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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

DA ICONA DEI MEDIA A NEMICO GIURATO DI STAMPA E TELEVISIONE —

Ci fu un tempo in cui Nicolas Sarkozy adorava i giornalisti. Quando era ministro e candidato presidente, il rapporto era sereno, talvolta complice, spesso alimentato da reciproco interesse. Lui aveva bisogno di consenso, se lo guadagnava con intelligenti provocazioni e dando del tu. Per i giornalisti era la novità più interessante nel panorama politico, non solo francese. Un viaggio con Sarkozy era una divertente immersione totale nei tic, nelle debolezze, soprattutto nelle idee forti del personaggio.
Conquistato il potere, sembra che Sarkozy lo ritenga minacciato proprio dai media che — direttamente o meno — lo hanno aiutato a conquistarlo, regalandogli prime pagine e copertine a ritmo ossessivo e corroborando le immagini che hanno fatto la sua fortuna: Supersarko, Speedysarko, Iperpresidente e così via. L’idillio è finito quasi subito, sotto una coltre di sospetti, pressioni, scontri personali, ingerenze. Forse è finito la sera stessa delle elezioni, quando cominciò a gonfiarsi il gossip sulla prima moglie Cécilia che non lo aveva nemmeno votato, sui festeggiamenti al Fouquet’s con il bel mondo parigino e sul weekend a bordo dello yacht del finanziere Vincent Bolloré. La guerriglia è cominciata attorno alla vita privata. Con l’arrivo di Carla Bruni all’Eliseo, è esplosa.
Sarkozy si è difeso da curiosità persino morbose che hanno scandagliato la sua vita e quella della moglie (esaltata come cantante, bistrattata come donna, e forse sarebbe meglio il contrario) dimenticando che l’esposizione del privato era stata una delle chiavi del successo. Reazione a volte giustificata, più spesso eccessiva, come quando dovette fare Bettencourt-Woerth è un prodotto del giornalismo online, in cui tutti hanno pescato a piene manie Sarkozy quasi nulla ha potuto per arginarlo. Salvo tentativi maldestri, rammendi peggiori del buco, che hanno avuto un effetto corroborante per i media: sentendosi minacciati, si sono difesi attaccando. Possibile che Supersarko non l’abbia capito? le valigie il direttore di Paris Match per aver fatto uno scoop, pubblicando in copertina Cécilia Sarkozy con il suo amante e futuro marito.
Dal privato, la guerriglia ha invaso la sfera della politica, dell’azione di governo, degli scandali di natura ben diversa dal gossip: un ambito in cui la difesa del privato non regge ai diritti dell’opinione pubblica. E lo scontro fra giornali e potere si è fatto più aspro.
Licenziamenti imposti o ispirati, sostituzioni pilotate di star dell’informazione televisiva per interviste sgradite, pressioni sugli editori, inchieste dei servizi segreti, ingerenze sugli organigrammi delle tv e tentativi di condizionamento delle proprietà dei giornali, come nella fase di ricapitalizzazione di Le Monde: fino all’episodio delle ultime ore, l’intervento dei servizi segreti per scoprire la fonte di un giornalista di Le Monde, impegnato a raccontare l’affare Bettencourt, lo scandalo che vede coinvolti per presunto favoritismo fiscale e conflitto d’interessi l’ereditiera de L’Oréal e il ministro del lavoro Woerth, ex titolare delle finanze, nonché tesoriere del partito di Sarkozy.
L’Eliseo ha smentito l’ intervento, ma è difficile credere che il responsabile della polizia nazionale, amico intimo del presidente, abbia agito per capriccio, e ancora meno credere che il funzionario ritenuto responsabile della fuga di notizie sia stato mandato «in missione» alla Cayenna perché preferiva vivere ai tropici. Il caso è anche un conflitto paradossale sull’interpretazione di una legge del gennaio scorso, che solennemente tutela le fonti dei giornalisti nell’esercizio della loro «missione d’informazione del pubblico». Le Monde si appella a questa legge. La polizia al dovere di tutelare le istituzioni dalla fuga di notizie nel momento in cui un funzionario rivela dossier classificati.
D’altra parte, Sarkozy è anche il presidente che ha lanciato due misure faro nel campo dell’informazione: la restrizione della pubblicità nel servizio pubblico televisivo (scontrandosi con il presidente di France Télévision che si opponeva) e gli stati generali dell’informazione per il sostegno e il rilancio della stampa scritta. E’ anche il presidente che ha difeso il diritto di satira all’epoca delle vignette su Maometto e che volentieri si offre alle domande in diretta televisiva sulla sua politica e sulla situazione della Francia.
Soprattutto è il presidente al quale la stampa non ha più perdonato nulla: ha denunciato sia gli errori politici (come nel caso della nomina del figlio alla presidenza della Défense, il quartiere degli affari di Parigi) sia le ingerenze. Gli attacchi più pesanti sono arrivati, come è ovvio, dai media più vicini all’opposizione, ma nemmeno il moderato Le Point o lo schierato Figaro hanno risparmiato critiche all’Eliseo. Lo scandalo Bettencourt-Worth è un prodotto del giornalismo online, in cui tutti hanno pescato a piene mani e Sarkozy quasi nulla ha potuto per arginarlo. Salvo tentativi maldestri, rammendi peggiori del buco, che hanno avuto un effetto corroborante per i media: sentendosi minacciati, si sono difesi attaccando. Possibile che Supersarko non l’abbia capito?
Massimo Nava