Luigi Offeddu, Corriere della Sera 14/09/2010, 14 settembre 2010
ARRIVA IL TETTO EUROPEO AI PAGAMENTI IN RITARDO: DOPO 60 GIORNI MORA DELL’8% —
Chi tiene all’onore paga i propri debiti, dicevano i perbenisti di altri tempi. Ma se all’onore non tiene poi tanto? O se è in bolletta cronica, come succede a molte amministrazioni pubbliche?
Allora il debitore non paga mai, rinvia all’ infinito. E il creditore, in questo caso le piccole e medie imprese, soffre. In Italia si sfondano i 60, i 90 giorni, i 180 giorni, in Grecia o in Portogallo anche peggio. Ora, però, per tutta la Ue qualcosa dovrebbe cambiare: ieri la Commissione Europea ha raggiunto l’accordo con l’Europarlamento e con il Consiglio dei ministri Ue per il varo della direttiva contro i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Lo spartiacque verrà fissato ai 60 giorni, e non saranno ammesse deroghe: dal sessantunesimo giorno in poi, sul debito della pubblica amministrazione "morosa" verranno calcolati interessi dell’8%. Secondo i calcoli svolti negli uffici del vicepresidente della Commissione e commissario Ue all’Industria Antonio Tajani, che ha seguito il dossier, il provvedimento dovrebbe sbloccare una liquidità pari ad almeno 180 miliardi in tutti i 27 Paesi: e si spera che siano proprio le piccole e medie imprese, in genere quelle più "bistrattate" dalla pubblica amministrazione, a beneficiarne.
La direttiva riguarderà anche le unità sanitarie locali, gli ospedali e ogni altra branca della sanità pubblica. Il Parlamento Europeo esprimerà il suo voto nella seduta plenaria di ottobre. Poi, visti i tempi della cose europee, ci vorranno un paio d’anni perché il provvedimento entri in vigore.
Il negoziato per arrivare all’accordo è stato tutt’altro che facile. La Commissione Europea premeva all’inizio perché il limite di "morosità" fosse fissato ai 30 e non ai 60 giorni. Mentre i governi premevano per ottenere deroghe. E come al solito su questi argomenti, i ministeri del Tesoro pigiavano sul freno, mentre quelli dell’Industria pestavano sull’acceleratore a nome delle imprese. Ancora all’ultima riunione di Bruxelles fra i rappresentanti permanenti (o ambasciatori) dei vari Paesi presso la Ue, 4 Paesi hanno votato contro la direttiva: Germania, Italia, Lituania, Portogallo. La Gran Bretagna, no. Forse perché il suo governo promette di saldare entro i 10 giorni le sue bollette. Ma nessuno è perfetto: dicono le statistiche che, in un caso su tre, la promessa non viene mantenuta.
Luigi Offeddu