Fiorella Farinelli, il manifesto 12/9/2010, 12 settembre 2010
SE LA POLITICA SCOPRE IL PRECARIO C’E’ DA FIDARSI?
Di Pietro, Bersani, qualche giorno fa dal palco di Mirabello anche Fini. Tutti a dichiarare sacrosante le battaglie e le ragioni degli insegnanti precari. Tutti, anche chi ha votato a scatola chiusa i tagli di Tremonti e i «derivati» di Gelmini, solidali - finalmente - con chi digiuna, protesta, presidia. È bene, naturalmente. (...) Ma sarebbe anche meglio, in verità, se entrassero in campo anche altri, per esempio la Lega: sempre pronta ad attribuire agli insegnanti che vengono dal mezzogiorno le cause di una discontinuità di insegnamento che lede i diritti degli studenti, e però curiosamente muta rispetto al record di posti vacanti che c’è nella scuola secondaria delle aree settentrionali (il 23% contro il 19% della media nazionale). Migliaia di posti di lavoro che potrebbero essere ricoperti in modo stabile se le immissioni in ruolo di chi ha i giusti titoli, Tremonti regnante, non si dovessero fare con il contagocce. O se, almeno, gli incarichi potessero diventare da annuali a triennali, come propone pragmaticamente qualche sindacato. Sono più di 80.000 , solo nella scuola media e superiore, i posti vuoti, e però le immissioni in ruolo degli insegnanti quest’anno non saranno, alla fine, più di 10.000.
Ma c’è da fidarsi della politica? Sul precariato scolastico, sia a destra che a sinistra, bisogna dire che di lungimiranza se ne è vista quasi sempre molto poca. (...) Negli ultimi trent’anni, a prevalere è stata immancabilmente una logica di tutela delle «legittime aspettative» di chiunque metta un piede nella scuola. Anche con supplenze brevi e sporadiche, anche se nei lunghi anni di attesa del mitico primo incarico annuale si sono trovati altri percorsi di lavoro, anche se i titoli professionali sono e restano deboli o inesistenti. L’anzianità di attesa, insomma, invece che la costruzione delle competenze professionali (...). L’alimentazione incessante di un bacino sempre più vasto e confuso di precari invece che un ordinato e programmato ricambio generazionale. Una truffa, in primo luogo, per un numero enorme di persone , visto che per esaurire per via fisiologica gli oltre 240.000 attualmente iscritti alle graduatorie - età media 38 anni - occorrerebbero non meno di tre lustri. E, recentemente, anche una poderosa muraglia, in una scuola dove l’età media è di 52 anni, innalzata contro l’ingresso nella scuola dei giovani laureati. (...)
La verità è che non c’è il coraggio di avviare una gestione strategica del personale, basata sulla formazione e sulla valutazione delle competenze professionali necessarie a una scuola di qualità, e di fare finalmente scelte analoghe a quelle in vigore in gran parte dei paesi avanzati. Sganciando le supplenze dal reclutamento. Programmando le assunzioni con accesso a numero chiuso alla specializzazione universitaria. Attribuendo validità concorsuale ai percorsi formativi universitari e al tirocinio nelle scuole. Rinunciando a un centralismo inefficiente con l’attribuzione alle scuole della competenza del reclutamento da albi regionali di professionisti. Asciugando le graduatorie da tutti coloro che non hanno titoli validi e immettendo in ruolo sui posti vacanti quelli che invece li hanno. Bandendo, nella fase di transizione, concorsi aperti a tutti per coprire i posti dove le graduatorie provinciali sono a secco.
Impresa indubbiamente improbabile, per un ministro come Gelmini, evidentemente interessata a tutt’altro. (...)
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