FRANCESCA GIULIANI, la Repubblica 10/9/2010, 10 settembre 2010
NELLE BOTTEGHE DEGLI ARTIGIANI CHE COLORAVANO LA CITTÀ
Quando Roma era una città di pietra, a dominare erano i colori. Il verde, il rosso, il giallo. Sgargianti e preziosi. Di marmo. Una vera mania, una moda importata dall´Oriente, arrivata come bottino con le vittorie e le conquiste delle province, dal Sud. E poi giunta a rappresentare potenza e lusso, censo e gusto. Di imperatori, prima. Di intere dinastie papali, poi. Dietro tanto sfarzo, dietro la ricchezza multicolore di colossali palazzi c´è sempre stata la mano sapiente degli artigiani, i maestri marmisti di cui racconta "Marmorari magistri romani" di Dario Del Bufalo (Erma di Bretschneider).
Le botteghe erano nella zona di Tor di Nona: lungo l´asse di arrivo delle navi che trasportavano i marmi. Ed erano organizzate con distinzioni di mansioni precise: c´era chi tagliava e chi lavorava il marmo e chi lo lucidava con procedure segrete fino a farlo risplendere come il vetro e chi lo componeva in complessi decori. Il marmo e i suoi colori hanno arricchito dapprima magioni private, suscitando lo sdegno di scrittori come Plinio («Hoc est praecipua morum insania», come dire: che follia) che si scandalizzava di come tanta pietra venisse comprata e lavorata solo per esser messa "sotto i piedi". Più tardi anche Seneca scrivendo a Lucilio, deplora lo sfarzo e i marmi colorati che riempiono la città. Arrivano col tempo i decreti che regolano i commerci di pietre per decorare gli edifici, arrivano restrizioni alle compravendite e il marmo diventa "signum imperii".
Ma la marmo-mania non si arresta, la ricerca del bello nella vita terrena conquista anche il primo imperatore cristiano e poi i padri della chiesa che fanno decorare le loro basiliche a Roma e in tutto il Lazio e oltre. Basti pensare a San Paolo Fuori le Mura, al convento dei Santi Quattro Coronati, al lavoro degli artisti-Cosmati che hanno dato vita a Roma ad un unicum assoluto proprio nel mondo delle decorazioni marmoree capaci di riutilizzare all´infinito materiali, edifici, strutture, decorazioni.
La verità di Roma, a leggerla attraverso le pagine di questo libro, appare scritta nella pietra e nei suoi colori: il volume di Del Bufalo scheda alabastri cotognini e breccia verde d´Egitto, granito rosa di Assuan e porfido verde rmostrando anche i diversi strumenti - a percussione, di misurazione o di abrasione - indispensabili per creare capolavori di artigianato che, ancora oggi, sono parte della forza e dell´identità di Roma.