Varie, 15 settembre 2010
COLOMBO Daria
COLOMBO Daria Verona 13 aprile 1955. Giornalista. Scrittrice. È sposata con Roberto Vecchioni • «[…] Ha scritto Meglio dirselo, romanzo familiare e familista che inverte e rivoluziona molto di quello che la sua generazione— quella del ’68— ha conquistato, insegnato e predicato. […] Fra i tanti lavori che ha fatto con successo, quello che preferisce è sicuramente il mestiere di moglie e madre. Le è riuscito bene, anche se non si è mai liberata da un pesante fardello di ansia. “Con Caterina, la prima figlia, ero divorata dalle preoccupazioni, con il secondo, Arrigo, è andata già meglio, con Dodi, il terzo, mi sono tranquillizzata. Abbastanza” […] è una donna rocciosa. Chi segue la politica la ricorda alla guida del movimento dei girotondi, quello che poi “venne consegnato bello e confezionato a Nanni Moretti […] Adesso penso che avesse ragione lui. Io ho sempre detto che quel movimento non doveva essere inteso contro i partiti. Ora penso che i partiti non cambieranno mai. Speravo che il Pd di Bersani riuscisse ad essere diverso, lui si era impegnato con me a tener conto dell’associazionismo, a dare una svolta davvero innovativa al modo di fare politica. E invece siamo rimasti inchiodati al secolo scorso. E ha ragione Nanni Moretti: non cambieranno mai […] Sono stata una bella donna, ma alla bellezza che gli altri mi attribuivano si è sempre accompagnata un’insicurezza profonda. […]” […].La famiglia Vecchioni vive nella Milano storica e di moda, non lontano da corso Garibaldi e da Brera. “Adoro Milano. O meglio adoravo la Milano colta e nello stesso tempo popolare, quella di alcuni decenni fa. Poi quando è diventata da bere, è cominciato il declino, e oggi è una città sonnolenta, con poche suggestioni. Parafrasando Elio Germano, potrei dire che i milanesi sono grandi persone, nonostante la loro classe dirigente. Quando possiamo scappiamo a Desenzano, sul lago” […] Edoardo è l’amore difficile della famiglia, un bel ragazzo con una malattia da sconfiggere: è stata già vinta più di una battaglia contro la sua sclerosi multipla, c’è da vincere la guerra finale. […] Daria racconta di un’infanzia severa, che la ha rubato a lungo la capacità, più che la voglia, di sorridere. Genitori adorati ma austeri, la malattia della madre […] il recupero del rapporto con il padre […] “Poi ho imparato a non disprezzare le cose futili, quelle che sembrano sciocche. Ho imparato a fare le imitazioni” […]» (Corrado Ruggeri, “Corriere della Sera” 27/6/2010).