Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 12/9/2010, pagina 80, 12 settembre 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
30 marzo 1966
Non capisco più niente
«Non capisco più niente» ripete più volte Oscar Lanzi, il pubblico ministero al processo della Zanzara. Si tratta del giornalino interno del liceo Parini di Milano, un istituto di lunga tradizione conservatrice, che tuttavia ha pubblicato un’inchiesta sulla posizione della donna riguardo al matrimonio e al sesso. Nove ragazze, tutte minorenni, rispondono ai quesiti suscitando un putiferio. Insorge il gruppo cattolico di Gioventù Studentesca e via via la questione diventa di rilevanza nazionale. I tre giovanissimi responsabili (due ragazzi e una loro compagna) vengono invitati in questura e richiesti di sottoporsi a una visita medica in base a una legge fascista del 1933 atta ad accertare la loro capacità di intendere e volere. La ragazza coinvolta si rifiuta. L’incriminazione è però seria: i tre avrebbero violato diversi articoli del codice penale relativi alla pubblica morale. Ma il vero punto in questione riguarda i «rapporti prematrimoniali». Se cioè, come sostengono le minorenni intervistate, le donne abbiano diritto di fare esperienze sessuali prima del matrimonio. Il processo è un evento politico di prima grandezza. Quattrocento giornalisti si contendono i posti in aula mentre fuori si formano lunghe code dove si discute accanitamente su quella che è percepita come una svolta epocale nella morale pubblica.
«Non capisco più niente» ripete il pubblico ministero nel suo atto d’accusa, ma in realtà ha capito benissimo. Il mondo cui egli appartiene è quello dei cavoli e delle cicogne, dove il sesso non emerge mai esplicitamente, dove l’eufemismo, la mezza verità, l’allusione appena velata hanno accompagnato alla maturità generazioni di italiani. Certe cose s’imparano dai compagni e dalle compagne di scuola, non vengono trattate apertamente come avviene nel Congo o nei Paesi nordici. E la giovane sposa arriverà all’altare illibata. Contro queste perorazioni di patetica veemenza, i grandi avvocati della difesa hanno buon gioco. Dall’Ora, Pisapia, Delitala smontano punto per punto le argomentazioni dell’accusa, portano testimonianze inconfutabili di come ormai il sesso venga trattato seriamente a livello didattico perfino nelle scuole cristiane, confutano le citazioni e i discutibili precedenti chiamati in causa e chiedono per i loro assistiti la piena assoluzione. E così appunto avviene in Camera di Consiglio. I tre scandalosi ragazzini se ne tornano a casa in trionfo e si può pensare che abbiano partecipato entusiasticamente a quello che due anni dopo si chiamerà il Sessantotto. Una grande vittoria progressista, senza dubbio, un segnale decisivo che l’Italia è cambiata. Se in bene o in male ancora oggi non si capisce.