Luca Telese, il Fatto Quotidiano 17/9/2010, 17 settembre 2010
GLI VOGLIO BENE, MA ROTTAMIAMOLI"
Vai a cercare Sergio Staino, la bandiera della satira politica, per chiedere a lui come vede il grande terremoto della sinistra che non c’è. Come spiega la sciagura delle lotte intestine, delle faide antiche fra dirigenti nemici, fra vecchio e nuovo. Cerchi lui perché di questi tempi, mentre i dirigenti del Pd si scambiano lettere e stilettate sui giornali, gli intellettuali sono molto più liberi di dire e giudicare. Provi a chiedere al papà di Bobo che cosa dovrebbe fare l’opposizione in cerca di identità, e scopri un fiume in piena.
Sergio, metà dei dirigenti del Pd si stanno candidando per le primarie, ritornano a
esternare Veltroni e D’Alema, che ne pensi?
Non mi far parlare, ti prego.
Perché?
Perché dovrei dire cose non belle su persone a cui ho voluto bene, con cui ho lavorato.
Tu sei sempre stato antiveltroniano…
Ma sai che non è vero? Se mi vado a rivedere le vignette che facevo su di Walter dieci anni fa, per esempio, erano tutte piene di affetto. Disegnavo cose stupende su di lui!
E quelle di oggi, invece?
L’ultima che ho preparato deve ancor uscire. Un militante dice: ‘Veltroni ridiscende in campo’. L’altro risponde: ‘Sollievo in Africa’.
Beh, questa è davvero cattiva.
No, se permetti è lui che è stato cattivo con noi. È lui che per due volte è scappato, quando c’erano le difficoltà, dimettendosi da segretario per andar via, e lasciando il partito nella merda.
Sei prosaico.
Lo sai che l’Unità ha chiuso quando Veltroni era segretario, e ha rischiato di chiudere di nuovo quando lo è ridiventato?
Cosa ha fatto sparire l’amore di un tempo, in te?
La retorica. Nessuno lo obbligava ad andare in Africa quando smetteva di fare il segretario. Ma se lo ha detto per dieci anni, poi lo deve fare davvero. E poi senti: la satira ti obbliga a delle sintesi spietate.
In che senso?
Veltroni aveva detto che si trasferiva in Africa, invece ha comprato il loft per la figlia a New York.
Ahi. Adesso stai entrando nel privato della famiglia Veltroni.
Non è una violazione illecita, però. Se i nostri compagni ci mettono al corrente dei loro affari di famiglia per costruire consenso, noi siamo autorizzati ad usarli per fare satira. Non ti pare?
Non ti ho mai visto così arrabbiato.
È una legittima difesa. Noi, oggi, leggiamo nelle piccole guerricciole irresponsabili di tutti questi leader, una violenza che può squassare tutto quello che di buono è rimasto.
Ma non sarà Veltroni il solo responsabile.
E infatti non ce l’ho solo con lui. Hanno tutti e due alle spalle delle catastrofi.
Anche D’Alema, intendi.
Mamma mia. Io a D’Alema gli ho voluto e gli voglio bene. Ma non capisco che cosa sta a fare, ancora su piazza. Si curi della sua fondazione, parli nei convegni! Ma non si metta a dettare la linea, per carità.
Cosa gli rimproveri?
Faccio solo un esempio: la Puglia. Dopo gli sfracelli delle primarie, dopo i casini che ha combinato laggiù, perdendo tutte le scommesse che aveva fatto dovrebbe tacere per un secolo.
Ieri ha rilasciato una intervista alla Stampa.
Mi era sfuggita, cosa ha detto?
Che Vendola è un problema per la sinistra italiana.
Ecco, vedi? Roa da matti. Io penso esattamente l’opposto. Che bisogna cambiare i dirigenti. Che Vendola è uno dei pochi che sa muovere i cuori, le passioni, gli ideali, catalizzare intorno a sè le persone belle che hanno cose interessanti da dire.
Ma Bobo con chi sta oggi?
Con Renzi.
Anche con le sue ultime dichiarazioni sulla necessità di rottamare i dirigenti?
Ci sta proprio per quello. I militanti del Pd io li conosco bene. Sono delusi e anche un po’ incazzati. Non ne possono più di questi battibecchi di cui non si capisce nemmeno più il senso!
Sabrina Ferilli dice: Non si può rottamare i vecchi per un malinteso desidero di nuovismo.
Ma infatti non è nuovismo! Per capirci: io credo che una delle persone più belle e serie che ci ritroviamo in mezzo a questi finimondo è Giorgio Napolitano. Dio ce lo conservi. E l’età non c’entra nulla.
E allora quale deve essere la discriminante?
Chi ha gestito le cose, e ha sbagliato le scelte non deve mica essere processato. Però cambia lavoro, come si fa in tutto il mondo.
Loro ti potrebbero dire che ci viene dopo è peggio.
Primo. Se lo dicono loro non vale. Secondo. Se il nuovo non emerge con chiarezza, invece, è proprio perché loro non se ne vanno. Ti faccio l’esempio di Bersani e della Bindi.
Fallo.
Sono due belle persone. Che si potranno esprimere meglio quando ci libereremo delle zavorre che appesantiscono il partito.
Fammi dei nomi che ti piacciono.
Oltre a Vendola e Renzi? Zingaretti, che è serio, Cuperlo, che ha la cultura che ci vuole. Ma finchè ci sono i vecchi non gli fanno toccare palla!
Però si potrebbe dire. Questi
dirigenti sono ancora votati dai loro quadri.
Per due motivi. Perché il vecchio apparato del Pds-Ds-Pd vede in D’Alema la garanzia del partito che c’è, e non è un bene. E in Veltroni la certezza che lavora ad un partito che non c’è ed è un’altra sciagura.
L’errore più grande degli ultimi anni?
Attingere tutte le risorse dall’immaginario televisivo, che si dilegua come nebbia al sole. Oppure ai candidati civetta. Ma con chi se la devono prendere quelli che sono stati a votare Calearo, se vedono che lui si dice pronto a dare la fiducia a Berlusconi?
Tu e Bobo siete d’accordo sul segretario?
Guarda, io ho votato Bersani perché facesse il segretario del partito e lo rimettesse a posto dopo tanti casini. Non l’ho scelto perché facesse il presidente del consiglio e il candidato in campagna elettorale, perché secondo me non è il lavoro suo.
Ma chi deve scegliere?
Gli unici titolati a farlo. Gli elettori: facciamo le primarie subito, altrimenti non si riparte più.
L’ultimo consiglio per il vincitore?
Il Pd deve scegliere. Anche se i professorini lo bacchetano. Ad esempio, fra la Marchionne e gli operai, mi dispiace per Fassino, deve scegliere gli operai.
Ma insomma, sei per il vecchio o per il nuovo? Ti daranno del veterooperaista.
Senti, sono vneti anni che lo diciamo, io e Bobo. Se la modernità non ha un cuore antico diventa una strada che non porta da nessuna parte. E se la modernità diventa subalternità al potere, l’unico approdo è la via degli inginocchiatoi davanti ai padroni del vapore.