St. E., Plus24 11/9/2010, 11 settembre 2010
LA PROCURA E IL DOSSIER SUI «MADOFF ALLA ROMANA» - A
lle 18 di lunedì scorso a Roma, lo studio dell’avvocato Giorgio Tamburrini in viale Liegi era gremito di persone che attendevano notizie sui loro soldi. Li avevano affidati a dei professionisti seri: promotori finanziari della
Banca popolare di Puglia e Basilicata .
O così credevano. Non era esattamente così.
Sino al 16 luglio del 2010 Bruna Giri, detta Brunella, promotrice della banca di Matera lo era stata davvero. Dopo la chiusura d’agosto la filiale romana di via Vitelleschi presso cui la Giri si appoggiava aveva ripreso la piena operatività. Ma di lei, in banca, nessuna traccia. E quel che è peggio nessuna traccia anche dei soldi dei clienti. All’avvocato Tamburrini che tutela un’altra promotrice vicina alla Giri, Caterina Di Leo, non è rimasto altro che allargare le braccia e confermare, ai risparmiatori convocati nel suo studio, l’apertura, da parte della Procura della Repubblica di Roma, di un’inchiesta per truffa e appropriazione indebita. A indagare è il Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma.
Ma il Nucleo, comandato dal colonnello Leandro Cuzzocrea, di solito svolge altri compiti istituzionali: innanzitutto combattere il riciclaggio e l’abusivismo finanziario. E forse il suo coinvolgimento è frutto di una delle segnalazioni giunte alla Consob nelle scorse settimane: quella di
Ubi fiduciaria
che allertava la vigilanza sul fatto che alcuni soggetti, legati alla Giri, collocavano, abusivamente, strumenti finanziari al pubblico per conto di Ubi.
Ma che cosa collocavano, dove e da quanto tempo? La testimonianza di un cliente raccolta da «Plus24» indica un rapporto di lunga data. Alcuni dei professionisti coinvolti (ancora non è chiaro se come vittime o come "carnefici") facevano parte di un gruppo di financial advisor approdati alla Bppb da Az Sim (ex Creberg Sim ed ex gruppo Azimut) da cui erano usciti nella primavera del 2008. Ma alcuni erano attivi da almeno un decennio ed è questo che fa temere un buco di entità rilevante, si dice, intorno ai 20 milioni. «Io stesso – spiega un risparmiatore coinvolto – ero cliente di uno dei promotori da anni e, sia pure con alcuni alti e bassi negli investimenti, non avevo mai avuto ragioni per lamentarmene. Ecco perché quando mi è stato proposto l’ultimo fatale investimento non ho avuto timori ne esitazioni ». Eppure un pronti contro termine che proponga rendimenti tra il 7 e il 10% al trimestre, di questi tempi, dovrebbe fare sorgere più di un dubbio. E infatti erano falsi, sospetta il Pm Stefano Rocco Fava che sta indagando, quei P/t collocati nei portafogli dei clienti, così come falsi erano i documenti forniti loro dai promotori (come quello riprodotto in pagina): fogli di carta intestata di una non meglio identificata Società di gestione di investimenti alternativi ,
privi di ulteriori riferimenti come iscrizioni ad albi o elenchi: Così come falsi sarebbero documenti analoghi come le attestazioni di ordini che documentavano inesistenti rapporti con il Mediocredito Lombardo di Brescia o con la società Solofid .
Interpellata da «Plus24» la Banca popolare di Puglia e Basilicata si chiama fuori. «I promotori, nell’agosto del 2010 non lavoravano già più con noi, e almeno in un caso, il rapporto con la banca non si era mai avviato».
Intanto alcuni risparmiatori danneggiati si sono rivolti alla Aduc, ( www.aduc.it )
associazione per i diritti degli utenti e consumatori che sta studiando azioni legali per tentare il recupero di parte del denaro.