Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 10/9/2010, 10 settembre 2010
LE LAMPADINE SI SPENGONO
La lampadina a incandescenza e la General Electric. Non c’è forse un binomio più emblematico dello spirito innovativo dell’America. Entrambe figlie di Thomas Edison, il più creativo inventore americano, responsabile dello sviluppo della lampadina moderna e fondatore della Edison General Electric, antesignana della Ge.
Parliamo di una delle invenzioni che ha cambiato la storia e della più moderna delle storiche corporation americane, quella che ha meglio saputo reinventarsi.
Ebbene, il prossimo 30 settembre costituirà per entrambe la fine di un’epoca. In quella data, a poco più di 100 chilometri da Washington, in una cittadina della Virginia chiamata Winche-ster, chiuderà i battenti l’ultima grande fabbrica di lampadine a incandescenza della General Electric in America.
La rilevanza di quell’evento non è solo storico-sentimentale. O politico-sociale, visto il coinvolgimento di duecento lavoratori che perderanno il posto proprio in un momento in cui il problema dell’occupazione è al centro del dibattito elettorale. Ciò che succederà a Winchester è emblematico anche di quanto è difficile invertire un trend che negli ultimi tre decenni ha portato il settore manufatturiero Usa a perdere il 40% dei posti di lavoro, dai 19,5 milioni del 1979 agli 11,6 di quest’anno.
Il 16 agosto scorso, parlando agli operai di una fabbrica di batterie di ultima generazione, il presidente Barack Obama ha sottolineato il fatto che, puntando sulle nuove tecnologie, la sua politica energetica produrrà simultaneamente una riduzione dei consumi e delle emissioni di CO2 e un aumento di posti di lavoro. «Le nuove tecnologie e le nuove industrie voglio vederle nascere e svilupparsi qui in America. È per questo che mi sto battendo» ha dichiarato Obama. Azzardando una stima: 800mila nuovi posti di lavoro entro il 2012.
Che non vada però a ripetere quelle parole e quei numeri ai lavoratori di Winchester. Perchè per loro l’arrivo delle nuove tecnologie significherà l’esatto opposto: la perdita del posto. Molti di loro se la prendono con i politici. La chiusura della fabbrica è infatti stata accelerata da una legge approvata dal Congresso nel 2007 che a partire dal 2012 ha vietato la commercializzazione di lampadine incandescenti del genere tradizionale. «Washington ci ha fregati» ha commentato Dwayne Madigan. Al quale ha fatto eco il collega Robert Pifer: «Hanno passato una legge per forzare la gente a comprare cose che non vogliono comprare».
In seconda battuta, i lavoratori se la prendono con la Ge. Che non smetterà di produrre lampadine. Anche perché è stato proprio un suo ingegnere, tale Ed Hammer, a inventare quelle di nuova generazione, fluorescenti a spirale. E Ge le sta già producendo. Ma in Cina. Perché la produzione della spirale di vetro richiede molta più manodopera di quanta non sia necessaria per le lampadine tradizionali a bulbo.
Il Washington Post ha scritto che la società elettrica aveva studiato la possibilità di convertire le linee di produzione di Winchester concludendo però che pur con un investimento di 40 milioni di dollari sarebbero comunque costate almeno il 50% in più di quelle cinesi.
«Un tempo da queste parti c’erano fabbriche ovunque. E non c’era alcun problema a trovare lavoro.
Ma oggi non è più così. È molto più difficile» ha fatto notare Matt Madigan, che per quasi due decenni è stato impiegato da Ge assieme ai fratelli Wayne e Dwayne. È soprattutto difficile trovare un posto che paghi 30 dollari all’ora come Ge.
L’ironia è che a dare speranza a operai come loro è un cinese, Ellis Yan. Con un piede negli Stati Uniti e uno in Cina, Yan opera nel settore delle lampadine fluorescenti sin dagli anni ’90. E oggi produce oltre la metà delle lampadine di quel genere vendute negli Stati Uniti (che a poco più di un anno dal giorno in cui sarà vietata la vendita di quelle tradizionali rappresentano un quarto del totale).
Adesso Yan sta considerando la possibilità di investire e aprire una fabbrica in America. E sta cercando sovvenzioni pubbliche per farlo. «Produrre negli Usa aumenterebbe il costo delle lampadine solo del 10%- ha spiegato- distributori e commercianti ritengono però che ci sia sufficiente domanda per prodotti Made in Usa da rendere economica anche la produzione domestica.
Io ho anticipato che potrebbero costare 40 o 50 centesimi in più, ma loro sostengono che la gente è disposta a pagare il sovrapprezzo ».
Lampadine Made in Usa, ma di proprietà cinese. I lavoratori di Winchester ci metterebbero la firma.