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 2010  settembre 16 Giovedì calendario

AMBASCIATORI UE, ITALIANI IN ALBANIA E UGANDA —

Sono «le persone migliori per gli incarichi giusti», assicura il loro capo Catherine Ashton. E in ogni caso, i 23 uomini e le 6 donne di 15 diversi Paesi elencati nella lista saranno i primi ambasciatori nel mondo dell’Unione europea (capi delle delegazioni Ue è il termine ufficiale). La baronessa Ashton, britannica, alto rappresentante della Ue per gli affari esteri, ha fatto le sue scelte dopo mesi di consultazioni e polemiche, spulciando fra oltre mille candidati. È solo una prima tornata di nomine, altre ne seguiranno: ma ieri, non appena la Ashton ha reso nota la lista, è stata bufera. Est contro Ovest, Sud contro Nord: i Paesi più piccoli, e ultimi iscritti al club dell’Europa, accusano quelli più grandi di essersi spartiti i posti dominanti. Peggio: li accusano di aver lasciato a loro, «figli di un dio minore», le aree più disagiate o politicamente meno significative, come certe sedi africane.
Pochi esempi al volo: la Germania rappresenterà l’Europa in Cina, il motore dell’Asia; la Spagna sarà al timone di 4 delegazioni, fra cui Argentina e Namibia, e avrà il posto numero 2 sempre in Cina. Il piccolo Lussemburgo conquista la sede altrettanto piccola ma economicamente importante di Singapore (oltre a quella di Haiti); la Polonia ottiene la Giordania e la Corea del Sud, pure economicamente importante. All’Italia vengono affidati due Paesi: l’Albania e l’Uganda. Nella prima sede andrà Ettore Sequi, già ambasciatore italiano e rappresentante dell’Ue in Afghanistan; nella seconda, Roberto Ridolfi, già funzionario della Commissione europea. Commenti trasversali dall’Europarlamento: «Sconcertante, siamo bocciati su tutta la linea» (Gabriele Albertini, Pdl); «logica neocoloniale » ( Mari o Mauro, Pdl ) ; «una brutta figura» (Gianni Pittella, Pd); «questo governo umilia l’Italia» (David Sassoli, Pd).
Sulla scacchiera degli incarichi ha contato anche la storia, almeno quella degli ultimi tre secoli. Sarà per esempio olandese il capo della delegazione Ue in Sudafrica: cioè della nazione colonizzata dai boeri, partiti dall’Olanda. Mentre nel Ciad, ex colonia francese che anche oggi è presidiata dalla Legione Straniera, il rappresentante Ue sarà appunto francese.
Ma è intorno alle poltrone «pesanti» che si è svolto il vero grande gioco. In Estremo Oriente, per esempio, l’Europa diplomatica parlerà quasi soltanto in tedesco: mentre il capo-delegazione di Pechino sarà il berlinese Markus Ederer, affiancato da una signora spagnola, il Giappone sarà affidato a un ambasciatore austriaco. Ancora in sospeso le nomine ambitissime per gli Stati Uniti e il Brasile. La Francia, oltre al Ciad, ha avuto la guida delle ambasciate Ue nelle Filippine e in Zambia. La Polonia, nonostante i due «premi» ottenuti ad Amman e Seul, si ritiene sotto-rappresentata. Peggio è andata alla Slovenia, che si dice «profondamente delusa» per non aver avuto alcuna poltrona. Così l’Estonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, e altri di seguito.
Nell’Europa del grande scontento, c’è sempre posto per tutti.
Luigi Offeddu