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 2010  settembre 11 Sabato calendario

La bellezza secondo la scienza: fronte ampia e naso aquilino - Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace

La bellezza secondo la scienza: fronte ampia e naso aquilino - Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace. E ciò che piace oggi potrà non piace­re domani. Insomma, al netto del relativismo assoluto sinte­tizzato nella massima «i gusti sono gusti», l’idea di bellezza cambia con i tempi. E per la pri­ma volta anche la scienza si è impegnata a capire se non per­ché almeno come. Una ricerca, promossa dalla Società italiana di Ortodonzia, condotta da ricercatori di tre università del nostro Paese e presentata nei giorni scorsi a Salsomaggiore, ha scandaglia­to con strumentazione tecno­logicamente avanzata i volti delle sessanta concorrenti, se­lezionate da giurie più o meno popolari, al titolo di Miss Italia 2010 ed è giunta alla seguente conclusione: l’idea italiana di bellezza femminile di oggi ac­cetta che fra gli elementi del volto ci sia eterogeneità pur­ché fra essi ci sia anche armo­nia e proporzionalità; sia nel­l’immagine di profilo e in quella frontale ma soprattut­to in quella di tre quarti. Poi­ché ciascuno di noi si ricono­sce, si ama e si rifiuta sulla ba­se di come vede il proprio viso «inquadrato» in quella fatidi­ca modalità. In sintesi: se ne­gli anni Sessanta andava di moda il tipo svedese, con la mandibola arretrata,oggi do­m­ina l’osso mascellare promi­nente. Inoltre, al tramonto del primo decennio del XXI secolo, in Italia piacciono le fronti ampie, i nasi tendenti al convesso (cioè aquilini, ov­vero il contrario dei nasini al­l’insù) e i labbri superiori sporgenti. In effetti le conclusioni della ricerca, in quanto di concezio­ne ortodonzica, pullulano di termini da gergo chirurgopla­stico. Si va dalle mandibole normoruotate alla protusione delle labbra passando per i profili rettilinei e le distanze bi­pupillari... Comunque, la formula ma­tematica che nasconde la bel­lezza, espressa con parole più o meno comprensibili, l’han­no trovata i ricercatori che si sono studiati ben bene il calco tridimensionale dei volti delle sessanta finaliste ottenuto in 5 millesimi di secondo dopo che ciascun volto era stato foto­grafato da cinque fotocamere digitali collegate a un software d’avanguardia e trattato con un laser che ne aveva messo in evidenza 50 mila punti di rile­vazione. E la «media» dei ses­santa calchi è quella dell’osso mascellare prominente ecce­tera eccetera. Formule e proporzioni arit­metiche a parte, il convegno di Salsomaggiore, dove stasera inizia Miss Italia 2010, ha la­sciato spazio anche a riflessio­ni interessanti sul tema, l’evo­luzione della bellezza. Soprat­tutto perché centrato sulla sto­ria del concorso che è nato nel 1939 con il nome «Cinquemila lire per un sorriso» e che ha re­­gistrato i cambiamenti nei ca­noni estetici del fascino fem­minile che hanno dominato l’Italia moderna, mentre fra le concorrenti dove all’inizio c’erano soprattutto commes­se­e contadine aumentava a di­smisura il numero delle stu­dentesse. Dalle ragazze pro­sperose del Dopoguerra (con Sofia Loren che nel 1950 arrivò quarta perché era «una spilun­gona troppo magra») alle bel­lezze «globalizzate» degli anni Settanta, alle donne grissino dei decenni successivi. Nel mondo però le cose non andavano esattamente allo stesso modo. Le grandi dive so­no longilinee, con seno gran­de, vita stretta e gambe lun­ghe. Pensiamo a Rita Haywor­th, Ava Gardner, Grace Kelly e Sofia Loren. Ma le superdive come Gina Lollobrigida, Eliza­beth Taylor e Marylin Monroe sono piccole di statura, hanno seni un po’ più piccoli, vita stretta e fianchi larghi. Brigitte Bardot si colloca fra i due mo­delli, mentre conquista un suo spazio il tipo «Twiggy» di don­na sottile, senza seno come Au­drey Hepburn. Dagli anni Settanta tutto cambia, con le ragazze che so­no più alte e robuste, hanno spalle e vita larghe e gestualità un po’ androgina. E mentre si ipotizzava che quello sarebbe stato il modello di bellezza femminile «definitivo» - e anzi si azzardava l’ipotesi che si an­d­asse verso un modello andro­gino - la chirurgia estetica ha mostrato che le donne voleva­no seni abbondanti. E in anni più recenti sono arrivate al suc­cesso ragazze come Belen Ro­driguez, non troppo alte, fles­suose, con seno abbondante e vita stretta. E comunque, la storica del costume Michela De Giorgio ha ricordato, per esempio, che prima della bionda Lydia Bo­relli (diva del teatro e del cine­ma muto) la «corona della fem­minilità » era una folta chioma bruna. E il chirurgo estetico Marco Gasparotti ha saggia­mente sottolineato che «la bel­lezza è soggettiva e il fascino è oggettivo e non necessaria­mente è innato e si può impa­rare. Il fascino è movimento, la seduzione uno sguardo, un movimento del collo, una ma­no passata tra i capelli. Fasci­no è saper valorizzare anche i minimi difetti». E se lo dice un chirurgo estetico...