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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

LA CLASSE DIRIGENTE? UNA QUESTIONE DI TETTE

Paolo Guzzanti vanta l’insolito primato: aver coniato un lemma che oggi corre sulla bocca di tutti, e senza di cui non è più possibile fare cronaca politica: “Mignottocrazia”. Ora, mentre divapano le polemiche su compravendita, prostituzione, ipotesi di baratto fra corpi e seggi, è impegnato in una corsa contro il tempo per consegnare alle stampe un pamphlet con lo stesso titolo, Mignottocrazia: esce in ottobre per Aliberti.

Senatore Guzzanti, perché non ha chiuso le bozze?

Vuole la verità? Ogni giorno salta fuori una notizia macroscopica sul tema, che mi costringe a riaprire i capitoli.

Ad esempio?

Ultima settimana tre volte: compravendita di deputati, dichiarazioni di Angela Napoli, esternazione di Giorgio Stracquadanio, che ha il merito, va detto, di far chiarezza.

Come ha impostato il suo pamphlet?

Il sottotitolo provvisorio, non so se diventerà definitivo, è: La sera andavamo a ministre.

Potrebbe non esserci perché si è pentito in corso d’opera?

Al contrario. Mi piaceva l’assonanza con La sera andavamo in via Veneto di Scalfari. Rende bene la bassezza di un’epoca, il dramma di una classe dirigente.

E perché non lo tiene?

Fra le ministre ci sono persone, come la Prestigiacomo, su cui potrei giurare, in fatto di estraneità alla mignottocrazia...

Com’è il sistema che ha definito con questa parola?

Semplice: la mignottocrazia è un sistema politico fondato sul sex appeal. Che oggi è diventato - attenzione, non solo nel centrodestra, come dimostrano tanti casi - un sistema di selezione delle classi dirigenti. In alcuni casi, purtroppo l’unico.

Da quando è così, se è così?

Ho avvertito che qualcosa era cambiato un giorno che, durante una convention di Forza Italia di quelle con i cieli azzurrini e le ragazze vestite con il tubino di Armani, ebbi definitivamente chiaro l’atteggiamento maschilista di Berlusconi.

Cosa accadde?

Nulla di clamoroso, per gli altri. Ma per me sì. L’incontro era finito, c’era una baraonda pazzesca, ci trovammo io e Berlusconi in mezzo a tanti corpi.

E...

E lui, gridando alleegramente mi disse: “Paoloooo! hai visto che pezzo di fica dietro di te? Perché non allunghi la mano e non le tocchi il culo?”.

Si potrebbe obiettare che non era la prima, e nemmeno l’ultima battuta.

Ma era gridata in pubblico, da un presidente del Consiglio. L’idea che un premier occidentale potesse esprimersi così era per me inconcepibile.

Lo conosceva già, e bene.

Non certo dall’infanzia. E c’è una differenza fra ciò che si può dire in privato, magari di dubbio gusto, e ciò che si può gridare in pubblico.

Craxi amava le donne....

Aveva delle pubbliche amanti, se per questo, come Anja Pieroni. So che aveva assediato anche delle giornaliste che lo intervistavano, al Raphael... Ma non avrebbe mai gridato dalla tribuna di un congresso, che gli piacevano le tette o le gambe delle donne socialiste.

Si dice: la differenza è che Berlusconi non è ipocrita in pubblico. Cosa risponde?

Che è un modo di pensare pericoloso. L’ipocrisia, in moltissimi casi, è un valore. Se io vedo una bellissima ragazza per strada, può passarmi per la mente di strapparle le mutande. Ma se lo faccio divento uno stupratore, non una persona... sincera.

Lei dice che Berlusconi porta questo elemento istitintivo ancestrale in politica...

Ho coniato il termine Mignottocrazia quando la sessualità di Berlusconi non era ancora tema di interesse nazionale. Ora sono convinto che per lui questo tratto sentimentale sia comune al privato e alla politica...

Cioè?

Berlusconi esalta la legittimità dell’istinto, ma la civiltà moderna è la fine dell’istinto. Con lo stesso slancio con cui vuole strappare le mutande alle ragazze che gli passano davanti, Berlusconi vuol strappare le mutande alla Costituzione.

Diranno: lei fa moralismo.

Ma io voglio essere moralista in questo. Lui è a suo modo un genio, un genio del male, perché è riuscito a imporre un passaggio di epoca alla politica italiana...

Però?

Però non si può accettare senza ribellarsi un sistema dove il sex appeal diventa criterio discriminante rispetto all’intelligenza.

È definitivamente acquisita questa mutazione?

Basta guardare il Pdl di oggi per capire che Berlusconi ha solo due modi per giudicare le donne: o belle mignotte in carriera, o brutte da segare.

Susciterà un altro putiferio.

Perché? Qualcuno nega che fra una graziosa troietta e una grassa geniale ci sia partita nel Pdl?

Lo negano le donne del Pdl

Non voglio polemizzare, con loro. Ma trovo ipocrita che nel Pdl in cui tutti si danno di gomito, quando c’è una nuova ragazza in carriera, le mie colleghe giochino al rito dell’indignazione.

Cosa pensa del caso Noemi?

Non so, quindi non ne parlo. Però ho letto che anche lei si aspettava una carica. E...

E cosa sa, invece?

So che Berlusconi prende le cotte, palpeggia, tocca, allunga le mani. Anche con gli uomini, e non certo per fini sessuali. So che persino Putin è furibondo perché lui lo tocca, ogni volta diventa pazzo.

Ma produce consenso?

La mignottocrazia ammicca agli elettori. Gli suggerisce l’idea: faccio quello che volete fare voi, quindi è giusto. Invece non lo è affatto, per questo la combatto.