John Hooper, Riazat Butt, Rory Carroll e Xan Rice, il Fatto Quotidiano 15/9/2010, 15 settembre 2010
OH. MIO DIO!
Dorcas Gichane percorre a passo svelto per le strade del centro di Nairobi intorno a mezzogiorno, ora di punta per il traffico. Come centinaia di altri fedeli kenioti, approfitta della sua pausa pranzo per raggiungere la basilica cattolica della Sacra Famiglia. Alcuni fedeli attendevano l’inizio della messa curiosando in libreria. Altri recitavano una breve preghiera nella “sala dell’adorazione” dove era appeso un poster che ritraeva Gesù e i suoi discepoli, tutti neri. Dopo aver inviato un breve sms ad un’amica, Gichane, broker di assicurazioni elegante e dall’aspetto molto curato, svanisce nella cattedrale di cemento elevata al rango di basilica nel 1982. Dalle colonne pendono alcuni televisori a schermo piatto. Appoggiati alle pareti diversi tamburi. Gichane è cattolica come il 25% della popolazione del Kenya. Ogni giorno va a messa e la domenica mattina può scegliere tra una delle cinque chiese dove la messa viene celebrata in inglese o in Kiswahili.
Il bisogno di fede resta
forte nel mondo
“MOLTI KENIOTI hanno frequentato scuole cattoliche ed è lì che inizia il nostro percorso nella fede”, dice. “Inoltre moltiospedalisonofinanziatidallaChiesa”. L’arcivescovo di Nairobi, il cardinale JohnNjue,offreunaspiegazionepiùspirituale: “John S. Mbiti, uno studioso nato in Kenya, ha detto che gli africani sono notoriamentereligiosi.Equestoèvero.Non è una cosa imposta dall’esterno. La fede è un dato naturale. I missionari non ci hanno portato Dio, ma un diverso rapporto con Dio”. In Africa l’idea di cattolicesimo prevalente in Europa occidentale – vale a dire l’idea di una religione reazionaria e in declino – appare incomprensibile. “La chiesa è aperta”, protesta Gichane. In Nigeria l’arcivescovo Matthew Ndagosa di Kaduna osserva un orizzonte che farebbe morire di invidia i prelati occidentali. “Le chiese sono piene. I giovani vanno in chiesa”. L’esperienza africana mette in luce alcuni aspetti che corrono il rischio di essere ignorati nella polemica sulla visita di Papa Benedetto XVI nella sempre più laica Gran Bretagna. Uno di questi aspetti è che, mentre i cittadini dell’Europa occidentale abbandonano la religione, questo non avviene nel resto del mondo. NonpossiamoaffermarecheimusulmanisistianoallontanandodaAllah.GliStatiUnitirestanounPaeseprofondamente religioso. Nei Paesi ex comunisti dell’est europeo milioni di persone hanno riabbracciato la religione ortodossa. E in moltepartidell’Asia,ilcetomedioemergente trova proprio nella religione il contrappeso spirituale del benessere materiale appena conquistato.
Meno sacerdoti nel
Vecchio Continente
SECONDOilWorldChristianDatabasela percentuale della popolazione mondiale che professa una delle quattro principali fedi (cristianesimo, Islam, induismo e buddismo) ha subito un notevole incremento negli anni ’70 e da allora non ha mai smesso di aumentare. Nel 2005 la percentuale era del 73%. Forte nei Paesi in via di sviluppo dove elevato è il tasso di natalità, il cattolicesimo ha ottenuto risultati egregi. Secondo le stime il numerodeicattolicibattezzatihatoccato1 miliardo e 166 milioni alla fine del 2008 con un incremento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. Certo è discutibile il metodo seguito dalla Chiesa cattolica secondocuichivienebattezzatorimane cattolico per sempre, ai fini statistici. Ma adottando altri sistemi di rilevamento nonsipuònegarecheilcattolicesimosia in espansione. Continua ad aumentare il numero dei sacerdoti cattolici che alla fine del 2008 erano quasi 410.000. Ma mentrenel2008ilnumerodegliaspiranti al sacerdozio è cresciuto in Africa, Asia e Oceania ed è rimasto stabile nel continenteamericano,èdiminuitodel4%in Europa. Qui veniamo alla sfida principale del cattolicesimo: la secolarizzazione del vecchio continente. Era questo il problema che più assillava cinque anni fa i cardinali riuniti in conclave a Roma per eleggere il successore di Giovanni Paolo II. Decisero che il più