Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 16/09/2010, 16 settembre 2010
MARONI: REGOLE D’INGAGGIO? IN LIBIA NESSUNA MODIFICA —
Le regole di ingaggio dei militari della Guardia di finanza impegnati in Libia non cambieranno. Alcuni punti dell’accordo sui pattugliamenti in mare potranno essere meglio chiariti, ma l’impianto non sarà modificato. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni lo ha chiarito ai suoi collaboratori dopo aver esaminato la relazione della commissione d’indagine del Viminale che ha ricostruito quanto accaduto domenica pomeriggio nel golfo della Sirte e i contatti con le autorità libiche.
Gli accertamenti delegati al prefetto Rodolfo Ronconi hanno «assolto» i due sottufficiali e i quattro tecnici delle Fiamme gialle che si trovavano a bordo della motovedetta che ha fatto fuoco contro il peschereccio «Ariete». Secondo le verifiche effettuate ascoltando la versione del comandante del reparto «la decisione di andare sottocoperta quando sono cominciati gli spari è pienamente consona ai protocolli». Ora si attendono le decisioni della magistratura, ma dal punto di vista politico la scelta sembra fatta: si continua seguendo le medesime procedure.
«I nostri uomini — ha chiarito il ministro — hanno compiti di supporto, ma nel trattato siglato con i libici è ben specificato che non possono partecipare ad alcuna attività operativa, non a caso sono in abiti civili e senza segni di riconoscimento. Quindi è tutto chiaro, non c’è alcuna necessità di apportare modifiche». Due giorni fa era stato proprio Maroni a confermare la riunione tecnica voluta dal ministro degli Esteri Franco Frattini per la possibile revisione del trattato. Ma con il trascorrere delle ore si è ritenuto non fosse opportuna la riapertura del tavolo delle trattative con il colonnello Gheddafi anche tenendo conto che l’eventuale discussione potrebbe essere l’occasione da parte del regime di presentare all’Italia nuove richieste.
In realtà nelle ultime ore, soprattutto dopo la presa di posizione di numerosi esponenti politici — la maggior parte appartenenti al Pdl e alla Lega — si era ipotizzato di poter consentire ai finanzieri di salire sulle sei motovedette cedute dal governo italiano soltanto per l’addestramento, evitando quindi di farli partecipare all’attività di ricognizione, vale a dire alla fase operativa. Ma proprio su questo Maroni ha espresso contrarietà visto che «i mezzi escono esclusivamente per effettuare il controllo di quel tratto di mare e non è possibile che i nostri non siano a bordo perché il loro ruolo è quello di prestare assistenza tecnica ai libici, sia per quanto riguarda la guida dei natanti sia per la manutenzione. In ogni caso il testo dell’accordo parla chiaro e non c’è alcuna possibilità di equivoco».
Il ministro si riferisce in particolare all’articolo secondo cui «gli osservatori non possono in nessun caso emanare ordini o direttive concernenti la condotta della navigazione e dell’attività operativa, né eseguire materialmente controlli a persone e mezzi navali individuati durante i pattugliamenti». Ma soprattutto ritiene indispensabile mantenere quella norma che assegna loro il compito di «assicurare i punti di contatto con il Comando di appartenenza al fine di agevolare nel corso dell’attività di pattugliamento congiunto lo scambio di informazioni e ogni possibile cooperazione in caso di necessità».
Durante i contatti con le autorità libiche che si sono susseguiti in questi giorni è stato ribadito che le sei motovedette possono essere utilizzate esclusivamente nelle attività di contrasto all’immigrazione clandestina, ma anche su questo il ministro non ritiene sia necessario intervenire in maniera formale. «Come ho già detto — ha spiegato — è stato un incidente deplorevole, ma sono certo che non accadranno fatti analoghi. Del resto siamo già stati invitati a partecipare all’inchiesta che è stata avviata dai libici e in quella sede ribadiremo la necessità di rispettare alla lettera quanto il trattato già prevede senza necessità di intervenire ulteriormente». La partita, almeno per quanto riguarda il Viminale, appare chiusa. Ora bisognerà vedere se il resto del governo deciderà di allinearsi. Ma nell’entourage del ministro danno già per scontato che sarà proprio questa la decisione finale.
Fiorenza Sarzanini