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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

Il falso medico con la terza media - Passi per la finta laurea in medicina e passi anche per la specializzazione in chirurgia estetica che purtroppo, nella Penisola, sono abusi più frequenti di quel che si creda

Il falso medico con la terza media - Passi per la finta laurea in medicina e passi anche per la specializzazione in chirurgia estetica che purtroppo, nella Penisola, sono abusi più frequenti di quel che si creda. Ma quella del «dottor Luigi Vincenzo Politi», al secolo Matteo Politi, 30 anni, due figli, licenza di terza media presa a fatica, più che una truffa era una vera e propria passione, con un tocco di genialità che ha strappato una malcelata ammirazione anche agli stessi carabinieri che lo hanno denunciato per falso esercizio della professione medica, abuso di titoli e sostituzione di persona: «Un vero artista». Zelig» Politi infatti, senza nemmeno possedere un diploma di scuola superiore, nel giro di due anni, da noleggiatore di autovetture, mestiere svolto fino al 2008, era riuscito a trasformarsi in uno stimato medico veronese, in grado di presentarsi nei pronto soccorso di rinomate cliniche del Nord Italia, da Padova a Moncalieri, passando per Brescia e Verona, per ricucire pazienti e dispensare prognosi. Quasi tutte azzeccate per giunta, che in tempi come questi di sanità malata, diagnosi assassine e risse in sala operatoria, sembra quasi un miracolo. Oltre 300 pazienti, raccontano i registri dei vari ospedali, sarebbero passati per le sue mani, senza mai sospettare alcunché. «Ho sempre desiderato curare le persone», si sarebbe giustificato il «dottore» ai carabinieri che gli chiedevano spiegazioni. Politi, per mettere a punto la sua truffa, si era impossessato dell’identità di un quasi coetaneo, il vero dottor Luigi Vincenzo Politi, un ignaro 32enne medico di Lecce specializzato in cardiochirurgia, rintracciato scorrendo il sito ufficiale dell’Ordine dei Medici, il cui cognome, identico al suo, aveva facilitato la falsificazione dei documenti. D’altronde Matteo Politi era uno che s’impegnava: in casa la libreria pullulava di pubblicazioni scientifiche e non c’era convegno di medicina a cui mancasse. Un tipo sveglio, insomma: occhiali con montatura bianca alla moda, capelli impomatati di gel, vestiti di grido. Un po’ eccessivo a dire il vero, ma cosa si può pretendere da un «Dr House» di provincia? Politi aveva messo a frutto la sua finta specializzazione come nessun altro, diventando perfino professore in una scuola di estetiste, la Luniklef di Verona, dove era ovviamente ammirato e riverito. E poi si era scelto una specializzazione che giustificava quell’allure un po’ dandy che tanto piaceva alle sue infermiere e ad alcune pazienti, introducendolo pian piano nella Verona-bene. Medico estetico, sempre pronto a botulinare facce e spianare rughe, con una nuova specialità: le diete anticellulite e dimagranti, che stavano ingrassando notevolmente i suoi due conti in banca. La sua rovina. E’ stato infatti una paziente insoddisfatta dalla dieta del «dottor» Politi a far scoprire il finto medico. La donna si è confidata con un’amica vigilessa che ne ha parlato al Comando Provinciale che a sua volta ha avvertito i carabinieri del Nas di Padova. Finché la settimana scorsa, è scattata la trappola. Le prime a trasecolare sono state ovviamente le infermiere del centro polispecialistico veronese dove il «dottor» Politi è stato smascherato da due vigilesse che si erano finte pazienti. «Un così bel tipo», hanno commentato mentre il «dottore» sgomberava lo studio e staccava dalle pareti i finti diplomi. Ma come faceva Politi a lavorare nei pronto soccorso? Semplice: con le sue false credenziali, si era iscritto a una cooperativa di medici e paramedici veronese che presta i suoi servizi nelle cliniche e negli ospedali, supplendo le carenze ormai croniche di personale. Un sistema efficace ma poco controllato, evidentemente. Quando infatti l’anno scorso aveva tentato di accreditarsi presso l’Ordine dei Medici di Venezia, un rapido controllo ai documenti aveva rivelato la truffa di Politi facendo scattare una denuncia per esercizio abusivo della professione presso la Procura lagunare che però non aveva avuto grandi seguiti. Tanto che Politi aveva continuato ad esercitare da Padova in giù. Quando la settimana scorsa lo hanno preso con le mani nel botulino, prima ha tentato di far valere le fotocopie dei suoi titoli, infine ha rinunciato, appellandosi al più famoso dei motti italici: «Tengo famiglia!».