Natalia Aspesi, la Repubblica 16/9/2010, 16 settembre 2010
LA DONNA DELL’ONOREVOLE
Ma non basta una collanina, qualche bigliettone, un bilocale, una boutique? È proprio necessaria una carica partitica, politica, istituzionale, parlamentare, governativa? Sono così mal ridotti gli uomini di potere da dover acquistare sesso a un prezzo così esagerato? Esagerato non per loro, certo, che anzi se la cavano gratis: diciamo per il Paese che già ne paga anche troppi. È probabile che le poche signore inserite nella vasta rete dei (quasi sempre) piccoli poteri pubblici, siano del tutto irreprensibili e che le leggende a loro riservate di vite precedentemente porchissime siano dovute all´invidia di quelle che, pur affrontando stoicamente gli sbandamenti sessuali di ingordi e frettolosi boss, a loro volta messi lì per meriti speciali tipo servilismo, più che una comparsata in una brutta fiction non hanno ottenuto: dopo tanta fatica!
Comunque l´insultante constatazione della puttaneria femminile è partita dal Parlamento stesso, addirittura dalla maggioranza; l´onorevole finiana Napoli per non escludere addirittura che «senatrici o deputate siano state elette dopo essersi prostituite» (seguono furibonde proteste); l´onorevole berlusconissimo Stracquadanio per sostenere, legittimamente, che «è assolutamente legittimo usare il proprio corpo per fare carriera».
E qui non si capisce tanto clamore sdegnato, visto che almeno per quel che riguarda le donne, per secoli non hanno avuto altra merce di scambio, non solo per ottenere prebende, ma anche solo per sopravvivere, che la loro bellezza e giovinezza, più l´intelligenza, tenuta ben nascosta, per potersene servire al meglio. Non si vorrebbe fare cultura, si sa quanto antipatica, ma come non citare (da "Amanti e regine", di Benedetta Craveri) il giurista francese Jean Bodin che nel 1586 riteneva che le donne «dovessero essere tenute lontane da tutte le magistrature, i luoghi di comando, i giudizi, le assemblee pubbliche e i consigli, perché si occupassero solo delle loro faccende donnesche e domestiche»?
Tra la fine dell´800 e l´inizio del ‘900, quando l´Italia era nata da poco, la scienza fu chiamata a sancire l´inferiorità delle donne perché la smettessero di avere pretese e volersi immischiare in cose da uomini. Il progressista Lombroso nel suo immenso saggio (1893) «La donna delinquente, la prostituta e la donna normale» sosteneva che quella normale «ha molti caratteri che l´avvicinano al selvaggio, al fanciullo e quindi al criminale: irosità, vendetta, gelosia, vanità». D´altra parte, essendo buona parte delle nuove ragazze della politica molto carine, si potrebbe dubitare della loro probità, visto che avendo Lombroso attentamente studiato un gruppo di donne oneste, «io ne rinvenni 37 con nei e barba, 34 con mandibole voluminose, 9 con il tipo completo degenerativo». Anni fa Repubblica fece una inchiesta molto ardita, intitolata "Belle e Intelligenti", in tempi in cui ancora le belle dovevano essere oche e in compenso alle brutte era accordata l´intelligenza. Si scoprì che una moltitudine di bruttine erano anche sciocche e che certe belle erano intelligentissime, tanto da apparire oche per potersi aggiudicare uomini importanti che temevano qualsiasi pensiero dentro una bella testa di capelli.
Adesso forse si esagera pensando che le belle del Parlamento o altro luogo di potere debbano anche per forza essere intelligenti. Basta che siano femmine ubbidienti e devote, come dimostrano quotidianamente, soprattutto quando tutte carine cianciano in televisione. Però il problema è che la massa maschile che si è intrufolata ovunque ci siano bottoni da manovrare, non sarà andata a letto con chi conta (Mah?), ma oltre ad essere ubbidiente e devota, e spesso tonta, è anche orribile, puro Cafonal!