Luigi Grassia, La Stampa 15/9/2010, pagina 80, 15 settembre 2010
Domande e risposte: I CARBURANTI - Come mai i benzinai volevano scioperare? Fino all’accordo di ieri hanno protestato (e potrebbero tornare a farlo) perché la via scelta dal governo e dalle compagnie petrolifere per ridurre nel medio-lungo termine i prezzi dei carburanti consiste nel tagliare il numero dei distributori
Domande e risposte: I CARBURANTI - Come mai i benzinai volevano scioperare? Fino all’accordo di ieri hanno protestato (e potrebbero tornare a farlo) perché la via scelta dal governo e dalle compagnie petrolifere per ridurre nel medio-lungo termine i prezzi dei carburanti consiste nel tagliare il numero dei distributori. Lamentano anche di esporsi a subire le continue critiche del pubblico per gli alti prezzi di benzina e gasolio mentre loro, in realtà, incassano solo il 3%, e devono pure condividere il carico delle promozioni. Perché si pensa di ridurre il numero dei benzinai? In Italia sono oggettivamente troppi: 24 mila contro 15 mila in Germania e 12 mila in Francia. I costi necessari a mantenere una rete così vasta si scaricano sul prezzo finale. Dovendosi dividere la torta in 24 mila, i benzinai italiani hanno un volume di vendite (il cosiddetto «erogato medio») molto basso rispetto alla media europea e per farli sopravvivere bisogna tenere alti i prezzi. Ovviamente questa è solo una concausa, e neanche la più grave: i carburanti costano caro soprattutto per via delle tasse. Com’è strutturato il prezzo di benzina e gasolio? In questo momento sulla benzina la componente fiscale (accise più Iva) grava per il 58% e la componente industriale per il restante 42%. Riguardo al gasolio le proporzioni rispettive sono 51% e 49%. Il margine lordo per le compagnie e i benzinai è di circa 14 centesimi al litro sulla benzina e 13 sul gasolio. Che cosa sono le accise? Sono delle imposte di produzione e vendita che sono state scaricate sui carburanti dal 1935 al 2004 per fronteggiare i costi di varie emergenze e non sono state mai abolite a emergenza finita. Continuiamo a pagare le accise sulla guerra di Abissinia del 1935, sulla crisi di Suez del 1956, sul disastro del Vajont del 1963, sull’alluvione di Firenze del 1966, sui terremoti del Belice nel 1968, del Friuli nel 1976 e dell’Irpinia nel 1980, sulle missioni militari in Libano nel 1983 e in Bosnia nel 1996 e sul contratto degli autoferrotranviari del 2004. L’accisa ordinaria e quelle straordinarie pesano su benzina e gasolio quasi quanto il prezzo industriale. E poi sulla somma di tutte queste voci si paga l’Iva del 20%, che dunque è anche una tassa sulla tassa. Perché le tasse sulla benzina sono così alte? Lo Stato italiano (storicamente) non è capace di lottare con efficacia contro l’evasione fiscale e così va a caccia di soldi dove è più facile. E sulla benzina e sul gasolio è facilissimo prelevare. Perché non si è già tagliato il numero dei benzinai? In realtà un calo c’è già stato: pochi anni fa i distributori di benzina in Italia erano più di 30 mila, ma i progressi sono stati lenti, perché si tratta di migliaia di lavoratori, e disporre di ammortizzatori sociali per loro non è facile - fra le motivazioni della protesta dei benzinai c’è il fatto che «con i soldi pubblici si finanzia la distruzione della nostra rete». Vari accordi a livello nazionale sono stati stipulati, l’ultimo ad aprile, ma realizzarli è stato difficile, perché la competenza sul settore spetta alle singole Regioni che ne hanno frenato l’attuazione per ragioni sociali oppure per incapacità di resistere alle pressioni locali. Che cosa si può fare intanto per ridurre i prezzi? Un’altra ragione per cui i costi al distributore sono più alti della media Ue è la minore diffusione degli impianti self-service, che fanno risparmiare sul personale. Al momento in Italia sono il 40% del totale, ma l’accordo firmato ieri prevede di portarli all’80%. Le associazioni di consumatori propongono anche una maggiore diffusione delle «pompe bianche» (distributori senza marchio che possono comprare sul mercato la benzina scegliendola dalla compagnia che la fa pagare meno) e dei distributori presso i supermercati con il marchio dei supermercati stessi, che possono fare grossi sconti (8-10 centesimi) per attrarre clienti presso il punto vendita. La benzina costa da noi più che nel resto d’Europa? Sì, e al di là delle oscillazioni temporanee nel prezzo industriale c’è uno zoccolo non comprimibile (finora) che corrisponde a circa 3 centesimi di euro per litro di benzina in più in Italia rispetto alla media europea. È vero che la benzina rincara subito col petrolio e scende piano se il greggio va giù? I consumatori lanciano sempre quest’accusa, i petrolieri si difendono, a volte, dicendo che i ritmi di acquisto e di vendita sono sfasati e, a volte, che bisogna guardare non al barile di greggio, ma alle quotazioni internazionali dei carburanti (Platt’s). Benzina e gasolio costano di più d’estate? In prossimità di vacanze estive e festività nazionali i consumatori denunciano i rincari e ogni volta le compagnie smentiscono che ci sia una correlazione.