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 2010  settembre 11 Sabato calendario

La moglie del tecnico delle guerre elettroniche non si arrende - Vent’anni di silenzi, ma anche vent’anni di appelli, minacce, presunti depistaggi

La moglie del tecnico delle guerre elettroniche non si arrende - Vent’anni di silenzi, ma anche vent’anni di appelli, minacce, presunti depistaggi. Vent’anni fa scompariva nel nulla Davide Cervia, tecnico delle guerre elettroniche nato e cresciuto a Sanremo, entrato nella Marina Militare e poi «arruolato» nell’industria degli armamenti. Era la sera del 12 settembre del 1990 quando il custode di una villa vicino allo stabilimento dove Cervia lavorava vide una macchina avvicinarlo e tre persone afferrarlo, mettergli qualcosa sulla bocca e portarselo via. Anni di indagini hanno portato a una conclusione amara per la moglie Marisa e i due figli. Davide Cervia venne sicuramente rapito ma gli autori di quel gesto sono e restano ignoti. A capire che ci doveva essere stato qualcosa di oscuro era stato anche il Vaticano. Papa Giovanni Paolo II all’Angelus del 6 dicembre 1992 chiedeva che Davide potesse ritornare in seno alla famiglia affidando a «Maria Santissima la moglie e, in modo speciale, i due bambini, perché possano riavere presto a casa il loro papà». Un intervento per zittire chi aveva parlato, infangando l’onore della famiglia, di una «fuga d’amore». La procura ascoltò anche alcuni colleghi di Davide che confermarono l’ipotesi di un rapimento. Il motivo? All’epoca la Guerra del Golfo di Bush padre era in pieno svolgimento. Il primo disse che Cervia era in grado di far funzionare da solo l’intero sistema missilistico di una base Nato e che le armi italiane vendute all’Iraq non possono funzionare senza un super esperto del suo calibro. L’altro racconta di essere stato avvicinato da uno straniero, poco prima della scomparsa del collega, che gli avrebbe chiesto di andare a lavorare nel suo Paese. Indizi eloquenti. Ma la chiave del mistero non si trova. Cervia era stato il capo-corso, nel ‘79, alla base di Taranto dove l’avevano addestrato. Un suo collega disse: «Noi sistemisti siamo stati invitati a compiere “gite turistiche” con le navi, che avevano lo scopo di magnificare e vendere i nostri armamenti ai paesi stranieri. Non immaginavamo per niente il giro di soldi che era dietro al traffico d’armi. La palazzina dove studiavamo aveva le porte blindate. Eravamo tenuti sotto controllo dai servizi». Cose che Davide aveva sempre tenuto per se. L’unica a non mollare è Marisa Gentile, la moglie del tecnico scomparso. Tempesta i ministeri e la procura di istanze, ottiene diverse interrogazioni parlamentari e chiama in causa «Chi l’ha visto?». Ieri, intanto, nuovo colpo di scena. L’avvocato Nino Marazzita, ultimo legale a essersi occupato del caso-Cervia: «Questo è uno dei pochi casi per i quali sono stato costretto a denunciare di aver subito minacce. Qualche anno fa dovevo presenziare a una trasmissione televisiva sul caso Cervia e dalla Rai mi telefonarono per comunicarmi che tutto era stato posticipato di una settimana. Pochi minuti dopo quel contatto telefonico, però, fu la stessa Rai a ricevere una telefonata nella quale una “voce anonima” disse che il giorno della trasmissione io sarei stato ucciso». E non se ne fece più nulla. Solo il silenzio. Un silenzio che pesa.