GIOVANNI PONS, la Repubblica 17/9/2010, 17 settembre 2010
TIM SI RILANCERÀ GRAZIE ALLA BANDA LARGA PER LA RETE CI SONO SOLO I NOSTRI INVESTIMENTI" - MILANO
Gli esami per Telecom Italia non finiscono mai. Dopo dieci anni vissuti pericolosamente ora deve affrontare una dura sfida tecnologica e un forte calo dei consumi. Ma dopo lo sblocco della questione argentina e la trattativa sugli esuberi conclusa l´ad Franco Bernabè sente che il clima intorno all´azienda è migliorato. Così ieri ha riunito i consiglieri a Venezia per una giornata di discussione sulle strategie future.
Dottor Bernabè è vero che il traffico dati sta esplodendo più sul mobile e meno sul fisso al contrario di quel che si pensava?
«È vero e noi ci stiamo muovendo per restare all´avanguardia. Stiamo accelerando la posa di fibra ottica sulla rete Tim sostituendo la parte in rame, e rinnovando l´elettronica di tutte le stazioni radio che a fine 2011 arriveranno a 42 megabit. Il progetto Dream è un investimento rilevante che Telecom fa in coabitazione con alcuni produttori di apparati, da Ericsson a Nokia-Siemens fino a Huawei»
Tutto ciò spiazza chi insiste per una nuova rete fissa tutta in fibra ottica?
«No, poiché vi sarà comunque l´esigenza di far confluire parte del traffico dati del mobile sulla rete fissa. Le due infrastrutture non saranno concorrenti ma complementari. A casa l´utente mobile potrà scaricare i dati sul fisso attraverso il Wi Fi, che verrà ampliato nelle sue funzioni, e con il sistema innovativo delle femtocelle».
Gli operatori alternativi insistono sul progetto "Fibra per il paese".
«Il piano Telecom per la rete prevede di portare nel 2018 la banda ultralarga al 50% della popolazione, due anni prima delle richieste Ue. La verità è che senza gli investimenti di Telecom non ci sarebbe niente. Solo la tv in 3D richiederà un massiccio assorbimento di banda larga, ma occorreranno anni per rinnovare l´intero parco televisori e sviluppare l´industria dei contenuti».
Il metodo Marchionne alla Fiat ha spaccato i sindacati mentre la vostra trattativa sugli esuberi è stata firmata anche dalla Cgil. Perché?
«Abbiamo chiuso un accordo estremamente innovativo perché pone l´enfasi sulla riqualificazione professionale. Inoltre grazie ai contratti di solidarietà si distribuiscono i costi, si lascia ai lavoratori la possibilità di fare delle scelte e non li si grava dell´intero onere della manovra. É il risultato di una riorganizzazione pensata non all´unico scopo di tagliare i costi ma per ottenere più flessibilità del lavoro».
Lo sblocco dello stallo in Argentina ha favorito i soci locali. L´opzione di Telecom sul 50% di Sofora valeva molto più dell´8% che vi è stato riconosciuto in cambio.
«Bisogna tener conto che in Argentina Telecom era bloccata dal 2007 da un contenzioso legale e rischiava l´esproprio come in Bolivia. Con l´accordo acquisiamo il controllo operativo della società a fronte di una call pagata 49 milioni. Ora abbiamo più opzioni a nostra disposizione: se in futuro Telecom dovesse consolidare i conti dell´Argentina il beneficio per la casa madre in termini di rapporto debito/Mol sarebbe notevole, da 2,9-3 si scenderebbe a 2,6».
Ma è stato risolto il problema della presenza di Telefonica nel capitale di Telecom Argentina?
«Su questo punto stiamo trattando con le autorità un accordo per la sterilizzazione della quota degli spagnoli secondo le regole argentine».
Cosa cambia dopo l´operazione Telefonica-Vivo? La fusione con gli spagnoli è ancora di attualità? Etecsa (Cuba) è ancora in vendita?
«Non cambia nulla, con Telefonica continuiamo ad avere una visione comune sul futuro delle tlc e si prosegue sulla strada delle sinergie. E mi lasci dire che la fusione era in gran parte una boutade giornalistica. Quanto a Cuba manteniamo la prospettiva di dismissione».
Ma qualche vostro azionista non ha del tutto abbandonato l´idea di un matrimonio volto a risollevare il titolo. Non è così?
«Noi pensiamo a far funzionare la società. La sfida più grande che stiamo attraversando è quella che riguarda la telefonia mobile, i cui ricavi sono in diminuzione e dove si opera in un mercato saturo e con concorrenza agguerrita. La classe media italiana, tradizionale cliente di Tim, spende meno poiché ha subito a causa della crisi un pesante decurtamento del potere d´acquisto».
Che cosa state facendo per arginare la caduta?
«Abbiamo ripensato la strategia con un´offerta più trasparente e competitiva rispetto al passato. A prezzi più bassi oggi i consumi di traffico voce sono in crescita del 23% e i clienti non migrano a favore dei concorrenti, anche se bisogna sopportare un travaso interno verso i piani tariffari più convenienti».
Quando toccherà il fondo la discesa del fatturato?
«L´anno prossimo il riposizionamento dovrebbe essere completato e i ricavi dovrebbero stabilizzarsi. Il consumatore oggi ha meno soldi in tasca e risparmia di più, possiamo solo farlo parlare molto a prezzi competitivi».
Con Mentana al Tg La7 sembra che l´abbiate azzeccata dopo aver respinto più volte le richieste di Berlusconi.
«Non nascondo la soddisfazione. TI Media ora ha un margine operativo lordo positivo e se lo share medio si stabilizzasse al 4,5% la rete potrebbe tornare in utile. E per quanto riguarda i nuovi multiplex, non vorremmo essere ancora penalizzati. Secondo noi Sky non può essere considerato un nuovo entrante, nella gara dovrà concorrere tra gli incumbent».
È vero che state studiando un´azione di responsabilità verso la precedente gestione di Telecom Italia?
«C´è un processo in corso, stiamo esaminando le implicazioni, laddove sono emerse responsabilità precise, come in Sparkle, ci siamo mossi, altrimenti sono chiacchiere».
Il suo mandato scade con l´assemblea di aprile. Qualcuno vede un suo trasferimento a Finmeccanica, c´è del vero in queste voci?
«Nessuno me ne ha mai parlato. Posso solo dire che considererò finito il mio lavoro quando Telecom avrà le basi per tornare a crescere ed essere una grande azienda internazionale. Consolidando l´Argentina il problema del debito si affievolisce e si aprono spazi di manovra».
Se Wind fosse in vendita vi potrebbe interessare?
«No».