Fosca Bincher, Libero 10/09/10, 10 settembre 2010
SPRECHI, PRIVILEGI E PROVINCE, ECCO LA “DESTRA LIBERALE
Casini, casinò e soldi da buttare via a go-go. Ecco la la Destra moderna, all’europea, promessa e promossa da Gianfranco Fini nel suo discorso della corona sulla piazzetta di Mirabello. Eccola in Parlamento a lucidarsi il vestito nuovo sotto cui batte ancora un cuore antico. Trentacinque deputati a Montecitorio, dieci senatori a palazzo Madama sotto la sigla di Futuro e Libertà.
Il partito non c’è ancora, il programma da sottoporre agli elettori men che meno. Ma qualcosa si può capire spulciando le idee che allo strano manipolo sono frullate in questi due anni. Il Parlamento è pieno di proposte di legge a prima firma di deputati finiani, forse un pizzico polverose, ma assai utili per farsi un’idea sul manifesto politico del drappello. Fini, che a fatica ha letto in questi due anni le tre righe del regolamento della Camera che ricordano i suoi poteri (e infatti in tv si è portato il manuale perché se le era già dimenticate), probabilmente non le ha mai scorse. Ed è un bene per lui, altrimenti rischia il coccolone.
Il poveretto a Mirabello aveva indossato un sorriso sardonico e lanciato lì la frecciata agli ex amici del PdL: «e quella parte del programma sulla riduzione delle province, dove è finita? Ve ne siete dimenticati?». Accidenti, aveva ragione.I pidiellini se ne erano proprio dimenticati, nonostante qualche strigliata giunta dalle colonne di Libero che di quella riduzione aveva fatto una battaglia. Ma i finiani sono un’altra cosa, per diamine! Gente seria, moderna, esperta magari di raffinata finanza immobiliare, ma liberal, che vuole ridurre lo Stato all’osso, evitares prechi. Peccato che a nessuno di loro sia venuto mai in mente di tagliare una sola provincia. Al contrario. Appena messo piede a Montecitorio l’onorevole Giuseppe Angeli - ad esempio - ha presentato subito la sua bella propostad i legge (la n. 106) dal titolo “Istituzione della provincia di Lanciano-Vasto-Ortona”. Un classico da prima Repubblica, che sull’onorevole di Futuro e Libertà deve esercitare una sorta di ascendente magico. Tanto è che la proposta di legge subito dopo presentata si chiama “Istituzione della festa nazionale dell’amici -zia”. Nessuno ha spiegato al poveretto che la Dc non tornerà tanto in fretta...
NUOVE RAGIONI...
Se Angelucci vuole moltiplicare le province in Abruzzo, c’è chi la spara più grossa, ma così grossa che nessun altro prima aveva osato. A Enzo Raisi, il nuovo colonnello di Fini nel centro Italia, non basta una nuova provincia. Lui vuole addirittura una nuova Regione, la ventunesima. E pure astatuto speciale. Così il 14 maggio 2008 ha depositato una proposta di legge costituzionale per l’istituzione “della regione Romagna”. Una cosa modernissima. E infatti per rivendicare il nuovo carrozzone Raisi si rifà prima a Diocleziano e poi a Biondo Flavio «padre della geografia storica dell’età del XVsecolo che affermava che seguendo noi dunque l’usanza già anti data porremmo Romagna fra la Foglia e Scultenna, o Panario fiumie l’Appennino e ’l mar Adriano, la palude Padusa di qua il Po’...» e risparmiamo il resto. Raisi per altro è un altro gran nostalgico dei bei tempi che furono. Vuole riaprire le case chiuse che esistevano prima della legge Merlin (propostapresentata il 17 luglio 2008, n.1499) e tornare ai tempi di don Peppone. Lui in verità oggi gioca a fare il mangia preti, perché pensa che l’atteggiamento faccia conquistare punti alla corte di Fini. Ma zitto zitto ha depositato il 6 ottobre 2008 una proposta di legge per fare tornare festa civile il Corpus Domini, i Santi Pietro e Paolo, l’Ascensione, la Pentecoste e SanGiuseppe. Cose che nemmeno ilmigliore baciapile di palazzoavrebbe mai sostenuto, conoscendoi costi dell’operazione. Uomo d’altri tempi e che non bada a spese - specie se i soldi non sono suoi - Raisi si è occupato di presentare una bella proposta di legge per valorizzare la “sfoglia emiliano-romagnola”. Se Raisi vuole riaprire il vecchio casino, nel nuovo modernissimo partito dei finiani va di moda anchel’apertura dei casinò. Carmelo Briguglio si batte da quando è tornato in Parlamento per riaprire una casa da gioco nel comune diTaormina (proposta di legge n.1346). In Senato è la battaglia di Candido De Angelis, che ha presentato addirittura una legge quadro (ddl n.883)per aprire casinò a go-go in tutti i comuni italiani «avocazione turistica o termale».Vogliono moltiplicare i casini, i casinò, le province e le Regioni.
PIU’POLTRONE
Ma l’appetito legislativo dei finianimica si ferma qui. Maria Ida Germontani vuole moltiplicare le corti di Appello costruendone una in più nella regione dove è stata eletta, e precisamente a Parma. Il senatore Giuseppe Menardi, altro esponente di questa destra moderna ed europea, vuole invece moltiplicare gli strapuntini al Cnel, allargandone la composizionep er fare entrare anche rappresentanti delle associazioni dei padroni di casa, cui lui tiene in particolaremodo. FrancescoPontone, tesoriere dellavecchia Alleanza nazionalee rigido e fedele custodedei segreti dell’apparta -mento di Montecarlo,vuole invece moltiplicarele lotterie, istituendoneuna nazionale nella sua Napoli-Piedigrotta (ddl n.1141). Chissà magari così troverà con il biglietto vincente i fondi per rimpiazzare il mancato introito dopo la svendita dell’eredità Colleoni.
Sempre il vulcanico Briguglio vuole moltiplicare i fondi da distribuire a pioggia alle isole minori, naturalmente con un pensierino alla sua Sicilia. Perfino la giovanissima Giulia Cosenza ha recuperato l’antica arte dei contributi a pioggia per la «manutenzione e la salvaguardia dei limoneti dell’isola di Procida», che naturalmente è suo territorio elettorale. Silvano Moffa vuole moltiplicare gli enti inutili. Ecco uscire dal suo cilindro l’«Ente sociale italiano della navigazione» (pdl n. 2863 del 28ottobre 2009) di cui non vorremmomai restare senza. Donato LaMorte vuole moltiplicare gli aventi diritto alle pensioni di reversibilità (proposta del 26 maggio 2008)e almeno lì ci sarà serrato dibattito nel partito.
Fra tanto spendi e spandi consoldi pubblici c’è almeno un deputato - uno solo - della destra moderna ed europea tratteggiata da Fini che vorrebbe risparmiare. Si chiama Antonino Lo Presti, e nonostante il cognome lui non fasconti. Vuole tagliare proprio la pensione di reversibilità. Non a tutti: a chi per averla ha assassinato il pensionato che la stava percependo. Ecco, dice Lo Presti, già non è bello assassinare qualcuno per prendergli la pensione. Almeno vorrei che dopo lo Stato non gliela erogasse. Sembra un’ovvietà, ma c’è bisogno di dirlo: nessuna legge prevede questa pena del contrappasso. Meno male che Fini c’è.