PAOLO ROSSI , la Repubblica 15/9/2010, 15 settembre 2010
NADAL È NELLA STORIA NEW YORK S´INCHINA AL CANNIBALE DEL TENNIS
Un nuovo lungo regno è cominciato? Tutto congiura in tal senso. Rafa Nadal Parera s´è preso il mondo del tennis, se l´è mangiato. Divorato. Pezzo dopo pezzo. Avversario dopo avversario. Ventiquattro anni, ha già conquistato nove Slam. Tutti. Il trionfo di New York consacra alla storia questo ragazzo: anche l´ottimo Djokovic ha dovuto inchinarsi, dopo 3h43´ minuti di battaglia (6-4, 5-7, 6-4, 6-2). Era l´ultimo pezzo che mancava allo spagnolo, dopo aver cominciato con il Roland Garros (che sempre resterà il luogo della sua anima), aggiunto Wimbledon e continuato con gli Australian Open.
Il tempo della dittatura può dirsi cominciato. Ha tutto per regnare a lungo, lo spagnolo: l´età, il fisico, la forza, la tecnica. «La dedizione e la completezza» suggerisce Djokovic: parole da incoronazione. «E´ migliorato, ha colmato i suoi gap, è un giocatore completo. Non si può batterlo, è frustrante». Il tributo è sincero. «E´ il più forte del mondo, ha sempre voglia di migliorarsi. Si dedica completamente allo sport, è un esempio». Una resa totale. Chi sosteneva che fosse solo un terraiolo, che non potesse reggere il rimbalzo anomalo dell´erba e quello veloce del cemento (ad esempio Mats Wilander) oggi deve consegnarsi in religioso silenzio.
Il Nadal di New York ha insegnato a tutti che si può già essere i più forti e imparare ancora: ad esempio, come rallentare il gioco (cambiando la presa del manico e giocando lo slice, cioè tirando d´effetto), lui che è un mostro di potenza. Andando perfino a rete. Migliorando clamorosamente nel servizio. Per questo, oggi, è imbattibile. Anche nella modestia: «Oggi mi portate lassù, un anno fa dicevate che ero finito. Non mi fregate, la saggezza sta nel mezzo» dice dopo il match. Il maiorchino non dimentica nulla, mai. Di ogni cosa, di ogni sport: è perfino capace di rinfacciare (mica tanto bonariamente) a noi italiani la gomitata di Tassotti a Luis Enrique nei quarti dei Mondiali del ´94. «Ci toglieste un sogno… meno male che oggi la Spagna ha mostrato chi è al mondo».
Maniacale. Sempre. Blindato nel suo gruppo familiare. «La mia arma? La testa, ma sono sempre stato così. Sin da piccolo. Poi credo di essere bravo ad ascoltare i consigli del mio allenatore. Metterli in pratica». Bella forza, però: il coach è lo zio Toni.
Oggi può dire d´aver vinto tutto: anche la Coppa Davis. Anche le Olimpiadi. Non gli resta che il Grande Slam (vincerli tutti nello stesso anno), dopo il cosiddetto "Career Grand Slam". «Voi lo dite, è una roba solo per voi. Guardo quello che ho fatto e mi sembra incredibile averli vinti tutti e quattro, incredibile che ci sia riuscito». L´ebbrezza della vittoria non lo fa delirare: «Sono felice, ma so che domani posso perdere». Il futuro è un puntino lontano: «Non so come risponderà il mio corpo. Non so se arriverò a 29 anni, come Roger». A proposito, Federer: «Resta il più grande. Non siate stupidi a metterci in paragone. Lui ha vinto 26 Slam. Io 9. Questi sono i fatti. Lui è un esempio per me, anche se abbiamo due stili diversi». "Sei un Mito" cantano in Spagna. Hanno ragione, il meglio deve ancora venire.