i giornalisti non erano uomini solo perché lui era bolso e non ne beccava più una? E Lippi? Il Paul Newman della Versilia allergico a qualsiasi forma di critica? Vengono tutti trattati coi guanti - per non usare un altro termine - e non si capisce perché. Il risultato è Ibrahimovic che si atteggia a bullo con Sacchi. Che si limita a un’alzata di spalle se il buon Arrigo (che tra l’altro potrebbe insegnare calcio per anni a Zlatan) gli fa notare che dovrebbe imparare l’educazione.
Come sarebbe bello se nel post-partita venissero scritte in anticipo le tre domande da fare all’allenatore o al giocare di turno e messe su una lavagnetta. Il diretto interessato le legge, se non vuole rispondere niente intervista. Vai a casa, baby. Verrà il giorno in cui implorerai per finire davanti a una telecamera. Fantascienza, certo. Così com’è fantascienza attendersi dal presidente del Milan Silvio Berlusconi una strigliata pubblica al suo centravanti. Nell’attesa, speriamo che prima o poi qualcuno faccia come il mitico Paolo Frajese quando, esasperato dal molestatore Paolini, chiese un attimo di pazienza in diretta, si girò e cominciò a prenderlo a calci in culo.