MATTIA FELTRI, La Stampa 15/9/2010, pagina 4, 15 settembre 2010
Il pasdaran che imbarazza i berlusconiani - Il diavoletto che alberga nei radicali, e li spinge a essere più pannelliani di Pannella, non se ne va mai; e infatti, oggi che è berlusconiano, l’onorevole Giorgio Stracquadanio lo è più di Berlusconi e basterebbe una sola frase a inquadrare la carriera politica: «L’editto bulgaro? Non l’ho condiviso
Il pasdaran che imbarazza i berlusconiani - Il diavoletto che alberga nei radicali, e li spinge a essere più pannelliani di Pannella, non se ne va mai; e infatti, oggi che è berlusconiano, l’onorevole Giorgio Stracquadanio lo è più di Berlusconi e basterebbe una sola frase a inquadrare la carriera politica: «L’editto bulgaro? Non l’ho condiviso. La lista doveva essere più lunga». E così, per entrare nell’anima del personaggio, ecco il bignami: costi della politica? «Se lavorano e se si impegnano i parlamentari devono essere pagati di più». Le leggi ad personam? «Siamo favorevoli. Sono serissimo». Non è ancora stato nominato il successore di Claudio Scajola al ministero dello Sviluppo economico? «Colpa della Costituzione. E’ arretrata». E’ un po’ che Stracquadanio (51 anni, mai sposato, niente figli) fa conoscere la sua cifra ai palazzi romani, ma a Milano, dove nacque e crebbe, era già un veterano dei radicali a fine Anni Ottanta, quando ancora gli omologhi della capitale nemmeno sapevano come si scrivesse il suo nome. Cicciottello, già tirato a lucido come un «cumenda», fumava Marlboro col risucchio delle guance e si dava un gran daffare. Per di più, aveva la rara qualità di vantare un padre danaroso, un commercialista con studio in piazza San Babila, dove talvolta gli squattrinati radicali andavano a fare scorta di cancelleria. Fu lì, in quel turbinio di iniziative pannelliane, che Stracqua si imbatté nella fatal donna della vita sua: Tiziana Maiolo. Con lei (e i radicali) condusse battaglie antiproibizioniste e fece il glorioso ingresso alla Camera, da portaborse, quando venne eletta da indipendente di Rifondazione comunista, anno 1992. La svolta, per Stracqua, è però nel 1995: dal nulla s’inventò il «Comitato per il no», contro i referendum che avrebbero dovuto portare alla chiusura di Mediaset. Addosso al comitato si buttarono in molti, ma Berlusconi non dimenticò chi era stato il promotore e nonostante poco dopo, era l’aprile del ’96, Stracquadanio andasse a Cologno Monzese a contestare la storica visita di Massimo D’Alema al regno catodico di Silvio. Era un atto politico, di pacificazione e legittimazione, ma Stracqua non la bevve e arrivò solo con la sua rabbia: purtroppo sbagliò ingresso e mancò D’Alema. Mancavano giusto tre settimane alla fine di una campagna elettorale dolorosa: Stracqua fu l’unico forzitaliano a fallire l’elezione in Lombardia. La vita, si sa, è piena di sorprese. E se oggi Stracquadanio finalmente è in Parlamento, ed il più rumoroso degli avversari di Gianfranco Fini (ha chiesto a Mauro Masi di limitare al 2 per cento la presenza dei finiani in Rai e fu tra quelli che drammaticamente rassicurarono Berlusconi sulla consistenza delle truppe ribelli: «Se noi andassimo alla conta dei parlamentari finiani vedremmo che al massimo si conterebbero sulle dita di due mani»), lo deve alla finiana Cristiana Muscardini che, optando per il Parlamento europeo, ha liberato la cadrega a questo kamikaze in perenne equilibrio fra iperrealismo e surrealismo. E’ da ipocriti, dice, scandalizzarsi per la mignotteria parlamentare: ognuno si fa strada come vuole, con l’intelligenza o col meretricio. E allo stesso modo, solo quattro mesi fa, aveva giudicato positivo «togliere dalle strade la prostituzione», perché lì «si annida il massimo dello sfruttamento». Io, disse, lo so perché ci sono andato, con le prostitute. Una delusione: «Il divario fra le aspettative e la realtà fu spaventoso».