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 2010  settembre 15 Mercoledì calendario

LATTINA PER VOCE ARANCIO

La lattina ha compiuto 200 anni: l’invenzione si deve a un inglese, Peter Durand. Solo in Italia oggi se ne consumano quasi due miliardi l’anno.

Nel 2008 sono state prodotte più di 25 miliardi di lattine in Europa. Secondo l’Apeal (Association of European Producers of Steel for Packaging) il 54% delle scatolette viene utilizzato per cibi e il 12% per le bevande.

Pregi delle scatole di metallo nella conservazione di cibi e bevande:
1) essendo chiuse ermeticamente assicurano una protezione totale dalla luce, dall’umidità e dall’aria. Ciò fa sì che i cibi mantengano le loro caratteristiche più a lungo rispetto a tutti gli altri tipi di imballaggio.
2) la cottura in scatola rende più assimilabile dall’organismo alcune importanti sostanze (per esempio il licopene dei pomodori in scatola).
3) spesso i cibi in scatola hanno maggior quantità di vitamine rispetto a quelli freschi perché dalla raccolta all’inscatolamento spesso trascorre un tempo inferiore di quello che passa dalla raccolta alla vendita al supermercato.
4) non servono conservanti, resi del tutto inutili dai processi termici cui vengono sottoposti gli alimenti.

Ogni anno in Europa vengono prodotte 25 miliardi di lattineL’idea di conservare cibo in recipienti sigillati si deve al francese Nicolas Appert: questi scopre che gli alimenti si mantengono a lungo se vengono messi in bottiglie di vetro ermeticamente chiuse poste a bollire sul fuoco in grandi pentole piene d’acqua. Con questo sistema gli alimenti conservano il loro sapore a lungo; nel 1806 Appert presenta per la prima volta al pubblico 52 bottiglie di cibo all’Esposizione dell’industra francese. Nello stesso tempo la Marina prova le sue conserve, che ricevono elogi a non finire. Così Appert scrive al ministro degli Interni, Camille de Montalivet, per spiegargli la sua invenzione e ottenere un riconoscimento. Il ministro gli propone di scegliere: chiedere il brevetto oppure mettere a disposizione di tutti la scoperta e ricevere in cambio un premio dal governo. Appert sceglie il premio, pubblica il libro L’Art de conserver pendant plusieurs années toutes les substances animales et végétales (L’arte di conservare per tanti anni tutte le sostanze animali e vegetali) e riceve 12.000 franchi. Sessanta anni dopo l’intuizione di Appert è confermata dalle ricerche di Louis Pasteur.

Appert utilizzava come contenitori per il cibo delle bottiglie da champagne con il collo allargato. Nel 1810 il mercante inglese Peter Durand scrive a re Giorgio III di conoscere il metodo per conservare i cibi a lungo mettendoli in recipienti sigillati (dice di aver appreso il procedimento da un francese trasferitosi in Inghilterra). Ottiene il brevetto n.3372, che vende agli industriali inglesi Bryan Donkin e John Hall. Sono proprio questi due a mettere in piedi la prima industria di cibo in scatole di metallo. Le fabbriche più avanzate riescono a produrre soltanto 60 lattine al giorno. Ma nel 1846 un nuovo macchinario messo a punto dall’inglese Henry Evans riesce a farne 60 in un’ora.

Nel 1817 viene aperto il primo stabilimento di cibo in scatola nel Nord-America, a Boston. Due anni dopo arriva il secondo, a New York: si inscatolano prodotti raffinati come salmone, granchi e ostriche.

Nel 1824 10.000 scatolette piene di vitello arrosto prodotte da Donkin e Hall furono fornite al capitano Edward Parry in una spedizione alla ricerca del Passaggio a nord ovest. La spedizione fallì, ma una scatoletta fu trovata 114 anni dopo ancora intatta: la carne era ancora perfettamente conservata.

Il latte condensato in scatola, inventato in Texas da Gail Borden, nel 1853.

La prima birra in lattina è la Krueger Cream Ale, venduta nel gennaio 1935 e prodotta in Virginia, negli Stati Uniti.

La Cirio nasce nel 1856 grazie a Francesco Cirio. Negli Stati Uniti grande impulso al cibo in scatola arrivò dalla guerra civile (1861-1865) e la crescita continuò anche in seguito: intorno al 1870 si contavano già più di 90 fabbriche di verdura e frutta in scatola. Trent’anni dopo erano più di 1.800.

Francesco Cirio nel 1856 mette in piedi una fabbrica per conservare le verdure estive e rivenderle in inverno. A Torino, in una stanza con camino e due caldaie, inizia a inscatolare piselli. Il successo lo porta presto a impiantare una vera fabbrica in cui produrre anche altri legumi, pomodori, funghi, carciofi, pesce, frutta e carne. Dopo l’unità d’Italia sposta gli impianti di produzione in Campania. Nel 1876 la sua azienda inscatola 4.400 quintali di ortaggi e dà lavoro a più di 200 persone.

Durante la guerra di Crimea (1854-1855) i soldati piemontesi mangiano carne di bue in scatola prodotta da un’industria chiamata Lancia. Colore e sapore non sono granché: bisogna attendere il 1881, quando Pietro Sada, titolare di una nota gastronomia milanese rinomata per la carne lessa, decide di perfezionare i processi di conservazione. Per promuovere il suo prodotto organizza la trasvolata delle Alpi in mongolfiera e offre all’equipaggio il lesso in scatola da lui preparato. La richiesta di carne conservata comincia a crescere così tanto che nel 1923 suo figlio fonda l’industria della Simmenthal (che deve il suo nome a una valle svizzera).

