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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

ARRIVA LA PELLE ARTIFICIALE SENTE IL PESO DI UNA FARFALLA - È

il punto di contatto tra il corpo umano e il mondo, l´organo che ci fa sentire la consistenza delle cose, la loro temperatura, la loro forma. Ha una sensibilità in grado di cogliere la presenza di un oggetto sfiorandolo appena. Eppure non è impossibile da replicare. Transistor, micro fili, gomme speciali, circuiti elettrici possono sostituirla. La pelle artificiale è infatti una realtà.
L´hanno messa a punto due gruppi di ricercatori statunitensi delle università di Stanford e Berkeley, che hanno presentato i risultati dei loro lavori lo stesso giorno, il 12 settembre, sulla stessa rivista scientifica, Nature materials.
Si aprono così prospettive enormi in vari campi. Prima di tutto in quello delle protesi, a cui si può dare sensibilità, poi quello della robotica. I ricercatori ipotizzano la creazione di macchine, magari per eseguire interventi chirurgici, in grado di sentire quello con cui vengono a contatto.
«La nostra pelle artificiale ha registrato la pressione della carcassa di una farfalla pesante 20 milligrammi», spiega Zhenan Bao, ingegnere chimico a capo del gruppo della Stanford univercity. I ricercatori da lei coordinati hanno puntato su un polimero elastico, il polidimetilsilossano, collegato a dei transistor realizzati in materiali morbidi e in grado di registrare la pressione che viene esercitata sulla pelle artificiale. A Berkeley per creare la loro e-skin hanno invece usato dei micro fili semiconduttori disposti su una griglia e poi stesi su gomma flessibile.
«Gli uomini sanno come tenere un uovo in mano senza romperlo - spiega Ali Javey, l´ingegnere elettronico a capo del gruppo di ricerca dell´università californiana - Se avessimo intenzione di creare, ad esempio, un robot che scarica la lavastoviglie vorremmo essere sicuri che non rompe i bicchieri del vino».
La e-skin ha mantenuto la sua elasticità dopo aver subito oltre duemila cicli di piegatura. Da Stanford fanno notare che il tessuto si può anche impiegare su superfici che si vogliono rendere sensibili. Ad esempio i volanti delle macchine. Se fossero in grado di registrare l´assenza della pressione delle dita di chi guida, magari perché ha avuto un malore, potrebbero attivare procedure di emergenza per evitare incidenti.
L´utilizzo più affascinante della pelle artificiale resta comunque quello di rivestire le protesi utilizzate da chi ha subito un´amputazione, rendendole così sensibili. «Questo tipo di tecnologia non serve in caso di ustioni o quando c´è da fare una ricostruzione - spiega Alessandro Nanni Costa del centro nazionale trapianti - In questi casi si usano i tessuti organici custoditi nelle nostre banche, assolutamente efficaci perché permettono il riformarsi di altra pelle».
Questi tessuti invece non servono a nulla se vengono posizionati su materiale inorganico come le protesi. Sono molti gli organi artificiali inventati in questi anni. Cuore, reni, polmoni sono stati creati in laboratorio e usati negli ospedali. «Al momento però si tratta di strumenti più cari e meno efficaci degli organi naturali, raccolti con le donazioni», spiega Nanni Costa.
Dopo la creazione in laboratorio i pelle sensibile, la prossima sfida, come sottolineano anche da Berkeley è quella di collegarla al meglio al sistema nervoso centrale, per trasmettere le informazioni raccolte dal tessuto. Così le protesi, che già permettono dei movimenti molto simili a quelli degli arti perduti, conquisteranno anche la capacità di toccare.
Negli Usa c´è anche uno stilista di questi strumenti che permettono di condurre una vita quasi normale a chi ha avuto un grave trauma. Si chiama Scott Summit e la sua azienda Bespoke di San Francisco produce arti artificiali e altri organi usando alta tecnologia e un design elegante, «non si vede perché chi ha bisogno di organi artificiali debba accontentarsi di brutture», ha spiegato l´imprenditore al New York Times.