Varie, 15 settembre 2010
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Bortolotti Enzo
• Modena 26 marzo 1957. Politico. Leghista. Sindaco di Azzano Decimo (Pordenone) • «Aveva dato ordine di contarli […] spedendo i messi comunali casa per casa. Il primo censimento di islamici di cui l’Italia abbia memoria. “Non capisco perché mi abbiano fermato, l’Istat conta o no gli italiani?”. Comunque sia, non s’è dato per vinto e s’è inventato un altro sistema di calcolo: “Ho preso i dati dell’Anagrafe sugli stranieri e, atlante alla mano, ho tolto i popoli cattolici. Di musulmani ne sono rimasti 1.500, vuol dire un abitante su dieci. Troppo”. È per questo che […] ha trasformato la sua cittadina al confine fra Friuli e Veneto in un bunker a prova di straniero. Lui che è sposato con la bella moldava Stella ai forestieri ha vietato tutto: burqa, roulotte, piatti tipici, bancarelle al mercato e perfino i servizi sociali. “Se vengono qui, devono rispettare la nostra legge”, tuonava dal consiglio comunale. Fino a quando quella legge s’è rivoltata contro di lui. I suoi vigili in divisa l’hanno pizzicato a tutta velocità mentre tornava a casa. Autovelox, foto e multa. Una manciata di euro. Spiccioli per uno che di mestiere fa il dentista e accumula cariche: è sindaco, consigliere provinciale e vicepresidente di Autovie Venete, la ricca concessionaria autostradale dell’A4. Eppure niente, lo sceriffo non ha pagato. Che sarà mai? “Ho fatto ricorso, come un normale cittadino. È una questione di principio”, si difende. Come le accuse di peculato seguite a ruota. Telefonate in mezzo mondo dal cellulare di servizio. Altra grana giudiziaria. Al punto che i giudici l’hanno sospeso, ritirandogli la fascia tricolore. […] È bastata una multa rosa per perdere tutto. Proprio come le sue, quando impose il divieto di burqa e cominciò a fermare le donne a passeggio. Intervennero tutti. Dal prefetto al parroco. La Regione s’offrì di rimborsare l’avvocato a chi s’era visto recapitare la contravvenzione. Ma lui andò avanti. Per cacciare i rom dalle sue strade s’inventò un nuovo cartello: divieto di sosta per camper e caravan. E proibì pure i cibi etnici. Per ottenere la licenza di un ristorante cinese, arabo, indiano, perfino messicano, ad ogni ricetta esotica in menù deve corrispondere almeno un piatto locale. Così nell’unico chiosco di kebab hanno finito per vendere la piadina romagnola. Alla faccia dell’antica dominazione veneziana, nemmeno bifore e archi l’hanno mai convinto. Gli ricordano troppo le moschee, gli imam e la preghiera rivolti a La Mecca. Ha dormito per mesi con l’incubo che un minareto rovinasse il suo skyline. E ha finito per bandire dal piano regolatore gli “edifici orientaleggianti”, formula che nemmeno lui sa bene cosa significhi. “Non voglio palazzi diversi dai nostri”, spiega incerto. Perché per lui architettura e religione sono una sola. Quando al telegiornale sentì che qualcuno contestava il crocifisso in classe, andò alla finestra e guardò il campanile di quasi 80 metri che domina la pianura friulana, simbolo del paese. Poi diede ordine di comprare le croci a spese del Comune da piazzare in tutte le scuole. Di notte cambia volto. Indossa il giubbotto verde ed esce in ronda. Perché, neanche a dirlo, da quelle parti i vigilantes sono pionieri d’Italia. Li arruolò lui stesso per proteggere la notte azzanese da prostitute, droga e criminali. Già, ad Azzano, dove un musulmano uccise davvero. Sgozzò la figlia Saana, che a 18 anni s’era innamorata di un italiano. […] La giunta che governa al suo posto ha applicato l’ordinanza anti-welfare: “Il permesso di soggiorno può essere rinnovato solo se dimostri di avere di che vivere, per cui se chiedi un contributo te... beh, ne devi andare”. […]» (“L’espresso” 18/3/2010). PAROLE CHIAVE Sindaci Lega Immigrati