Merda d’artista, opera dell’italiano Piero Manzoni del 1961: 90 lattine contenenti le feci dell’artista. Sulla parte superiore del barattolo è scritto un numero progressivo da 1 a 90 e la firma dell’autore. Ogni barattolo pesa circa 30 grammi.

32 Campbell’s Soup Cans, opera di Andy Warhol del 1962: 32 tele che raffigurano minestre in scatola Campbell.

L’apertura facilitata, con la linguetta a strappo, disegnata dall’americano Ernie Fraze, compare sulle lattine nel 1962 (fino a quel momento il tappo è saldato). Inconveniente: la gente getta le linguette per terra. È del 1978 la prima lattina “stay on tab”, cioè con la linguetta che rimane attaccata al coperchio della lattina.

Dal 1984 a oggi, grazie all’impiego di fogli di alluminio sempre più sottili, il peso di una lattina è diminuito del 28%.

Ogni anno si producono 130 miliardi di lattine solo negli Stati Uniti dove, ogni minuto, se ne riciclano più di 137.000.

In America ciascun consumatore mangia circa 85 scatole di cibo in un anno.

Secondo una ricerca Anfima (Associazione nazionale fra i fabbricanti di imballaggi metallici e affini), tra i prodotti in scatola più apprezzati dagli italiani il primo posto spetta al tonno (22%), seguito da pomodori pelati (20%) e legumi (19%). La carne è gradita dall’11%, le insalate di verdura dal 10%, i sughi dal 9%. Secondo il 42% degli intervistati i cibi in scatola sono sicuri e di qualità e consentono di avere in dispensa sempre una scorta pronta, mentre il 35% pensa che siano più economici rispetto ai prodotti freschi o in barattoli di vetro.

La Krueger’s Cream Ale, la prima birra in lattina, risale al 1935Consigli per l’uso di cibi in scatola:
1) Una scatola gonfia o fessurata indica qualche carenza nella fase di sterilizzazione e il contenuto non deve essere mangiato.
2) Una volta aperta la scatola, il cibo può subire una contaminazione a contatto con l’aria. Quindi se avanza del cibo, meglio metterlo in un altro recipiente (ceramica, vetro, plastica ecc), chiuderlo e riporlo in frigo.

Nella conserva del cibo, le scatolette di metallo sono più leggere e resistenti dei barattoli di vetro. A differenza di questi ultimi, però, le scatolette metalliche non possono essere messe direttamente nel forno a microonde, anche se le aziende produttrici stanno lavorando per risolvere questo inconveniente.

Per evitare che il metallo a contatto con gli acidi dei cibi ne alterasse le qualità, a partire dagli anni Trenta le scatolette di latta furono rivestite da uno strato di stagno (banda stagnata) che impedisce alterazioni chimiche. Anche l’alluminio viene sottoposto a processo elettrochimico (anodizzazione) per evitare la corrosione da parte degli alimenti.

L’alluminio è contenuto nella bauxite, che si trova in grandi quantità soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali. La bauxite viene sottoposta a processi chimici per ottenere, in una prima fase, l’allumina e poi l’alluminio.

I paesi con le maggiori riserve di bauxite: Guinea (7 miliardi 400 milioni di tonnellate), Australia (5 miliardi 800 milioni di tonnellate), Vietnam (2 miliardi 100 milioni di tonnellate), Giamaica (2 miliardi di tonnellate).

A parità di volume, l’alluminio pesa circa un terzo del rame e dell’acciaio. Perciò buona parte dei mezzi di trasporto moderni sono costruiti utilizzando alte percentuali di alluminio: lo shuttle è fatto in alluminio fino al 90% e, mediamente, l’80% del peso di un aereo da trasporto è dato dall’alluminio. Molto presente anche in navi, yacht, treni ad alta velocità, tram e vagoni delle metropolitane, automobili: diverse case automobilistiche realizzano telai e carrozzerie al 100% in alluminio e, se fino agli anni Sessanta in un’automobile c’erano mediamente 40 chilogrammi di alluminio, oggi ce ne sono circa 70.

Nel mondo si producono circa 31 milioni di tonnellate di alluminio all’anno. Oggi il 30% della produzione mondiale proviene da metallo recuperato. Nel 2009 da noi la percentuale di riciclo è stata del 56%: l’Italia, con 34.800 tonnellate di materiale recuperato, ha il primato europeo, insieme alla Germania, nel riciclo dell’alluminio ed è terza al mondo, in valori assoluti, dietro a Stati Uniti e Giappone.

La raccolta differenziata dell’alluminio si svolge in 5.500 comuni italiani (il 70% del totale), dove vivono 44 milioni di cittadini (il 75% della popolazione).

In Italia ci sono 21 fonderie che lavorano l’alluminio riciclato.

Con 37 lattine riciclate si fa una caffettiera, con 80 una padella, con 800 una bicicletta.

Tutte le caffettiere prodotte in Italia sono realizzate con alluminio riciclato, così come il 90% di pentole e padelle. Anche i motori della Ferrari sono in parte realizzati con alluminio riciclato.

Riciclando una lattina si risparmia l’energia necessaria a tenere acceso per 3 ore un televisore da 14 pollici.

Grazie al riciclo di imballaggi in alluminio in Italia sono state evitate emissioni serra per 272.000 tonnellate di CO2 e risparmiata energia pari a 117.000 tep (tonnellate equivalenti petrolio)

Produrre da zero l’alluminio ha un costo energetico di 13 kWh/kg. La produzione di quello riciclato taglia questo costo del 95%.

L’alluminio di una lattina gettata nella raccolta differenziata impiega meno di 60 giorni per tornare in circolazione sotto forma di un nuovo prodotto.