Wall Street Journal, 14 settembre 2010, 14 settembre 2010
Cuba licenzierà più di mezzo milione di lavoratori statali da qui a maggio e proverà a creare centinaia di migliaia di posti nel settore privato
Cuba licenzierà più di mezzo milione di lavoratori statali da qui a maggio e proverà a creare centinaia di migliaia di posti nel settore privato. Sarà un tentativo radicale da parte del regime comunista di trasformare la sua economia gestita dallo stato (arrivata al collasso) verso una qualche forma di mercato. Ha spiegato tutto la Cuban Workers Federation, l’unico sindacato ufficiale dell’isola. I lavoratori saranno aiutati a trovare lavoro nel minusolo settore privato caraibico. "Il nostro Stato non riesce più a mantenere...buste paga troppo gonfie" ha scritto il sindacato. Più dell’85% dei 5,5 milioni di cubani lavorano per lo Stato. Fidel e Raul Castro sono stati costretti ad andare verso un’economia di mercato dalla crisi, che ha peggiorato drammaticamente la situazione sull’isola. La Chiesa cubana ha parlato di rischio di "disastro sociale" per Cuba. Jaime Suchlicki, direttore dell’Institute for Cuban Studies all’Università di Miami dice però che il licenziamento di massa degli statali servirà a poco, perché queste persone rimarranno senza alternative. Il regime vorrebbe indirizzare i licenziati verso i settori dell’energia, del turismo, della biotecnologie.