ELENA LISA, La Stampa 17/9/2010, pagina 27, 17 settembre 2010
Anche la felicità ha un prezzo - «La vera felicità è la pace con se stessi. E, per averla, non bisogna tradire la propria natura», pensa Mario Monicelli
Anche la felicità ha un prezzo - «La vera felicità è la pace con se stessi. E, per averla, non bisogna tradire la propria natura», pensa Mario Monicelli. «Volete essere felici per un istante? Vendicatevi. Volete essere felici per sempre? Perdonate», è l’idea di Jean-Baptiste Henri Lacordaire. «Il segreto per essere infelici è avere il tempo di chiedersi continuamente se si è felici o no» ha detto George Bernard Shaw. Dalla nascita dell’uomo a oggi, uno stuolo di pensatori, filosofi, registi, teologi, scrittori si sono spaccati la testa per riuscire a cogliere la felicità, comprenderla, riprodurla e racchiuderla in un concetto. La morale, visto il numero incredibile di aforismi e citazioni, è che la felicità è soggettiva, indefinibile, imbrigliabile dalle parole. Però la si può domare con i numeri. Almeno stando allo studio del Financial Times, il maggiore quotidiano finanziario in Europa, che ha voluto cimentarsi in uno studio non semplice: quantificare - in soldoni - il valore degli eventi che accadono nella vita di ognuno. Episodi felici come un matrimonio sereno, ed eventi complicati, tipo una separazione. Per evitare un’inutile suspense diciamo, fin d’ora, che il quotidiano conferma la massima «un amico vale un tesoro», più precisamente 274.500 euro. La più grande ricchezza dopo la salute che rende tutti coloro che la possiedono i Paperon de’ Paperoni della Terra: buone condizioni mentali e fisiche valgono 1 milione e 551 mila euro. Partendo dal presupposto che quelli del Financial Times - giornale abituato a misurare tutto con i numeri - non sono impazziti cambiando improvvisamente rotta e argomenti, ma hanno pensato a un calcolo del costo della felicità perché, in tempi di crisi, è sempre più attuale la «health-economics» (studi di economia che mettono in relazione la salute e il prezzo per mantenerla), la solidità dei risultati della ricerca è certa: a fare da supervisore Nick Powdthavee, economista comportamentale e studioso della felicità all’Università di York, un guru in Inghilterra. Il professore è stato messo a capo di un team di psicologi che ha calcolato l’impatto emotivo di particolari situazioni che accadono lungo una vita, il loro peso e il perdurare nell’emotività di ognuno. «La felicità è un bene monetizzabile - dice Mauro Porta neurologo all’Irccs, Istituto di ricerca Galezzi, a Milano - mente e cervello, corpo e psiche sono un tutt’uno. A un dolore psichico ne corrisponde uno fisico. Oggi, quantificare il danno biologico è diventata una prassi necessaria». Al di là delle cifre prodotte dallo studio inglese - decisamente indicative su ciò che conta nella vita, per dire, la pensione se ben vissuta assicura 136 mila euro - sono utili le analisi a corredo dei ricercatori che spiegano, ad esempio, perché i soldi «non fanno la felicità». Piuttosto, sostengono i ricercatori, possono comprarne di piccole. È vero invece che il denaro rende felice chi non ne ha per niente. Quelli che hanno raggiunto uno status che permette di soddisfare i bisogni primari, non ottengono molto di più da un portafoglio pieno. «Anzi - prosegue Porta - per loro l’infelicità è in agguato: la certezza di poter esaudire gran parte dei loro desideri non attiva più quei circuiti cerebrali che mettono in circolo le endorfine, oppiacei naturali prodotti dal cervello, che hanno la capacità di donare euforia e un pizzico di felicità». Molto più importanti sono gli amici, le buone relazioni sociali che valgono più della riuscita di un matrimonio: 274 mila euro contro 239 mila scarsi: «Confermo - sostiene Raffaella Zanardi, psichiatra del centro disturbi dell’umore dell’Ospedale San Raffaele - gli amici sono una costante, ci rassicurano. La maggior parte dei pazienti associa al termine lealtà la parola amicizia più che amore». A renderci, se non proprio felici, più sereni, è la logica del mezzo gaudio: «Quella che - continua la psichiatra - ci fa sentire meno soli e sfortunati soprattutto davanti a un evento particolarmente duro come la perdita del lavoro». In conclusione, dicono gli esperti, la legge che regola la nostra felicità è il rapporto esistente tra vita reale, quella che conduciamo, e vita ideale, quella che vorremmo. Tutto sta a immaginarla, mentre viviamo, con i piedi ben piantati per terra.