S.Saia, Novella 2000, n. 37, 16/09/2010, pp. 74-75, 16 settembre 2010
I brutti voti dei teledivi. Federica Panicucci: «Ero terrorizzata dalla matematica. Presi 3. Però i ricordi più belli sono legati scolastiche, dove ne facevamo di ogni: a volte organizzavamo delle fughe dai professori per andare a farci i fatti nostri in libertà»
I brutti voti dei teledivi. Federica Panicucci: «Ero terrorizzata dalla matematica. Presi 3. Però i ricordi più belli sono legati scolastiche, dove ne facevamo di ogni: a volte organizzavamo delle fughe dai professori per andare a farci i fatti nostri in libertà». *** Eva Grimaldi: «Non sopportavo la scuola. In particolare la matematica: ho preso anche zero. Sapete, andavo a scuola dalle suore... I miei genitori non mi potevano seguire perché lavoravano dalla mattina alla sera, non controllavano i compiti e io ne approfittavo. Però poi alla fine i risultati erano pessimi. Ho fatto la terza media e dopo un anno di scuola per segretaria d’azienda mi bocciarono. In quinta elementare, all’esame orale, mi chiesero in che anno era nato Giuseppe Mazzini, mi sono agitata e... sono svenuta». *** Lamberto Sposini: «Non c’erano materie in cui andavo male. Ero molto bravo. Certo, brutti voti ne ho presi in cinque anni di liceo: ho preso anche 7 in condotta, magari per vivacità. La scuola era molto rigida e qualche volta mi è capitato di... esagerare». *** Martina Colombari: «Io detestavo la storia. Ma il voto più brutto è stato un 7 in condotta: metà della nostra classe, durante una gita scolastica, aveva fatto la gara a chi sputava più lontano e partecipavo pure io. Così al termine del trimestre ci siamo beccati tutti il votaccio in pagella». *** Sergio Muñiz: «Odiavo la matematica. Il voto più brutto è stato zero, ma non salivo molto da lì. E n andavo quasi mai in gita scolastica perché ero sempre in punizione. Sono stato un pessimo studente, non ero motivato e non ero bravo né in condotta né nelle materie. Rimpiango di non avere studiato. Però quello che non ho fatto da piccolo l’ho fatto da grande: non si può rimanere ignorante tutta la vita». *** Nicoletta Romanoff: «Ero piuttosto secchiona. Ma la materia in cui andavo meno bene era matematica. E quando non ero preparata imploravo i miei genitori di non mandarmi a scuola: non sopportavo l’insufficienza. Ogni tanto sogno che devo fare la maturità e non ho tempo di studiare perché ho i bambini: in effetti, il primo figlio l’ho avuto a 19 anni, quindi non ho avuto tempo di digerire gli esami fatti solo un anno prima». *** Anna Falchi: «Non andavo bene in matematica. Ancora oggi faccio a botte con le tabelline. Le insufficienze prendevo lì ed era un dramma perché mi abbassava la media: ero secchiona. Mi piaceva andare a scuola, ero molto precisa, ma durante ricreazione mi scatenavo e veniva fuori il mio lato maschile, facevo anche a botte, ero prepotente... Quasi una doppia personalità». *** Irene Pivetti: «Odiavo il disegno tecnico. E forse una volta presi una lieve insufficienza. Ricordo perfettamente il mio primo giorno di scuola: avevo il grembiule bianco con il fiocco rosso a pallini bianchi mentre i maschi lo avevano blu. E ricordo una scala altissima... Ci sono ritornata anni dopo e ho visto che saranno stati sì e no sette gradini». *** Massimo Giletti: «Non brillavo in greco: ho preso anche 3 in una versione. Una volta feci uscire tutti gli alunni della seconda e della terza liceo, in orario di scuola, per ricordare la morte di Giulio Cesare. Volevo legare i fatti antichi che studiavamo all’attualità e siccome era da poco morto Aldo Moro, la mia era una provocazione. Mi beccai una nota dal preside del liceo D’Azeglio».