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 2010  settembre 17 Venerdì calendario

NEW YORK NON DORME MAI E I MARATONETI DELLA NOTTE CONQUISTANO CENTRAL PARK - NEW YORK

Il corridore della notte ha una vita più tranquilla di quanto si creda: il batticuore glielo dà al massimo l´incontro con un "racoon", procione invadente e per nulla intimorito dagli esseri umani. Ormai dimenticati i tempi duri che gli diedero una fama sinistra, oggi Central Park si popola di jogger anche dopo il tramonto. Molto, molto dopo. Nella "city that never sleeps" immortalata da Frank Sinatra e Liza Minelli, non dormono mai neanche gli appassionati della corsa. Un club di aficionados dell´allenamento notturno si mette a macinare chilometri girando attorno al laghetto Reservoir solo quando ormai il buio è fitto.
Li ha rintracciati il Wall Street Journal per farne l´identikit completo: «Ecco quelli che allacciano gli sneakers quando le persone normali vanno a letto». C´è chi lo fa per necessità, perché un lungo orario di lavoro gli impedisce di fare sport alla luce del giorno: è il caso di Kate Rosenblatt, chirurga all´ospedale Mount Sinai. Ma i più numerosi lo fanno per scelta, quasi un´opzione zen, uno stile di vita. David Goughnour, 29 anni, portiere d´albergo, potrebbe benissimo allenarsi di giorno, «ma vuoi mettere quel silenzio, quella pace, l´aria misteriosa del parco buio, l´immersione nella natura quando ritorna ad essere se stessa, intatta e indisturbata». Questa tribù ha dei privilegi rari: è vero che di notte il vastissimo polmone di verde cittadino (3,4 milioni di metri quadri) sembra tornare all´epoca in cui Manhattan era una foresta vergine, frequentata fino al XVI secolo da sparuti clan di pellerossa. Per il jogger di mezzanotte lo spazio è illimitato, non deve più dividerlo coi passeggia-cani, non deve fare dribbling improvvisi per evitare i turisti che si fermano a fare foto a Strawberry Fields o alla statua di Alice nel paese delle meraviglie. A mezzanotte ci sono solo gli indomiti jogger, sagome discrete che indovini a malapena, il cui passaggio è rivelato dallo scricchiolio della ghiaia e del terriccio sotto le suole di gomma.
Si celebra questa loro abitudine anche per sottolineare quanto è cambiata, in meglio, la vita a Manhattan. Per una generazione ormai matura, resta indelebile il ricordo dello "stupro di Central Park", anno 1989: la vittima era una giovane banchiera dell´Upper East, gli aggressori infierirono con una violenza inaudita lasciandola in fin di vita. Altri tempi, un´altra città, irriconoscibile. La probabilità di farsi aggredire a Central Park oggi è molto inferiore a quella di subire scippi violenti in pieno giorno nel centro storico di una città europea. «Quest´anno – recitano le statistiche del New York Police Department – dentro la cinta di Central Park si sono verificate tre aggressioni, nessuna mortale. L´anno scorso cinque». Per una metropoli di 8,2 milioni di abitanti, un´inezia. Statisticamente anche a New York è più pericoloso attraversare sulle strisce pedonali nella Quinta Strada alle due del pomeriggio.
La signora Rosenblatt ha perfino smesso di portare una bomboletta spray anti-aggressione quando va a correre a mezzanotte. «Faccio i percorsi bene illuminati – dice – è l´unica precauzione che prendo». E´ così rilassata da tenere gli auricolari dell´iPod con la musica. I suoi incontri più frequenti? Le pattuglie della polizia, che il parco lo perlustrano senza sosta. John Cote, banchiere della JP Morgan che appartiene alla stessa tribù dei corridori nottambuli, conferma che «il pericolo è l´ultima cosa a cui pensi, l´oscurità aiuta invece a concentrarsi sulle prestazioni, sul ritmo, sul fiato, hai meno distrazioni dal paesaggio e badi solo a quello che stai facendo». Il pericolo più serio è prenderci troppo gusto, non riuscire più a fermarsi, ignorare l´orologio. E dimenticare che all´una di notte scatta la chiusura del parco, proibito al pubblico fino alle sei del mattino. La polizia non scherza: ha fermato perfino Khalid Khannouchi, cinque volte campione di maratona a Chicago. Gli agenti gli hanno condonato la multa solo quando Khannouchi ha spiegato di essere musulmano: doveva correre di notte durante il Ramadan (e il tempo stringe, manca un mese e mezzo alla maratona di New York). Anche questo accade solo a Central Park.