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 2010  settembre 10 Venerdì calendario

FRECCE TRICOLORI, E’ QUI LA FESTA. 50 CANDELINE E NUOVI SUPER JET —

Compleanno straordinario per le «Frecce Tricolori». Mezzo secolo è trascorso dalla loro nascita e nel cielo friulano di Rivolto (Udine), domani e domenica una grande festa internazionale segnerà lo scoccare dei cinque decenni. A dare spettacolo ci saranno le più importanti pattuglie acrobatiche del mondo, dai Red Arrows della Royal Air Force britannica a la Patrouille de France Acrobatique, dalla Patrulla Aguila dell’ Ejército del Aire Español alla Patrouille Suisse. Difficile vederle tutte insieme, ma l’occasione è un confronto ambito per i «cavalieri del cielo»; i nostri al comando del tenente colonnello Marco Lant, nato 39 anni fa al di là della rete dell’aeroporto e cresciuto sotto il rombo dei jet che sorvolavano la sua casa. Dopo cinquanta stagioni nelle nuvole di tanti continenti, fra scie colorate di applausi e ricordi, come sarà il futuro della PAN, la Pattuglia Acrobatica Nazionale? «Intanto da tempo guardiamo alle soluzioni possibili per sostituire l’attuale caccia in uso e, in primis, consideriamo il nuovo jet AleniaAermac-chi M-346. Dall’anno prossimo entrerà nei reparti come addestratore avanzato e allora inizieremo un lavoro di valutazione necessario proprio nella prospettiva del cambiamento». Giuseppe Bernardis, capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare parla delle Frecce e delle sue macchine con un filo di emozione legato ai ricordi. Fino al 1986, per quasi dieci anni, è stato lui stesso, foulard bianco e blu al collo (foto piccola), comandante della celebre Pattuglia. Lui l’ha portata per la prima volta in America.
«Che bella immagine ho nella mente — racconta — quando sulla pista di Oshkhos dove si tiene la manifestazione aerea più grande degli Usa, chiacchieravo con Chouck Yeagar, l’uomo che superò il muro del suono, seduto sull’ala del mio 339». E proprio Bernardis è stato il protagonista nel lontano 1982 dell’ingresso a Rivolto, al posto del Fiat G-91, del velivolo MB-339 ora incamminato verso il tramonto. «Anzi — continua — pensavano che il cambio dovesse molto prima, ma grazie alla sua robustezza e agli aggiornamenti introdotti è rimasto bene all’altezza del compito». Nemmeno i jet, però, hanno vita eterna e dopo trent’anni bisogna guardare al domani.
Il futuro potenziale successore è una macchina più sofisticata sviluppata a partire dagli anni Novanta. Governato da quattro computer, ha due posti e due reattori che lo portano, quando occorre, anche a velocità supersonica. La sua concezione soddisfa la preparazione dei piloti che devono volare sui super-caccia di oggi e, finora, l’Aeronautica ne ha acquistati 15 esemplari.
«Il significato dell’esistenza della Pattuglia — sottolinea — trascende l’Aeronautica Militare ed è legato all’immagine del Paese e della sua ingegnosità industriale. Difficile pensare ad esibizioni straniere con aeroplani non italiani. Oggi i nostri jet blu e i nostri piloti costituiscono un matrimonio perfetto. Non a caso riceviamo richieste da tutte le nazioni del mondo che purtroppo non possiamo esaudire perché non abbiamo risorse sufficienti».
Gli inglesi hanno proposto di tagliare l’attività delle loro Red Arrow per ridurre le spese. «Ma noi abbiamo sempre contenuto i costi — precisa il comandante — ridotti all’1,2 per cento del bilancio della forza armata. Un’incidenza molto bassa ma sufficiente per mantenere i programmi. Comunque i piloti dovrebbero volare lo stesso anche senza l’acrobazia».
Dall’anno prossimo c’e un’altra novità: pure le donne-pilota entrate un decennio fa in Aeronautica (questo è il requisito di base) potranno concorrere per un posto nelle Frecce. Tra l’altro, il nuovo M-346 dispone già di un seggiolino e di un’ergonomia interna studiati per loro. «La presenza e le esibizioni delle Frecce — conclude il generale Bernardis — si integrano bene con gli altri impegni dell’Aeronautica nelle missioni militari in nazioni straniere e in quelle umanitarie. Insieme sono una bandiera che rappresenta il valore del nostro Paese».
Un valore riconosciuto a cominciare dai giovani: ogni anno sono cinquemila le domande presentate all’Accademia di Pozzuoli. Purtroppo i fortunati sono al massimo cinquanta.
Giovanni Caprara