Enrico Marro, Corriere della Sera 11/9/2010; Paolo Griseri, la Repubblica stesso giorno, 11 settembre 2010
GRISERI
TORINO - Quattro cardini per la deroga al contratto dei metalmeccanici. Lunedì prossimo Fim, Uilm e Fismic, firmatari dell´accordo separato del 2009, si riuniranno con Federmeccanica per discutere le modifiche da inserire nel testo. Nel frattempo anche Confindustria sembra aver scelto la strada dei tribunali nella guerra con la Fiom e gli industriali di Chieti (città natale di Marchionne) hanno annunciato che intendono denunciare la stessa Fiom se manterrà lo sciopero previsto per oggi alla Sevel di Atessa (gruppo Fiat). Lo sciopero, dicono gli imprenditori, «è pretestuoso».
Quello in discussione lunedì con Federmeccanica non sarà un nuovo contratto per l´auto, come si ipotizzava nelle scorse settimane, ma un protocollo aggiuntivo al contratto dei metalmeccanici attualmente in vigore. Per la precisione al contratto separato firmato senza la Fiom lo scorso anno e non al contratto del 2008 che Federmeccanica ha detto di voler disdettare a partire dal primo gennaio 2012. Uno dei nodi da sciogliere sarà proprio la data di validità delle deroghe: prudenza consiglierebbe di farle partire dal gennaio 2012 per evitare una valanga di ricorsi legali promossi dalla Fiom.
Le indiscrezioni della vigilia parlano di quattro punti su cui introdurre modifiche. Il primo è quello degli straordinari. Oggi non è possibile per un´azienda effettuare più di 40 ore annue di straordinario senza contrattare con i sindacati. Con la deroga invece il tetto delle 40 ore salterebbe consentendo alle aziende di decidere lo straordinario fino al limite delle 200 ore previsto dalla legge. Il secondo punto in discussione è quello del diritto di sciopero. Nessuno ufficialmente propone di limitarlo ma circola l´ipotesi di applicare anche all´auto la clausola che oggi vale solo in siderurgia dove è stata accettata da Fiom, Fim e Uilm: i sindacati si impegnerebbero a evitare che lo sciopero possa bloccare la produzione. E´ chiaro che in siderurgia la norma è stata introdotta perché spegnere un altoforno provoca danni incalcolabili. Diverso è bloccare la linea di produzione della Panda che può riprendere in pochi minuti.
E´ confermato che le deroghe accoglierebbero la norma sulla malattia già contenuta nel protocollo di Pomigliano (e contestata dalla Fiom): l´azienda non pagherebbe la malattia quando il tasso di assenteismo superi una certa soglia. L´ultimo punto è quello sulla riduzione dei salari: in caso di crisi, com´è già stato accettato da tutti i sindacati nel settore della ceramica, salterebbe quella parte di busta paga che deriva dagli accordi aziendali.
Se su queste deroghe Federmeccanica troverà l´accordo di Fim, Uilm e Fismic il nuovo contratto potrebbe regolare l´attività a Pomigliano quando partirà la produzione della Panda. Se invece l´accordo non verrà a breve, la Fiat potrebbe far partire la newco facendo firmare ai lavoratori un testo in cui accettano le nuove norme. E´ slittato invece al 22 settembre l´annuncio del ministero dello Sviluppo sui progetti per Termini Imerese: «Chiudere gli stabilimenti - ha commentato il commissario europeo Antonio Tajani - può essere inevitabile per mantenere la competitività».
MARRO
ROMA — Salto di qualità nello scontro tra la Fiat e la Fiom-Cgil. Il sindacato guidato da Maurizio Landini proclama uno sciopero e l’azienda minaccia di chiedere i danni. Il tutto avviene alla Sevel di Atessa, stabilimento in provincia di Chieti con circa 5.200 dipendenti dove la Fiat, in joint-venture con i francesi della Peugeot-Citroën, produce furgoni leggeri. L’azienda ha chiesto mercoledì scorso ai sindacati di lavorare 4 sabati di straordinario di seguito, a partire da oggi. Per tutta risposta la Fiom ha proclamato uno sciopero proprio per oggi, per l’intera giornata. Nel comunicato del sindacato tre i motivi della protesta: la recente decisione di Federmeccanica di recedere dal contratto nazionale del 2008, l’ultimo firmato dalla Fiom; la mancata regolarizzazione di 1.500 lavoratori precari; la non corresponsione del conguaglio sul premio di risultato annuale. Per tutta risposta l’azienda, attraverso la Confindustria di Chieti, ha inviato una lettera alla Fiom dove — riferisce l’Ansa — preannuncia l’intenzione, «qualora lo sciopero non venga revocato», di «agire nei vostri confronti per ottenere l’accertamento dell’illegittimità del vostro operato e la condanna dei responsabili al risarcimento danni» derivante dal fermo della produzione. Secondo la Sevel e la Confindustria di Chieti — per inciso città dove è nato l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne — lo sciopero sarebbe illegittimo perché proclamato sulla base di motivazioni «con tutta evidenza pretestuose e comunque tali da dimostrare che non si è in presenza di un corretto esercizio dei diritti sindacali». Per la Sevel lo sciopero configura un «inadempimento di quanto previsto dalla contrattazione collettiva» che consente all’azienda di disporre di un certo numero di sabati lavorativi per rispondere alle richieste del mercato. La Fiom di Chieti ha a sua volta replicato con una lettera alla Confindustria e alla Sevel: «Non si comprende ove risieda l’illegittimità dello sciopero proclamato, le ragioni delle vostre pretese e il fondamento giuridico delle richieste risarcitorie. Posto che il diritto di sciopero è costituzionalmente riconosciuto, le motivazioni addotte da questa organizzazione sindacale a suo fondamento traggono origine da problematiche contrattuali, retributive e occupazionali». La Fiom si riserva essa quindi azioni «risarcitorie» degli eventuali danni. Azienda e Fiom si erano già scontrate l’altro ieri quando la Sevel aveva impedito l’ingresso a due dei tre licenziati di Melfi che la Fiom voleva portare in assemblea. «Forse hanno sbagliato indirizzo — dice la Fiom di Chieti —. La lettera dovevano mandarla a Pomigliano: lì gli altri hanno fatto un accordo con la Fiat che dice che il sabato non si può scioperare, ma nel resto d’Italia non è così».