Leonardo Martinelli, Il Sole 24 Ore 15/9/2010, 15 settembre 2010
BANDO TOTALE AL BURQA, LA FRANCIA TIRA DRITTO
«Vivere la repubblica a viso scoperto è una questione di dignità e di eguaglianza». Con queste parole una donna, Michèle Alliot-Marie, ministro della Giustizia, ha difeso ieri dinanzi al senato la nuova legge che proibisce il velo islamico integrale sul territorio francese. Il testo è stato approvato in serata, per una volta senza troppe polemiche. La Francia è il primo paese in Europa ad agire in questo senso con un provvedimento assai «drastico».
Il primo a chiedere un intervento del genere, l’anno scorso, era stato in realtà un parlamentare comunista, André Gerin, allora sindaco di Vénissieux, periferia popolare di Lione. Sempre più preoccupato nel vedere donne indossare il burqa o il niqab (altra versione del velo integrale, che lascia solo gli occhi scoperti) nei mercati del suo comune, aveva proposto il divieto assoluto. Vari esponenti dell’Ump, il partito di centro-destra, quello di Nicolas Sarkozy, lo avevano appoggiato. Lo stesso presidente lo aveva detto chiaramente: «Il burqa non è il benvenuto sul territorio della repubblica». In pochi mesi si era arrivati al progetto di legge. Che, ieri, è stato approvato definitivamente al senato con 246 voti a favore e uno solo contrario. Perfino 46 socialisti sui 116 presenti in quell’assemblea (il Ps è il primo partito di opposizione) hanno detto di sì. Gli altri hanno seguito le indicazioni fornite dai dirigenti della loro formazione, astenersi. Il partito socialista, in effetti, aveva presentato un emendamento, rigettato, con il quale chiedeva di limitare la proibizione ai soli uffici dell’amministrazione pubblica. La nuova legge, invece, va molto al di là. Il divieto riguarda lo «spazio pubblico», che significa strade, mezzi di trasporto, parchi, bar, negozi. E pure scuole, ospedali, uffici pubblici. Il testo, in realtà, non cita mai il burqa ma «la dissimulazione del volto». Le forze dell’ordine procederanno a una multa di 150 euro a carico delle donne che continueranno a indossare il velo integrale. In alternativa o in aggiunta, secondo i casi, dovranno anche seguire corsi di educazione civica «dove imparare i valori fondamentali della repubblica francese». Quanto agli uomini che imporranno alla donna il burqa, rischieranno un anno di carcere e il pagamento di un’ammenda di 30mila euro.
La legge, comunque, non entrerà in vigore immediatamente, ma solo nella primavera del 2011, dopo sei mesi di «preparazione pedagogica». E, anche successivamente, i poliziotti non potranno mai imporre per strada alle donne multate di mostrare il volto. Non solo: un ricorso in merito è già stato presentato al Consiglio costituzionale, che lo esaminerà da qui a un mese. Potrebbe bloccare il provvedimento e chiedere ai parlamentari di ritornare al lavoro per effettuare variazioni rispetto al testo attuale. Intanto si temono pure ricorsi contro la Francia presso la Corte europea dei diritti umani. Potrebbe essere chiamata a pronunciarsi su una possibile discriminazione di tipo religioso. Si temono, inoltre, ripercussioni sui rapporti fra i paesi arabi e la Francia. Negli ultimi mesi gli ambasciatori francesi presenti nell’area hanno cercato di spiegare (e forse giustificare) la volontà di Parigi. Secondo le stime attuali, comunque contestate da più parti, sarebbero 1.900 le donne che indossano il burqa o il niqab in Francia. Molte fanno riferimento al movimento salafista, che ha già fatto sapere di non voler rispettare la nuova legge e di sfidare apertamente le autorità. Questo potrebbe provocare non pochi problemi alle forze dell’ordine, tanto più che il grosso di queste donne si concentra in quartieri già a rischio, nelle periferie di Parigi e delle grandi città.
Consensi in Italia
Il provvedimento francese ha incassato opinioni favorevoli in Italia. Il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, si è dichiarata favorevole a una legge che vieti il burqa. «La Lega presenterà una proposta di legge identica a quella approvata oltralpe», ha affermato Marco Reguzzoni, capogruppo della Lega alla Camera. Annuncio analogo è arrivato anche da Daniela Santachè, sottosegretario all’Attuazione del programma.
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