ROSELINA SALEMI, La Stampa 11/9/2010, pagina 23, 11 settembre 2010
Contro l’insonnia usa la testa - Non aspettatevi una pillola miracolosa, tanto non c’è, non imbottitevi di intrugli strani più o meno naturali
Contro l’insonnia usa la testa - Non aspettatevi una pillola miracolosa, tanto non c’è, non imbottitevi di intrugli strani più o meno naturali. Guarire dall’insonnia si può, ma ci vuole pazienza e fatica, bisogna essere disposti a guardarsi dentro, a fare esercizi, a tenere un diario, ad abbandonare le cattive abitudini». Parola di Gioacchino Mennuni, direttore del Centro del Sonno al Policlinico Gemelli di Roma, e autorità assoluta quando si tratta di capire perchè non riusciamo a dormire. «Un italiano su due passa una notte a occhi sbarrati. Un italiano su cinque ha seri problemi di sonno. Un italiano su sette soffre di insonnia cronica. Quattro milioni di italiani prendono farmaci per dormire, un milione lo fa abitualmente - spiega il professore - ed è un costo sociale altissimo: più visite, più test diagnostici, più ricoveri, più assistenza, più giornate di assenza dal lavoro». (Chi dorme male, non riesce ad alzarsi per andare in ufficio). Gli insonni reclamano soluzioni immediate. Il 64% di quelli che si rivolgono a un medico si lamentano parecchio, e il 40 ha un disturbo di secondo livello, cioè del tipo che condiziona la vita quotidiana, ma solo il 16,2 prende sul serio la questione. La maggioranza chiede un sonnifero, soluzione facile, e buonanotte in tutti i sensi. Questo popolo sofferente, spesso irritabile, leggerà avidamente il libro firmato a due mani da Gioacchino Mennuni e dal figlio Mauro, divulgatore scientifico. «Come vincere l’insonnia» (esce il 15 da Mondadori) è un manuale ricco di informazioni e persino divertente. Racconta i riti che precedono il momento di andare a letto (buoni), la tentazione della pennichella (cattiva), la perdita delle ore migliori davanti alla tivù, le liti tra marito e moglie, con lui che chiede a lei: «Dormi?». E la sveglia. «La società è nemica del sonno - sostiene Mennuni - con i suoi rumori, la musica, lo stress, gli stimoli che spingono a vivere di più, a rubare alla notte ore preziose. Infatti, il nuovo popolo degli insonni, in costante aumento, è formato soprattutto da giovani. E’ il cosiddetto jet lag sociale». Gli adolescenti tendono a tirare tardi, ma poi crescono e si trovano l’ora giusta. Alle donne succede a 19 anni e mezzo, agli uomini 21. E se resta l’abitudine di addormentarsi alle quattro del mattino per poi svegliarsi a mezzogiorno? Non va bene. Si chiama «sindrome da fase di sonno ritardata», ne soffrono il 7-16% degli adolescenti e giovani adulti e rappresenta il 10% delle insonnie. Per loro c’è, oltre al decalogo del sonno, un programma molto vario. C’è il ricondizionamento degli stimoli ambientali (la camera da letto) e temporali (gli orari), che serve a ristabilire un rapporto corretto sonno-spazio-tempo. C’è l’esposizione alla luce bianca intensa, che riduce la tendenza ai risvegli, c’è la «restrizione di sonno» (stabilita la sua necessità, per esempio cinque ore, il signor X andrà a dormire non prima delle due: il riposo sarà migliore), ci sono le tecniche di rilassamento (due mesi, una seduta a settimana), come la respirazione profonda, la visualizzazione, il biofeedback e il training autogeno. C’è la terapia cognitiva, che ha lo scopo di sciogliere il groviglio di pensieri negativi focalizzati sul sonno. E c’è un ingrediente fondamentaleper ogni cura: la motivazione. «Per vincere l’insonnia bisogna mettersi in gioco, investire tempo, più che denaro - assicura Mennuni - e soprattutto, non dire mai, rassegnati: dormo poco, sono fatto così!». Sogni d’oro...