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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

JEANNE CLAUDE

(Jeanne-Claude Denat de Guillebon) Casablanca (Marocco) 13 giugno 1935, New York (Stati Uniti) 18 novembre 2009. Artista • «[…] , moglie e musa di Christo (l’artista che ha impacchettato le Montagne Rocciose, il Pont Neuf, il Reichstag e che ha «ingabbiato» con una miriade di vele il Central Park) […] leggenda vuole che moglie e marito fossero addirittura nati lo stesso giorno, il 13 giugno 1935 […]» (“Corriere della Sera” 24/11/2009) • «[...] Christo, dopo l’accademia d’arte in Bulgaria si trasferisce in Francia. Come in una favola, nel ’58, mentre dipinge il ritratto di Precilda de Guillebon, si innamora della figlia Jeanne-Claude. I due formeranno uno dei più straordinari sodalizi dell’arte contemporanea. Dal 1964 vivono a New York, con il figlio Cyril, e lavorano nello stesso studio al quinto piano (senza ascensore) di una palazzina a Soho. Le loro opere sono state realizzate in vari punti del globo, dal Giappone all’Australia, dalla California all’Europa [...]» (Alessandro Cassin, “L’Espresso” 9/12/2004) • «[...] Prima di essere un sodalizio artistico ferreo e originalissimo, quella tra Christo e Jeanne Claude è una tenera love story [...] Lei vezzosa con un’inconfondibile capigliatura rosso carota e la battuta sempre pronta per ricordare episodi e definire il loro metodo di lavoro; lui piuttosto anonimo nell’aspetto ma con gli occhi e le parole che inseguono vorticosamente il prossimo sogno da realizzare. “Ci sono solo tre cose che non facciamo mai insieme — ama ripetere Jeanne-Claude —: è Christo a disegnare, lui però non ha mai avuto il piacere di conoscere il nostro commercialista. Ma soprattutto viaggiamo in aereo sempre separati”. Perché, paura di una beffa da parte di quello strano destino che li ha fatti nascere lo stesso anno, lo stesso giorno e alla stessa ora (“ma da due madri diverse”, ironizza lei)? “Siamo [...] come un’unica persona ma non ci possiamo permettere di morire assieme. Sentiamo la responsabilità nei confronti di architetti, ingegneri, operai che lavorano nella realizzazione dei nostri progetti. Uno di noi deve comunque sopravvivere per finire l’opera”. Le creazioni di Christo e Jeanne- Claude non riportano mai una data ma un periodo, un’epoca. L’impacchettamento del Reichstag è del 1971-1995, i Cancelli del Central Park sono del 1979-2005. Cadono i Muri, cambiano gli scenari geopolitici, le persone, le mode ma il loro obiettivo è sempre lì, da corteggiare, alimentare, difendere, perseguire. Raggiungere. [...] “A Berlino ci hanno detto tre volte no, alla quarta l’impacchettamento del Reichstag ha avuto l’onore di avere l’okay dopo essere stato discusso dal Parlamento in una sessione di 70 minuti. Non era mai successo per un’opera d’arte [...] Noi non siamo degli artisti normali. Noi siamo pittori, scultori, architetti, urbanisti allo stesso tempo. Se certe opere figurative vengono esaminate e criticate una volta realizzate, gli interventi sull’ambiente, sul territorio, sul tessuto urbano o rurale devono essere discussi prima. Noi reinterpretiamo l’esistente. E per quindici giorni, un mese, tanto durano le nostre installazioni, la realtà è quella. La nostra” [...]» (“Corriere della Sera” 11/3/2006).