Marco Liera, Plus24 11/9/2010, 11 settembre 2010
IL DIPENDENTE PUBBLICO E L’ETERNO NODO PREVIDENZA
Sono un lettore di Plus24 un po’ ... preoccupato. Ho 48 anni di età e 19 di contribuzione nel settore pubblico (17 autonomie locali e 2 enti pubblici non economici). Il mio stipendio mensile è di circa 1.500,00 euro. Ho atteso la più volte annunciata istituzione di fondi di categoria per la pensione complementare, ma, mi pare, se non erro, non vi sia fondo pensione per la categoria alla quale appartengo. Finora, anziché aderire a un fondo aperto, ho programmato un risparmio di 200 euro mensili mediante due PAC di 100 euro ciascuno in un fondo azionario internazionale e din un fondo flessibile. I PAC sono iniziati nel 2006 e termineranno nel 2016 (anche se possono essere sospesi o interrotti prima); i risultati, ad oggi, sono ... inguardabili. Ho tuttavia preferito il PAC ad un fondo pensione aperto, perché, in caso di necessità, potrei disinvestire a differenza di quanto sia possibile fare in un fondo pensione. Inoltre, in caso di decesso, il capitale accumulato tornerebbe alla mia famiglia (l’opzione per la reversibilità in caso di un fondo pensione rende lo stesso più costoso, spiegava Plus24). È questa una strada che possa garantirmi una possibile integrazione alla pensione, eventualmente continuando il PAC dopo il 2016, poiché a quella data non sarò certo in pensione? In caso negativo cosa potrei fare, tenuto conto che la mia vita lavorativa sarà ancora di ... diciamo 20 anni?
Lettera firmata - (Cortemaggiore)
• Il pubblico impiego è l’eterno "buco nero" della previdenza integrativa. In base alla Relazione Covip presentata il 15 giugno scorso, solo i dipendenti del settore della scuola dispongono di un fondo pensione (Espero). Poi ci sono due fondi preesistenti destinati al personale delle università e la possibilità di iscriversi ai fondi territoriali aperti alle adesioni dei dipendenti pubblici locali (Laborfonds e Fopadiva). Ci sono poi due fondi del pubblico impiego che hanno sottoscritto l’atto costitutivo: si tratta di Sirio (per i dipendenti dei ministeri e degli enti pubblici non economici, della presidenza del consiglio, dell’Enac e del Cnel) e Perseo (per i dipendenti delle regioni, delle autonomie locali e del Servizio Sanitario Nazionale).
A fine 2009 solamente 139.000 dipendenti pubblici (su un totale di 3,4 milioni) risultavano iscritti ai fondi pensione negoziali. In attesa di novità (nell’apposita pagina web sul sito dell’Inpdap l’ultimo documento pubblicato è datato 1° aprile 2008), per lei e per gli altri dipendenti pubblici interessati è sempre possibile aderire a un fondo pensione aperto o un Pip. Ovviamente, solo con il contributo a suo carico, e sfruttando la deducibilità fiscale fino a 5.164 euro all’anno. Passati due anni dall’iscrizione, potrà sempre trasferire la posizione maturata presso il suo fondo negoziale, se nel frattempo avrà aperto le adesioni.
Un piano di accumulazione in strumenti finanziari come il Pac che lei ha scelto è sempre possibile ai fini previdenziali, ma non gode di alcun beneficio fiscale. Per lei pare che sia prioritaria la disponibilità del capitale accumulato in qualsiasi momento. Il che può andare bene, a condizione che calcoli bene i vantaggi ai quali anno dopo anno rinuncia e ricordando che sotto certe condizioni può farsi anticipare il 75% della posizione maturata in un fondo pensione. Faccia attenzione poi al trattamento mortis causa: in caso di decesso del lavoratore, tutta la posizione del fondo pensione passa agli eredi (quindi alla sua famiglia) o ad altri beneficiari designati. Se invece il decesso avviene dopo il pensionamento, tenga conto che fino a metà della posizione potrà in ogni caso essere già stata incassata al suo ingresso in quiescenza. Solo l’altra metà è obbligatoriamente fruibile sotto forma di rendita, anche reversibile. Ovviamente l’opzione di reversibilità riduce la rendita del fondo pensione, a parità di altre condizioni.