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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

LA FAME NEL MONDO ARRETRA, IL DRAMMA NO


Difficile davvero riuscire ad apprezzare il dato positivo. Se è vero che rispetto all’an­no scorso le persone che soffrono la fame sono 98 milioni meno – erano un miliardo e 23 milioni – è altret­tanto vero che nel mondo la denu­trizione attanaglia ancora 925 milio­ni di uomini, donne, bambini. Il rap­porto Sofi 2010 presentato ieri dal di­rettore generale della Fao, Jacques Diouf, non lascia spazio a esercizi di ottimismo. Anche perché il lieve mi­glioramento - il 9,6% in meno, il pri­mo calo da 15 anni - è comunque da attribuirsi alla crescita delle econo­mie di India e Cina più che a politi­che mirate. E dove il tunnel della fa­me è più nero, in quell’area sub­sahariana dove non mangia un afri­cano su tre, non si scorge nessuna lu­ce.

Alla presentazione nella sede del­l’Organizzazione delle Nazioni uni­te per l’alimentazione e l’agricoltura, assieme a Diouf ci sono la direttrice esecutiva del Programma alimenta­re mondiale (Pam), Josette Sheeran e la vicepresidente del Fondo inter­nazionale per lo Sviluppo agricolo (I­fad), Yukiko Omura. È lei che ricorda che dietro alle cifre e alle statistiche ci sono esseri umani che soffrono: «Gli affamati nel mondo non sono numeri – dice Omura – ma persone che lottano per fare crescere i propri figli, giovani che cercano di costruir­si un futuro. C’è dell’ironia nel fatto che la maggior parte di essi sia con­centrata nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo: il 70% dei poveri, cioé chi vive con meno di un dollaro al giorno, vive lì. Quasi un miliardo di persone, di cui 4 su 5 sono contadi­ni. È proprio nelle aree rurali la chia­ve per risolvere il problema e reagire alle variazioni del mercato. È lì il pri­mo motore dello sviluppo».

Diouf indica una cifra: «Abbiamo bi­sogno di 45 miliardi di dollari l’anno di investimenti in agricoltura». Tan­ti? «Che cosa sono in confronto ai 1.250 di spese militari annuali?». E dire che nel 1996 il World food sum­mit aveva stabilito di ridurre a 400 milioni gli affamati entro il 2015.

Il rapporto Sofi 2010 racconta che i due terzi delle persone sottonutrite vivono in soli 7 Paesi: Bangladesh, Repubblica democratica del Congo, Etiopia, Indonesia, Pakistan, ma an­che nei due giganti dell’economia, Cina e India. La regione con più sottonutriti resta quindi l’Asia con 578 milioni di in­dividui. Ma è l’Africa sub­sahariana la regione con la proporzione più alta di affa­mati, il 30%, con 239 milioni di individui. I progressi va­riano molto da Paese a Pae­se. Nel biennio 2005-2007 in Africa subsahariana, Congo, Ghana, Mali e Nigeria avevano già raggiunto il primo degli Obiettivi del Millenio e l’Etiopia e altri sono pros­simi a farlo. Ma la proporzione dei sottonutriti nella Repubblica demo­cratica del Congo è aumentata del 69%. In Asia sono Armenia, Myan­mar e Vietnam ad avere raggiunto il primo degli Obiettivi e la Cina è vici­na a raggiungerlo. In America Latina e Caraibi l’hanno già raggiunto Guya­na, Giamaica e Nicaragua, mentre il Brasile è vicino.

Dietro l’angolo c’è il vertice dal 20 al 22 settembre a New York, convocato per accelerare il cammino verso gli Obiettivi del Millennio. E la campa­gna

One billion hungry lanciata da Diouf a maggio ha raccolto 500mila firme. Per chiedere ai governanti di tutto il mondo di fare della lotta alla fame una priorità assoluta.