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 2010  settembre 17 Venerdì calendario

Bipolarismo addio - Gli attesi reazionari all’inattesa rivoluzione italiana hanno vinto. I diciannove partiti brulicanti in Parlamento non sono la ventina abbondante in tempo di Mattarellum, ma sufficienti per dichiarare abortita la Terza Repubblica

Bipolarismo addio - Gli attesi reazionari all’inattesa rivoluzione italiana hanno vinto. I diciannove partiti brulicanti in Parlamento non sono la ventina abbondante in tempo di Mattarellum, ma sufficienti per dichiarare abortita la Terza Repubblica. Doveva essere bipolare o addirittura bipartitica e il lunedì pomeriggio delle ultime elezioni già si segnalava l’inaudita congiuntura: cinque soli gruppi alla Camera. Pdl, Lega, Udc e Pd, e c’era sempre la speranza, flebile e presto delusa, che i dipietristi si accasassero col Pd. Due anni e mezzo dopo e per partenogenesi - visti gli amori nel Palazzo - sono nate di qui e di là, e pure in mezzo, in vista del Terzo polo, autentiche fazioni, formazioni in progress, supercorrenti. Per rendere l’idea, adesso che Futuro e Libertà (Fli) vive e lotta, e i componenti si fregiano del titolo di “futuristi”, si ipotizza il “sottogruppo futuristi”, cioè quelli che stanno con Gianfranco Fini ma votano per Silvio Berlusconi. Per non approfondire la surreale vicenda del gruppo dei responsabili, una specie di rifugio dei peccatori in legittimazione per ragion di Stato. Buona parte del disastro (sempre che di disastro si tratti) deriva dalle scissioni nei due maxipartiti, con Francesco Rutelli che ha mollato i democratici in deficit di centrismo per fondare Api, l’Alleanza per l’Italia, e con Fini, che veltronianamente è dentro il Pdl ma anche fuori, e ha messo su Fli in polemica con l’autoritarismo e l’immoralismo berlusconiano. La differenza fra Api e Fli è che Api non ha i numeri per fare gruppo autonomo e dimora nel Misto, una specie di palestra dell’identità. Lì vanno a finire quelli che debbono distinguersi, come le minoranze linguistiche (la Sudtiroler Volkspartei, l’Unione Valdotaine, un valdostano autonomista e progressista a Montecitorio). Nel Misto c’è il Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo, da cui si sono staccati i deputati di Noi Sud, associati con i liberali di Paolo Guzzanti e con la Lega Sud Ausonia e capitanati da Vincenzo Scotti, da non confondere (si irritano tantissimo) con Io Sud, il fronte di Adriana Poli Bortone (ex An). Si deve cominciare a fare una certa attenzione: ci sono i repubblicani del Pri, discendenti di Giovanni Spadolini e rappresentati soprattutto da Francesco Nucara e Giorgio La Malfa, ma anche i Repubblicani europei di Luciana Sbarbati. Ci sono tre parlamentari che nella scorsa legislatura stavano con Lamberto Dini e ora si dicono Liberaldemocratici e in qualche caso (quello di Daniela Melchiorre) «diniani eterodossi». C’è Francesco Pionati, ex dell’Udc, quindi fondatore e leader dell’Alleanza di centro per la Libertà: di centro ma più verso centrodestra. E avanti così, con il Movimento associativo italiani estero, che è cosa diversa dagli Italiani nel Mondo di Sergio De Gregorio, e con quelli fermi un giro, comunisti, socialisti, verdi, e belli pronti a contribuire alla prossima e tradizionale calca democratica.