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 2010  agosto 17 Martedì calendario

LE NUOVE FRONTIERE DEL ROMANZO AMERICANO


NEW YORK - Harold Bloom non ha mai nascosto le sue profonde riserve nei confronti della nuova generazione di scrittori americani, da David Foster Wallace - morto suicida il 12 settembre di due anni fa - all’ autore delle Correzioni, Jonathan Franzen. «Per quanto mi riguarda - dichiara il critico letterario al "Corriere" - i grandi romanzieri americani viventi che contano davvero sono Thomas Pynchon, Philip Roth, Cormac McCarthy e Don DeLillo. Dopo di loro, non ho letto nulla che sia allo stesso livello». Bloom non ha voglia di aggiungere altro sull’ articolo di copertina di «Time», che la scorsa settimana ha incoronato Franzen re della letteratura (primo scrittore vivente a guadagnarsi la cover dopo Stephen King nel 2000), definendo il suo ultimo libro, Freedom, «un romanzo in stile ottocentesco alla Dickens e Tolstoj». Ma il suo giudizio pesa come un macigno nel dibattito sullo stato di salute del romanzo, scatenato da «Time» su entrambe le sponde dell’ Atlantico. Nel suo articolo, sei fitte pagine, il giornalista e scrittore Lev Grossman sembra voler confutare la provocatoria tesi avanzata dall’ autorevole critico letterario Lee Siegel in un articolo apparso alla fine di giugno sul «New York Observer» e intitolato «Che fine hanno fatto tutti i Norman Mailer?». «Il romanzo è un genere in estinzione, da museo» scriveva Siegel, secondo cui «l’ età d’ oro della fiction americana - il decennio del secondo dopoguerra dominato da Bellow, Roth, Cheever e Updike - è ormai morta e sepolta». Il romanziere oggi non sarebbe altro che un teorico, che invece di scrivere nuovi capolavori passa il tempo a curare e catalogare le opere del passato. Il putiferio scatenato da questa tesi, e la relativa risposta di «Time», non riguardano solo Freedom - un’ epopea multi-generazionale di quasi 600 pagine in uscita a fine mese per Farrar, Straus & Giroux che Einaudi proporrà in Italia nel febbraio del 2011 - dove Franzen torna a esaminare nella vena delle Correzioni i contrasti nascosti all’ interno di una ricca e infelice famiglia del Midwest, i Berglund. Da New York a Londra, il dibattito che agita i circoli letterari è ben più profondo. «In gioco è il ruolo stesso della letteratura e dello scrittore nella cultura contemporanea - teorizza William Skidelsky sul britannico "Guardian" - in un mondo profondamente mutato dalla rivoluzione digitale di iPad e eBook, dove la letteratura di qualità è inesorabilmente in crisi». In questo scenario Franzen (che proprio oggi compie 51 anni), è considerato da molti come il salvatore. Una sorta di Mosè della fiction contemporanea che condurrà il suo gregge smarrito fuori dal guado di una morte tanto annunciata. Ci riuscirà da solo, grazie al suo già mitico stile, che secondo Grossman «ricorda più un romanzo del XIX secolo che del XXI»? Sfidando la moda americana più recente, lui ha l’ ambizione di raccontare non un microcosmo, ma il cosmo. Il generale invece del particolare. In altre parole: ha realizzato un grande affresco, non una miniatura. In barba alle classifiche letterarie dominate da maghi, vampiri ed esorcisti, Franzen osa raccontare l’ America vera, alternando infedeltà, ipocrisie e imbarazzanti segreti dei Berglund a temi come l’ ambientalismo, l’ ideologia neocon, e la ricostruzione dell’ Iraq. «La sua grandezza è proprio mostrare come il privato sia anche politico - teorizza il suo editore Jonathan Galassi -. Freedom è un capolavoro che passerà alla storia del romanzo. Pur essendo ottocentesco non contiene nulla di retrogrado o anticontemporaneo: Franzen usa tutti i tasti di un grande strumento rinnovandolo e rilanciandolo trionfalmente». Anche Tess Gallagher, vedova di Raymond Carver, è convinta che le esequie del romanzo siano premature. «Nonostante le distrazioni della Tv e i film on-demand, il romanzo tradizionale sta tornando alla grande - dice al telefono -. Opere innovative come I curse the river of time di Per Petterson possono ispirare una nuova generazione di giovani scrittori, aiutando il romanzo proprio come Carver fece a suo tempo col racconto». Anche per David Leavitt, il romanzo americano «gode di ottima salute. Non vedo però un trend specifico - spiega al "Corriere" l’ autore di Ballo di famiglia, oggi docente di Letteratura Americana alla University of Florida -. Accanto al genere ottocentesco, negli ultimi due anni c’ è stato un boom di ottimi romanzi sperimentali; tra tutti The interrogative mood di Padgett Powell, e Atmospheric disturbances di Rivka Galchen. Un filone interessante è quello dei romanzi americani ambientati all’ estero». Ma se i critici che hanno visionato in anteprima Freedom - uno tra i romanzi meno letti (non è ancora uscito) e più chiacchierati - concordano nel definirlo un capolavoro («mozzafiato come un thriller» ha esultato «Time»), non mancano gli scettici. «Anche se Franzen rilancia il ruolo sociale del romanzo, nella migliore tradizione del realismo letterario - afferma Gerald Howard, editor, tra gli altri, di David Foster Wallace, DeLillo e Palahniuk - non sono certo che Freedom segni l’ epilogo del modernismo e del postmodernismo, inaugurando un nuovo capitolo nella fiction». Howard è convinto che «il tipo di contemplazione e solitudine necessarie per scrivere il grande romanzo siano impossibili nel mondo d’ oggi, super veloce e saturo di stimoli. Proprio per questo ritengo che il romanzo non potrà mai più tornare al XIX secolo. La fine di un’ era è alle porte perché i giovani di talento oggi gravitano verso il cinema, la musica, l’ arte e i videogame». E se il nuovo trend fosse proprio un tentativo di tornare al passato come risposta alla saturazione tecnologica? Se lo chiede l’ autrice di Gente del Wyoming, Annie Proulx, che dal suo ranch elogia il «ritorno della fiction con la maiuscola. Un fenomeno globale, non solo americano», spiega citando oltre a Franzen anche Wolf Hall di Hilary Mantel e Solar di Ian McEwan. «Oso ipotizzare che questa letteratura sempre più ricca e complessa sia la risposta inconscia degli scrittori agli eBook e all’ incessante blaterare sulla fine delle librerie, la morte dei romanzi, la scomparsa dei lettori pensanti e la fiumana incessante di gialli spazzatura».