Maria Giovanna Maglie, Libero 14/9/2010, 14 settembre 2010
PROSTITUTE E FELICI
Sorpresa, almeno per i commossi viaggiatori e i compassionevoli cronisti, soprattutto per i nostri pensatori politically correct, quelli che devono salvare almeno una pecorella al giorno dalle grinfie dello sfruttatore, e costruiscono documentari piagnoni alla fine dei quali ti devi convincere di essere tu, ricco e grasso parassita dell’Occidente, il colpevole unico dei patimenti dellapovera ucraina o romena della situazione gettata sul marciapiedi contro la sua volontà. Scusate, ma non è sempre così, anche se qualche volta è così, e scusate se la realtà può anche essere più semplice e brutale, se il moralismo non è sempre una buona guida per comprendere la realtà sociale e i meccanismi che la muovono. Anche sulla strada peggiore quel che conta è il libero arbitrio, la mancanza di coercizione, e anche chi vuole redimere per forza qualcuno esercita violenza. Altro è stabilire le regole severe di una legge e farle rispettare. Ce lo dice una serissima indagine della Questura di Roma, condotta da un gruppo di tutte donne competenti che si sono spogliate dei pregiudizi, che hanno rinunciato a mettere le mutande al mondo, che alle prostitute fermate in retata di consuetudine invece di spaventarle inutilmente hanno rivolto delle domande concrete e oneste, e ieri hanno presentato dei risultati sorprendenti solo per i poveri di spirito e di uso di mondo. Il risultato. Non sentono il bisogno di scappare dalla "strada", anzi sono contente del loro lavoro che garantisce elevati guadagni e non cambierebbero per il momento la loro vita, nella convinzione che si tratti solo di una fase. Lo hanno detto alle due psicologhe della Questura di Roma, Giorgia Minotti e Rita Staccone. Solo in due hanno accettato l’aiuto offerto per cambiare vita. Chi sono. Sono 86 prostitute fermate dalla polizia nelle zone della Salaria, di via Prenestina, di via Prati Fiscali, viale della Primavera, a conclusione di una serie di blitz, effettuati con una strategia a macchia di leopardo, nella notte tra sabato e domenica scorsi. Il questore di RomaFrancesco Tagliente ha messo in atto un progetto che si affianca al dispositivo antiprostituzione. Accanto ai controlli in strada è stato predisposto uno studio degli psicologi della polizia, che dopo l’identificazione delle lucciole fermate nel weekend hanno somministrato loro un questionario. Su 86 fermate 75 sono state le intervistate, tutte romene. 35 hanno tra i 18 e 20 anni, le altre sotto i 30 e una 40, e 2 sono minorenni. Le zone di provenienza sono il nord est e il sud ovest della Romania. Vantano un guadagno mensile tra i 5.000 e i 7.000 euro al mese e un livello culturale medio. Arrivano in Italia grazie al passaparola delle amiche e ci restano in media due anni, ma qui spesso rifiutano lavori da mille euro al mese come quello della colf. Alcune di loro aspirano ad iscriversi all’università del proprio Paese. Nella maggior parte dei casi i figli sono affidati alle famiglie d’origine, che vivono in Romania. I parenti, che ricevonobenefici economici, in numerosi casi non sanno della loro vera attività svolta in Italia. Lorononhanno la percezione del rischio a cui si espongono: non hanno paura di contrarre malattie, nè di incappare in clienti violenti. Le intervistate non smetterebbero di prostituirsi, se non per un’attività più redditizia, e comunque non nell’immediatezza. In pochi casi emerge una condizione di sfruttamento. Qualcuna ha detto di essersi già prostituita in Spagna o di aver comunque lavorato in locali a luci rosse in Germania o in altri Paesi europei. Alla domanda: «Accetteresti di cambiare v ta?». Hanno risposto quasi tutte no. «Non sono spaventate dal mestiere che fanno - spiega Giorgia Minotti - non hanno remore per quanto riguarda malattie e gravidanze né temono i clienti. Negano che sono a rischio e non cambierebbero il loro lavoro con altri perché procura maggiori guadagni». Ventiquattro domande. Le prostitute che hanno risposto alle 24 domande hanno negato di essere sfruttate e non hanno parlato di protettori. Qualcuna ha accennato a un fidanzato che le ha portate in Italia e le accompagna a lavoro. «Non basta il controllo del territorio per combattere il fenomeno della prostituzione - ha spiegato la dirigente del Commissariato Spinaceto, Maria Sironi -. Le ragazze fermate negli ultimi controlli erano già state accompagnate in Questuratra le treele cinque volte.Perciò riteniamo che questo studio sia utile per calibrare le successive misure». D’accordo anche Lucia Muscari dell’Ufficio Prevenzione Generale che ha affermato: «I semplici controlli a quanto pare non sono un deterrente perché le ragazze ascoltate non sono per niente spaventate. È necessario capire i meccanismi sociali». Restiamo in attesa delle reazioni indignate speciali, ma un dubbio ci coglie. Nonsarà che questa scomoda notizia si preferirà tenerla nascosta?