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 2010  settembre 11 Sabato calendario

CESSIONI E MULTE I PUNTI D DISSIDIO

Deregulation che scardina i diritti sindacali di lavoratori, privilegiati quanto si vuole, ma pur sempre lavoratori dipendenti, come sono i calciatori, oppure indispensabile passaggio per modernizzare il mondo del calcio professionistico già alle prese con i dictat di bilancio del fair play finanziario?
Nell’"autunno caldo" della serie A, sfociato nello sciopero annunciato per il 25 e il 26 settembre, sembra essere questa la vera posta in gioco. Il braccio di ferro fra l’Aic (Associazione italiana calciatori) guidata da Sergio Campana e la nuova Lega dei team della massima divisione, affidata alle cure dell’ex direttore generale di Confindu-stria Maurizio Beretta, è scaturito dal mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale scaduto lo scorso 30 giugno. L’accordo siglato nel 2006 valeva anche per la serie B e la serie C e non è stato prorogato anche perché nel frattempo la Lega di serie A si è separata dalle Leghe minori per intraprendere un autonomo percorso di sviluppo. Percorso che contempla anzitutto un approccio più aziendalistico al sistema-calcio e passa anche da una ridefinizione del rapporto con i calciatori in una filosofia che vorrebbe inquadrarli sempre più come lavoratori "autonomi" (sull’esempio di quanto già avviene in Francia) e coinvolgerli nel rischio d’impresa. Cosa che evidentemente piace poco all’Aic secondo la quale gli attuali contratti sono già abbastanza "flessibili". Soprattutto quelli stipulati nell’ultimo calciomercato, stipulati all’insegna di nuove formule (come il prestito accompagnato a diritti/obblighi di acquisto), dell’abbattimento dei costi e del tetto ingaggi (salvo alcune eccezioni).
Ma quali sono i punti più con-troversi della trattativa? Sugli ingaggi flessibili,l’Aic ha già fatto qualche apertura. Il vecchio contratto collettivo concede la facoltà di prevedere una quota di ingaggio flessibile legata alle prestazioni del calciatore e/o della squadra pari al 50% dell’ingaggio fisso. Per la Lega di serie A, invece, dovrebbe essere ammessa una quota di flessibilità del compenso più ampia. In caso di retrocessione del club inoltre dovrebbe essere sancita una riduzione automatica degli emolumenti.
Per evitare cause di mobbing le società vorrebbero poi una precisa disciplina per gli atleti "fuori rosa" inclusa la facoltà di creare gruppi di allenamento separati.
I club vorrebbero adottare regolamenti interni e un automatismo delle multe in caso di violazioni agli obblighi di comportamento.
Le multe dovrebbero essere sganciate dagli attuali limiti (oggi non si può superare in genere il 30% degli stipendi). Verrebbero quindi aboliti i collegi arbitrali ai quali oggi i club si rivolgono per irrogare le sanzioni e i calciatori dovrebbero ricorrere al giudice del lavoro.
Le società vorrebbero infine evitare di subire rifiuti ingiustificati a trasferirsi da parte di calciatori in scadenza di contratto. Questi ultimi dovrebbero accettare trasferimenti ad un altro club a parità di ingaggio di condizioni professionali oppure si dovrebbe arrivare alla risoluzione consensuale dietro il pagamento del 50% del compenso spettante.