Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 16/9/2010, 16 settembre 2010
IL PETROLIO SNOBBA GLI URAGANI
La speranza di un veloce ripristino dell’oleodotto Enbridge, che rifornisce le raffinerie del Midwest con 670mila barili al giorno di greggio canadese, ha avuto un effetto ribassista sui mercati petroliferi, facendo ripiegare le quotazioni del Wti a 76,02 dollari al barile (-1%) nonostante la presenza di almeno due elementi di tensione: una diminuzione delle scorte statunitensi, sia di greggio che di prodotti raffinati, e l’arrivo di ben tre cicloni potenzialmente in grado – nella peggiore delle ipotesi – di investire in rapida successione, con una forza da uragani, le installazioni petrolifere del Golfo del Messico. La tempesta tropicale Karl si è abbattuta ieri sulla penisola dello Yucatan e rischia di colpire a breve le piattaforme della messicana Pemex nella baia di Campeche, mentre al largo nell’oceano Atlantico e diretti per ora verso le Bermuda ci sono Igor e Julia, uragani di categoria 4 (su una scala che arriva al massimo a 5): un’accoppiata che secondo i meteorologi non si osservava dal 1926. A orientare al ribasso i mercati petroliferi possono aver contribuito anche il rallentamento della produzione industriale americana e il rafforzamento del dollaro dopo l’intervento sullo yen della banca centrale giapponese. Balza agli occhi, tuttavia, il sollievo con cui i trader hanno accolto l’ipotesi – tutt’altro che sicura – di una riapertura tra pochi giorni della linea 6A del Lakehead Pipeline System, tra il Wisconsin e l’Indiana. Ad accendere l’entusiamo è stata la dichiarazione di un funzionario della Pipeline and Hazardous Materials Safety Administration (Phmsa), agenzia che fa capo al dipartimento dei Trasporti Usa. «Non vediamo nessuna ragione perché la linea rimanga chiusa mentre investighiamo le cause della perdita», ha detto Carl Griffits alla Bloomberg, prevedendo un rientro in funzione «entro la fine della settimana». Enbridge, che martedì ha completato la riparazione della falla, non ha però indicato alcuna data per la riapertura del flusso. E la stessa Phmsa ha corretto il tiro dopo le parole di Griffits, precisando che l’ente non darà via libera «finché Enbridge non avrà ottemperato a tutte le regole volte a proteggere la sicurezza delle persone e dell’ambiente circostante». Dal punto di vista dei rifornimenti di greggio, l’area ha intanto reagito meglio del temuto: dalle statistiche settimanali dell’Energy Information Administration (Eia) si evince che le raffinerie hanno compensato la riduzione di un terzo delle forniture canadesi con un aumento dell’import da altri paesi e con un maggiore ricorso alle scorte, che sono diminuite di 2,5 milioni di barili. Nonostante un rallentamento delle raffinerie (l’utilizzo della capacità è sceso dall’88,2 all’87,6%) sono calati anche gli stock di prodotti: -694mila barili le benzine e -340mila i distillati, la cui discesa è però da attribuire soltanto a un boom – insolito per metà settembre – dei consumi di gasolio da riscaldamento. Le scorte di quest’ultimo sono scese di 1,5 milioni di barili, mentre quelle di diesel a basso contenuto di zolfo, ad esempio, sono aumentate di 2,1 mb.