Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 10/09/2010, 10 settembre 2010
SCAJOLA: VENDO LA CASA E FACCIO BENEFICENZA —
Nelle ultime settimane Claudio Scajola si è fatto rivedere a Roma.
Ma onorevole, ha deciso di tornare all’ombra del Colosseo? «No. No». Silvio Berlusconi, nell’incontro che avete avuto giovedì scorso, non le ha affidato la guida della macchina elettorale, come molti hanno pensato?
«Tutte chiacchiere. Mi ha fatto piacere di essere stato accolto con calore. Felice di aver visto Berlusconi. Ma è troppo presto. Ogni volta che vengo non vedo l’ora di tornare a casa».
Naturalmente non si riferisce a quella di via del Fagutale.
«No, dico quella in riviera. Con la mia famiglia. Da quella di Roma sono uscito il giorno della conferenza stampa e non ci rientrerò più». L’ha venduta? «Non ancora. Ho dato mandato di venderla».
Al prezzo che ha versato lei o a quello complessivo: con i 900mila euro pagati da Angelo Zampolini per conto del faccendiere della cricca Diego Anemone?
« Mi riprendo il mio prezzo e la differenza rispetto a quello che avevo versato so già a quali organizzazioni di beneficenza darla. Come ho già detto nella famosa conferenza stampa».
Quella in cui disse che i soldi in nero erano stati versati da Zampolini a sua insaputa?
«Lo so che ho fatto la figura del... deficiente, ma era la pura verità. E intanto l’avviso di garanzia, che secondo i giornali mi doveva arrivare da un momento all’altro per riciclaggio, non mi è mai arrivato».
A dirla tutta, le indagini non sono ancora concluse.
«Certo, ma nonostante i titoli scrivano sempre che la mia posizione si aggrava, non sono mai stato convocato. E ora sembra che Zampolini abbia detto che io non ne sapevo nulla».
Ma allora come mai mercoledì si è fatto rivedere a Roma?
«Mi sembrava doveroso stare vicino a Silvio Berlusconi in questo momento». Un momento pre elettorale? «Un momento difficile. Lui è un uomo comunque dispiaciuto dai toni della polemica e da quello che è successo. Lui è un uomo d’affari. Non è un uomo di chiacchiere. Ha dedicato una parte della sua vita alla missione Italia con l’illusione di fare del nostro Paese un giardino come quelli delle sue ville e invece ora si sente schiacciato a doversi occupare solo di polemiche».
Bossi vorrebbe che si occupasse di elezioni.
«Quando le cose sono confuse ognuno fa prevalere i propri interessi».
E gli interessi del Pdl, nel caso Bossi dia seguito alle minacce di sfiduciare il governo per ottenere le elezioni quali sono? Avete parlato di obiettivi e strategie per i prossimi mesi? «Non me ne sono occupato. Anche perché credo che sia il caso di occuparci dei problemi della gente. Delle imprese in difficoltà, per esempio».
Ci vorrebbe un ministro dello Sviluppo economico, ma la sua poltrona è ancora vuota, dopo 128 giorni. Ne avete parlato? «No. No. Io ormai sono fuori». Il ministro Brunetta ieri ha detto che si «sente la sua mancanza (anche se Berlusconi è il migliore)».
«Mi ha fatto piacere. Come mi ha fatto piacere leggere che gli operai di Termini Imerese avevano uno striscione con su scritto: "Ridateci Scajola". E che quelli di Melfi hanno detto: "Quando c’era Scajola qualcuno ci guardava". Mi accontento di poco». Ma è sicuro che non torna? «Ci vuole tempo. Cerco di ritrovare il mio equilibrio. Io ho sentito la morte dentro. Ho preso un pugno fortissimo nello stomaco, non capendo da dove arrivava». E ora l’ha capito? « Qualche sospetto c’è. Sto qui che penso. Metto ordine nel mio archivio. Nelle carte. Leggo. Metto da parte». Prepara un libro? «No, no». Sarà mica un dossier? «Cerco di capire. Ma sono più sereno».
Virginia Piccolillo