GABRIELE ROMAGNOLI, la Repubblica 14/9/2010, 14 settembre 2010
CHIAMATELO GIACCHERINHO IL PUFFO SCHIACCIA MILAN CHE VIAGGIAVA SU UNA FIESTA - A
occhio, era meglio se il Milan avesse comprato Giaccherinho. Sabato sera il portatile del Cesena ha fatto vedere cose che voi brasiliani non avreste mai potuto immaginare. È nata una stella, o almeno metà. Venticinque anni, 167 centimetri, 60 chili, maglia numero 23, ingaggio che due anni fa era di 23 mila euro e adesso è decuplicato, Giaccherinho è l´uomo del momento per molti motivi.
Nella giornata della "rivolta dei puffi" ne diventa il simbolo, alla vigilia dello sciopero dei milionari racconta un´altra storia, fatta di rifiuti, volontà, improvvisa folgorazione e, all´indomani del requiem per la scomparsa dell´ala, toh, ecco lì uno che dribbla anche la morte.
Per raccontare chi è occorre partire da un pomeriggio estivo di due anni fa. Il Cesena è in ritiro da due giorni, sta per giocarsi il campionato di Prima divisione, sperando, ma non troppo, nella promozione in serie B. Allena Pierpaolo Bisoli, guarda caso un altro dei puffi che sabato sera hanno steso una grande (la Roma, con il Cagliari). Mentre i titolari corrono sul prato di Castrocaro, all´orizzonte, oltre le terme, compare una Ford Fiesta. Il contachilometri segna 300000 (trecentomila). Al volante c´è un uomo solo che ha guidato per anni da Talla, provincia di Arezzo, dove è nato e vive, a tutte le città dove l´hanno mandato a giocare: Bibbiena, Bellaria, Pavia. Fa il rappresentante di se stesso, ma nessuno lo compra. Il Cesena non crede in lui. È il classico piccoletto, quello che da ragazzino lo fermi solo con il fucile, ma da grande non passa la dogana dei terzini a (altro) livello. L´anno precedente s´è pure infortunato, ha pensato di smettere. A casa sua son tutti operai e un posto in fabbrica glielo possono trovare. Se ha ripreso la Fiesta e investito in un altro pieno è per l´insistenza del suo procuratore, che ha un nome da leggenda: Furio Valcareggi. È il figlio dell´ex ct di Messico ‘70. Quando arriva in Romagna, con le sue giacche a quadretti e la chioma ribelle a ogni decadenza, si aprono in un soffio le porte delle balere e riparte la musica. Valcareggi jr, nel suo mestiere, è di un´altra epoca. Dice: «Ho preso il patentino nell´ottantacinque. Non ho bisogno di molto: son figlio di Ferruccio». In A ha un solo calciatore. Un po´ come Danny De Vito quando, in un film di Woody Allen, faceva l´agente per un solo attore. L´ha preso da ragazzino e non lo lascia. Dice: «Mi aspetti un attimo che le racconto il resto, debbo comprare il pallone a un bambino». Potrebbe essere il nipote, ma anche Giaccherinho, che lui chiama "il bimbo".
Quando scende dalla Fiesta lo guardano con espressioni del tipo: «Che cosa ci fa qui?». Lo mandano nella camera dei "non graditi" insieme con altri due (Lauro e Biasi) che cambieranno il destino del Cesena. Furio insiste: «Il contratto ce l´hai, stai lì finché non ti vendono, fagli vedere chi sei». Ci voleva l´eclissi di sole. Più modestamente, s´infortuna Bracaletti. Bisoli ha bisogno di un altro esterno d´attacco. Dice: «Mandatemi il piccoletto». Quello entra, se li beve tutti, va in porta. Poi lo rifà. Bisoli chiede: «Quanto ci costa?». Controllano, rispondono: «Niente». Gli dà una maglia da titolare ed è come gliela cucisse sulla pelle.
Tre anni, tre serie a crescere, tre debutti con il botto. Dopo il primo anno dicono: «Sì, però non è da B». Dopo il secondo: «Sì però non è da A». L´allenatore Ficcadenti s´è innamorato di lui. Sabato sera ha fatto divertire mezza Italia, quella che non ama il presidente del Milan, i mercenari, i galattici. Partiva da sinistra, faceva lo slalom tra paletti e palettopulos della difesa milanista e andava dentro. Facile così. Roba da ali. Dice Furio: «Non è che noi siam bravi e l´altri bischeri. Non bisogna essere scienziati». Basta guardare. Il calcio è banale fisiognomica: il pennellone lo metti al centro, il piccoletto all´ala. Deve avere lo spunto, la fame, sbocciare tardi e riprendersi il tempo perduto. Conti, Fotia, Filippi. Giaccherinho è la prosecuzione della specie dichiarata estinta per un equivoco: se all´ala ci metti Pepe che ha il fisico da mediano è come pretendere il volo da una gallina.
Ora tocca al 23 bianconero proseguire nella sua corsa. Stava per fermarsi due anni fa, stava per essere ceduto la scorsa estate e magari avrebbe fatto panchina al Parma e nulla più. Invece eccolo lì. Con l´adeguamento del contratto si è comprato un´Audi. L´estate scorsa Fabio Benaglia, giornalista sportivo cesenate, gli ha telefonato invano durante il mercato. Mezz´ora dopo si è sentito richiamare: «Scusa, ero in piscina. Oh, ho nuotato un´ora e avevo dodici chiamate perse. L´anno scorso prima di riceverne una avrei potuto stare in vasca una settimana». Adesso probabilmente gli basterebbe una doccia. Dicono abbia mangiato troppa polvere per fermarsi al primo autogrill e accontentarsi di una rustichella. «Ma il bimbo non si monta», garantisce Furio. Doveva essere un campionato spento e invece guarda: hanno acceso i neon, suona la fisarmonica, c´è gente che balla sulla fascia e noi qui, a battere il tempo.