indicato ad affrontare il problema fosse il collaudato collaboratore del Pontefice appena deceduto, Joseph Ratzinger. A cinque anni dalla elezione di Benedetto XVI, per il Vaticano la situazione della Chiesa cattolica in Europa perè è diventata un incubo. Una serie di scandali che hanno visto coinvolti sacerdoti accusati di molestie e, a volte, di violenza carnale nei confronti di bambini ha indotto migliaia dicattolicieuropeiamettereindubbioo adabbandonarelafede.Leconseguenze sono visibili più che altrove in Germania, Paese natale del Pontefice. Secondo i dati pubblicati ad aprile di quest’anno dal quotidiano Die Welt, nella maggior parte delle diocesi il numero di cattolici che nel mese precedente avevano abbandonato la Chiesa era il doppio rispetto allo stesso mese del 2009. Ma lo scandalo pedofilia, a lungo tenuto nascosto, ha semplicemente accelerato una tendenzagiàincorso.LaChiesacattolicatedesca era in declino da anni: tra il 1990 e il 2008 il numero dei cattolici registrati era diminuito dell’11%. Sebbene il declino negli altri Paesi non possa essere quantificato con altrettanta precisione, alcuni segni sono inconfondibili: scarsa presenza alle cerimonie religiose, seminarisemivuoti.L’unicofattorecheharallentato questa deriva è stata l’immigrazione che in molte parti d’Europa è costituita da persone in larghissima misura cattoliche.InGranBretagnagliimmigrati provenienti dall’Europa orientale, dal Sud America e dall’Africa occidentale hanno riempito i banchi delle chiese. Ma l’esperienza svizzera fa capire che l’effetto immigrazione è temporaneo. Da uno studio condotto tre anni fa dal Schwizerisches Pastoralsoziologisches Institut è emerso che mentre nel 1970 quattro quinti degli immigrati erano cattolici,nel2000lapercentualeerascesa al 44%. Il dato va attribuito in parte al crescente numero di immigrati provenienti da Paesi non cattolici, ma riflette la tendenza, rilevata anche in altri Paesi, degli immigrati ad abbandonare la loro religione di origine quando si integrano nelle società europee sempre più secolarizzate.Assaidannosa,interminidinumero dei fedeli, è stata la silenziosa emorragia di milioni di cattolici la cui fede arrivata al punto di rottura per la contraddizione tra gli insegnamenti del Vaticano e la realtà di tutti i giorni.
Contraddizione tra
precetti e realtà
CHRISTIAN WEISNER del movimento progressista laico Wind Sind Kirch, la vede però in modo diverso. “I vertici della Chiesa hanno perso il contatto con la comunità ecclesiale”, sostiene. “Nonsitrattasolodisecolarizzazione.La Chiesa che ha perso il contatto con queste persone”. Weisner indica i due principali motivi di conflitto. Il primo fu creatonel1968dall’enciclicadiPaoloVI Humanae Vitae che proibiva il controllo delle nascite. “Ciò indusse molti cattolici, compresi diversi buoni cattolici, a prendere atto che la Chiesa non era dalla parte della gente”, dice Weisner. Il secondomotivodiconflittovaindividuato nell’atteggiamento nei confronti delle donne. Il Vaticano vieta ai sacerdoti si sposarsi e vieta alle donne il sacerdozio. Lo stridente divario tra il pensiero dei vertici della Chiesa cattolica e quello dei suoi fedeli emerse nel 1996 da uno studio americano sui cattolici degli Stati Uniti, delle Filippine e di quattro Paesi europei. In America e in tutti i Paesi europei, con l’eccezione della Polonia, la maggioranza era favorevolealmatrimoniodeisacerdotieal sacerdozio femminile. E il dato riguardava anchePaesiritenuticonservatoriqualil’Irlandael’Italia.InIrlandaildatoafavoredel matrimonio dei preti, l’82%, era il più elevatoinassoluto.InItaliail58%deicattolici si dichiararono favorevoli al sacerdozio delle donne. Le speranze di molti cattolici europei di un ripensamento della Chiesa su questi tem sono naufragate quando a marzo, quando sull’onda degli scandali sessualiuncardinalehadettocheforseera venuto il momento di rivedere la questione del celibato. Benedetto XVI ha replicato con un discorso che tesseva le lodi del celibato come “espressione del dono di sè a Dio e agli altri”.
