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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

Il repubblicano alla corte del cavaliere - A 70 anni è diventato famoso, ma Francesco Nucara è personaggio troppo antico per cascarci: «Diciamo la verità: le trattative per il Gruppo parlamentare della Responsabilità mica le faccio io

Il repubblicano alla corte del cavaliere - A 70 anni è diventato famoso, ma Francesco Nucara è personaggio troppo antico per cascarci: «Diciamo la verità: le trattative per il Gruppo parlamentare della Responsabilità mica le faccio io... E alla mia età so regolarmi. Qualche tempo fa Giorgio La Malfa mi disse: Francesco, noi repubblicani dobbiamo entrare nel Pdl ed inseminarlo di cultura laica. Gli risposi con schiettezza: a 70 anni non mi sento di inseminare nessuno!». Può capitare, nella politica sovraeccitata di questi tempi, che tranquilli comprimari assurgano a vette di notorietà inimmaginabili fino al giorno prima. A Berlusconi, poi, non dispiace fare il mago e, ogni tanto, trasformare Calimero nel Re di una notte. Francesco Nucara è un signore calabrese che per 47 anni ha fatto politica “di territorio” nel Pri - un partitino che contava tantissimo nella Prima Repubblica e pochissimo nella Seconda - e che da qualche giorno sembra diventato l’architrave della Sedicesima legislatura. Lui sorride: «Ma cosa vuole, per far riuscire l’operazione, bisognava essere più prudenti. E poi quel nome al gruppo non mi convince...». Cosa c’è che non va? «Io non lo chiamerei Gruppo della Responsabilità nazionale, mi sembra una definizione un po’ fascista! Meglio della Responsabità repubblicana...». Certo, quella di Nucara è una battuta, ma è difficile immaginare uno qualunque dei colonnelli pidiellini o anche finiani, esprimersi con la stessa libertà su qualcosa che riguarda i propri leader. Eppure, in un centrodestra così sbrigliato, può capitare che sia promosso sul campo proprio un personaggio come Nucara, che non fa parte del primo cerchio berlusconiano e al quale ci si finisce per affidare, confidando sulle doti di artigiano della Prima Repubblica. Una stagione nella quale, grazie alla politica, era possibile farsi da sé. La mamma di Nucara aveva un negozio di alimentari a Mosorrofa, un sobborgo di Reggio Calabria, una città nella quale il Pri aveva solide tradizioni laiche e massoniche. Francesco Nucara, futuro architrave della Sedicesima legislatura, prende la tessera repubbicana a 23 anni, entra in Parlamento nel 1983, e da quel momento diventa l’uomo di fiducia del personaggio col quale in queste ore vive il conflitto più avvelenato, Giorgio La Malfa, figlio di Ugo, per decenni leader carismatico del Pri. Del residuo partitino dell’Edera, Nucara è il segretario e La Malfa l’ex leader, ma Giorgio (eletto nelle liste Pdl e ora in avvicinamento all’Api di Rutelli) è tranciante: «Considero scandaloso che dei parlamentari possano formare un gruppo che Berlusconi ha chiamato la sua “legione straniera” e Bossi gli “ascari del premier”!». Nucara non si scuote: «Giorgio resta un amico, ma nel 2001 entrò, come ministro, nel Berlusconi-2. Nel 2006, appena l’Unione vinse le elezioni, mi disse: Prodi durerà 10 anni. Nel 2008 avrebbe voluto inseminare di cultura laica il Pdl e io mi opposi, tanto è vero che il Pri non è tra i co-fondatori del predellino ed io entrai nel gruppo misto. Mentre lui, nella delegazione Nato, rappresenta ancora il Pdl». Certo, il Pri di Nucara finora non ha lasciato traccia nella storia della Seconda Repubblica, ma lui ragiona come fosse il segretario del Pri di La Malfa, Visentini e Spadolini: «In questa storia del gruppo non hanno ascoltato i miei consigli, hanno fatto uscire i nomi. Sì, sono pessimista...».