ETTORE LIVINIPAOLO GRISERI, 17 settembre 2010
FIAT DIVISA IN DUE, L´AUTO VA DA SOLA MARCHIONNE: "È UN GIORNO STORICO" - TORINO
La Fiat si divide in due. «Una svolta», annuncia agli azionisti John Elkann. Una svolta che, sottolinea Marchionne, «è storica e arriva al momento giusto», perché «garantisce maggiore libertà di azione anche nel caso maturino possibilità di stringente alleanze». Dalle 14 di ieri, quando l´assemblea degli azionisti del Lingotto ha approvato lo spin off, sono iniziate le procedure per la nascita di due società: Fiat Spa continuerà ad occuparsi di automobili «dalla 500 alla Ferrari», come ha sottolineato Elkann. Nella Spa rimarranno anche i componenti e le attività editoriali. In tutto fatturerà 32 miliardi destinati, secondo le intenzioni di Marchionne, a raddoppiare entro il 2014. Fiat industrial comprenderà invece Iveco e Cnh, dunque le società che producono camion e trattori. Oggi ha un fatturato di 19 miliardi destinato a salire, nelle previsioni del 2014, fino a 29 miliardi. Dunque, se le previsioni verranno rispettate, in quattro anni, per effetto della «liberazione dell´auto» da camion e trattori, le due società dovrebbero fatturare complessivamente 93 miliardi, quasi il doppio dei 52 di oggi.
Perché attendere questo autunno 2010 per realizzare un´operazione che, riconosce Marchionne, «la borsa ci chiedeva da molto tempo»? Perché, sostiene l´ad di Fiat, fino ad oggi ha funzionato una sorta di patto di mutuo soccorso che ha consentito all´auto di salvarsi dal fallimento proprio grazie agli introiti di Cnh e Iveco. Ora invece, nonostante le difficoltà del mercato delle quattro ruote, sono camion e trattori a subire maggiormente gli effetti della crisi. Così è parso al Lingotto «giusto liberare l´auto anche per dare ai suoi dipendenti un porto sicuro». Perché orami l´auto può camminare da sola «senza l´aiuto di stampelle» e sembra aver superato quell´«epoca buia» di cui Elkann ricorda «la sensazione di un destino ormai segnato, un´aria di agonia» che è oggi alle spalle. «In quel momento - ricorda il presidente del Lingotto - è maturato in me il rifiuto della decadenza». Se, come dicono le indiscrezioni, pochi mesi dopo lo spin off Cnh e Iveco entreranno nell´orbita di altri produttori, sarà chiaro che la Fiat si concentrerà sull´unico core business dell´auto come non faceva dall´epoca pionieristica. Torino intende trattare con il fondo di Abu Dahbi «per tornare al 90 per cento in Ferrari» e non esclude di quotare in borsa la Rossa entro il 2014.
L´ad conferma che le due società nate ieri avranno lo stesso indebitamento dividendosi in parti eguali i 5 miliardi di partenza. Le azioni di Fiat industrial dovrebbero iniziare a circolare il 3 gennaio prossimo se i tempi verranno rispettati: richiesta di quotazione entro fine settembre, autorizzazione entro fine novembre, scissione a metà dicembre». Per un evidente paradosso, la borsa che aveva chiesto a gran voce la scissione negli ultimi anni, ha scelto proprio il giorno dell´annuncio per punire la Fiat facendo scendere il titolo del 2,2 per cento. Un calo dovuto ai dati di mercato che in Europa penalizzano pesantemente il gruppo di Torino: ad agosto il Lingotto è passato dal 7,5 al 6,6 per cento del mercato. «La colpa - dice l´ad - è nella scelta di drogare il mercato con gli incentivi. Ora dobbiamo aspettare la metà del 2011 perché la situazione torni fisiologica».
Al termine dell´assemblea Marchionne è parso possibilista sugli esiti del braccio di ferro con i sindacati: «Chiusa la partita di Pomigliano dobbiamo andare avanti stabilimento per stabilimento per creare le condizioni di governabilità». L´ad intende scambiare accordi con produzioni? «Non sto cercando di corrompere nessuno, sia ben chiaro. Dico che se una fabbrica non è governabile non ha senso parlare di produzioni».