Ratzingere e la teoria
della “minoranza creativa”
QUESTE PRESE di posizioni sembrano denotare un atteggiamento di indifferenza alla sensibilità di molti cattolici il cui attaccamento alla Chiesa è ormai appeso ad un filo. Ma, come dice Andrea Tornielli, autore di Attacco a Ratzinger, un pamphlet appenapubblicatosuBenedettoXVI,ilPapa “non pensa alla ri-cristianizzazione dell’Europa in termini di riconquista di tipo militare. Non è una questione di numeri”. Tornielli è convinto che per capire cosa pensa il Pontefice sia necessario riflettere su una frase da lui usata: “Minoranza creativa”. In un discorso pronunciato lo scorso anno, Benedetto XVI ha sostenuto che “sono generalmente le minoranze creative che determinano il futuro e, sotto questo profilo, la Chiesa cattolica deve accettare di essere una minoranza creativa che ha un patrimonio di valori che non appartengono al passato, ma rappresentano una realtà viva”. Alcuni sono convinti che il Papa voglia una gruppo di credenti più piccolo, ma teologicamente più omogeneo in attesa di tempi migliori. Vedendo la realtà in questi termini, la Gran Bretagna non è dopo tutto un luogo così ostile per il Papa. Il suo cristianesimo tradizionale si è già rivelato irresistibile per molti anglicani conservatori. E quando parla di minoranze creative, può anche darsi che pensi a gruppi come quelli di “Gioventù 2000”, che organizzò a Walsingham un meeting di 5 giorni di cattolici di età compresa tra i 16 e i 30 anni. All’evento parteciparono circa 1.000 persone che ebbero modo di parlare di Vangelo. Obiettivo dichiarato del gruppo è di “ricondurre” i giovani a Dio. Padre Stephen Wang, sacerdote londinese e preside del seminario di Allen Hall, dice che molti giovani cattolici “vogliono essere radicati nella fede cattolica”. Per le generazioni precedenti cresciute nella fede la sfida consisteva nel costruirsi un’identità laica. Per i giovani cattolici di oggi è vero il contrario.
A Città del Messico, all’interno della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe si vede un approccio meno intellettuale alla fede. I genitori di bambini malati, gli studenti che debbono sostenere un esame e i contadini che temono un cattivo raccolto fanno la fila davanti a una piccola scatola di stagno giallo nella cui fessura mettono la letterina ripiegata che chiede a Dio il miracolo . La Basilica apparentemente dovrebbe essere un motivo di consolazione perBenedettoXVI.Ogniannocirca20milioni di persone vengono qui per ammirare un telo sul quale sarebbe impressa l’immagine della Vergine Maria.
Il sindaco di Città del
Messico contro il cardinale
MA IN MESSICO ci sono i segni di ciò che il Vaticano teme di più: che l’erosione di cattolici in Europa altro non sia che l’inizio di un declino generalizzato. Il dominio della Chiesa vacilla. Dal Rio Grande fino alle Ande, le anime si allontanano dai precetti della Chiesa. Nel corso di un feroce polemica sulla legalizzazione del matrimonio gay e dell’aborto, il sindaco di Città delMessico,MarceloEbrard,hadenunciato il cardinale Juan Sandoval per diffamazione. Nel quartiere gay “Zona Rosa”, responsabile di una associazione civica che garantisce analisi gratuite per accertare la siepositività, Martin Luna, sembra riprendere le critiche care ai progressisti europei secondo cui “la Chiesa in tutti questi secoli non è cambiata”. Ma l’America Latina rimane anche fedele alla sua tradizione cattolica. Persino la retorica marxista di Hugo Chavez è cosparsa di riferimenti al cattolicesimo. L’aborto è illegale nella maggior parte dei Paesi. Ma la marea della secolarizzazione monta. Una popolazione sempre più urbana e istruita non si inginocchia più dinanzi al pulpito. Il presidente cileno Sebastian Pinera ha promesso maggiori diritti alle coppie omosessuali. Dilma Roussef, che ha buone probabilità di diventare ad ottobre il prossimo presidente del Brasile, è favorevole alla legalizzazione dell’aborto. Dice David Stoll, antropologodegliStatiUniti:“SefossiilPapa, l’AmericaLatinasarebbepermemotivodi grande inquietudine”.
Copyright The Guardian;
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto