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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

CROPPI: «CON LA RASSEGNA SU VAN GOGH POTREBBERO FINIRE LE GRANDI MOSTRE»

Alla presentazione della mostra su Van Gogh, che si aprirà l’8 ottobre al Vittoriano, l’assessore capitolino alla Cultura Umberto Croppi ha lanciato un nuovo grido d’allarme: «La rassegna su Van Gogh potrebbe essere l’ultima grande mostra». E questo perché, in base alla legge finanziaria, nel 2011 le amministrazioni pubbliche, o le società partecipate, non potranno spendere per mostre e pubblicità più del 20 per cento di quanto già investito nel 2009. Spiega Croppi: «Il Vittoriano, il Palazzo delle Esposizioni, i Musei Capitolini, il Macro dovranno prevedere una fortissima riduzione di budget. E, in poche parole, smettere di fare le mostre. A meno che la norma non venga modificata entro pochi giorni». Arriva Van Gogh e lancia la sfida a Caravaggio. O almeno è quanto si augurano gli organizzatori della mostra al Vittoriano, che dall’8 ottobre al 6 febbraio presenta «Vincent van Gogh. Campagna senza tempo-Città moderna», con una settantina di opere del maestro olandese e una trentina di grandi pittori che lui ha ammirato o con i quali ha lavorato, come Millet e Pissarro, Cézanne e Gauguin. «Abbiamo portato a buon fine un sogno nel cassetto», ha detto Alessandro Nicosia presidente di Comunicare Organizzando, che ieri ha anticipato la mostra nei saloni del ministero dei Beni culturali. È stato il sottosegretario Francesco Giro a ricordare gli oltre cinquecentomila visitatori della recente esposizione di Caravaggio alle Scuderie del Quirinale, un record al quale van Gogh potrebbe avvicinarsi. «Hanno entrambi il fascino di pittori maledetti e in più van Gogh è molto amato dai giovani. Il Vittoriano per tutta la durata della mostra diventerà un museo dei musei e la città, per i 150 anni dell’Unità d’Italia e i 140 di Roma Capitale sarà protagonista mondiale dell’arte».
Con un allarme, però, lanciato per l’ennesima volta dall’assessore capitolino alla cultura Umberto Croppi: «La rassegna dedicata a Van Gogh potrebbe essere l’ultima grande mostra». E questo a causa dell’entrata in vigore del provvedimento contenuto nella legge finanziaria secondo cui nel 2011 le amministrazioni pubbliche, o le società partecipate, non potranno spendere più del 20 per cento per mostre e pubblicità di quanto già investito nel 2009. «Ciò significa - ha spiegato Croppi - che il Vittoriano, il Palazzo delle Esposizioni, i Musei Capitolini, il Macro, ma anche la Triennale di Milano dovranno prevedere una fortissima riduzione del loro budget. Significa, in poche parole, smettere di fare le mostre. Ameno che la norma, una svista evidente, non venga modificata entro pochi giorni». Giro ha promesso che si adopererà «per far correggere alcune incoerenze contenute nella norma complessiva, quelle relative a una regola che impedirebbe ai Comuni di sponsorizzare le mostre. E immagino che lo dovremo fare rapidamente».
Intanto al Vittoriano arrivano dai musei di tutto il mondo e da molte collezioni private le opere, a cominciare da quelle realizzate nei primi anni Ottanta dell’800, quando abbandonata l’idea di diventare predicatore come il padre, Van Gogh decise di dedicarsi alla pittura «non per dare piacere a un certo gruppo ma per esprimere un giusto sentimento umano», come confessò a se stesso. Ci sono in questi primi lavori, i colori smorti della campagna olandese, tutta una sinfonia di bruni per raccontare la vita dei contadini, i loro casolari con i tetti di paglia ricoperti di muschio e i pavimenti di terra battuta che lui paragonava a nidi d’uccello, considerandoli la dimora ideale per una famiglia felice. Sono i lavori forse meno conosciuti. Ma non mancano quelli dipinti a Parigi e nel sud della Francia, con l’esplosione dei gialli dorati, degli azzurri mediterranei, dei verdi in tutte le sfumature. L’attenzione dei curatori, guidati da Cornelia Homburg, si è tuttavia concentrata su un aspetto inedito: le due inclinazioni contraddittorie che spesso guidarono il pittore nella scelta dei soggetti. Da una parte l’amore per la campagna come ambiente fisso e immutabile, dall’altra il legame con la città, centro della vita moderna e del suo rapido movimento. «Non ci sarà il Van Gogh dei Girasoli e delle nature morte - ha annunciato Homburg - ma, accanto a lavori usciti per la prima volta dalle collezioni private, non mancheranno opere celeberrime». Come l’autoritratto con il cappello, proveniente dal Rijksmuseum di Amsterdam, che è stato anche scelto come immagine pubblicitaria della mostra. Tra le novità, la collaborazione di Giordano Bruno Guerri, che per l’occasione passa dal Vittoriale, di cui è presidente, al Vittoriano. Con l’incarico di organizzare tre dibattiti e tre cineforum.
Lauretta Colonnelli